Il 14 gennaio 2013 presso l’aula magna del Liceo Classico di Castelvetrano si è svolto, d’intesa con la Fondazione Orestiadi, il convegno: “Dalle catastrofi naturali (il terremoto) alle catastrofi dell’uomo (Fukushima)”
Sono intervenuti, come relatori: Guido Giordano, Ricercatore di Vulcanologia all’Università di Roma Tre, Francesca Corrao, dell’Istituto di Filosofia Orientale di Napoli e Franco Mazzei, un orientalista esperto in relazioni internazionali, docente presso l’Università “l’Orientale” di Napoli.
Organizzatore il preside Francesco Fiordaliso; sono intervenuti anche il sindaco di Castelvetrano Felice Errante e Giuseppe Salluzzo per Legambiente.
I relatori hanno messo in evidenza che 200 milioni di persone ogni anno sono colpiti da disastri prodotti dalla natura: terremoti, maremoti, eruzioni vulcaniche, uragani, inondazioni. I danni sull’umanità sono incalcolabili; purtroppo parte di questi danni sono causati dalla negligenza dell’uomo: abitazioni insicure, danni arrecati alla natura. Con i provvedimenti presi per prevenire questi danni oggi si assiste ad un aumento dei disastri, per le mutazioni climatiche del pianeta, ma una diminuzione dei morti.
I relatori hanno fatto un ampio quadro sulle probabili cause dei terremoti e delle eruzioni vulcaniche e sui modi come ridurre, attraverso la prevenzione, le conseguenze disastrose sull’uomo. Si è parlato anche del nucleare, delle bombe atomiche lanciate su iroscima e Nakasaki e del disastro di Fukuschima Dai-ici, avvenuto in Giappone a causa del terremoto del 11 marzo 2011 e del conseguente maremoto che ha distrutto tutta la costa interessata.
In modo particolare si è ricordato il terremoto del Belìce, che ci riguarda più da vicino, anche perché il 14 gennaio è la ricorrenza del 45° anniversario del triste avvenimento.
E’ giusto ricordare che il sisma del Belìce, di magnitudo 6,4, avvenuto nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968 danneggiò Menfi, Partanna, Camporeale, Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Sambuca di Sicilia, Sciacca, Santa Ninfa, Salemi, Vita, Calatafimi, Santa Margherita di Belìce, e distrusse Gibellina, Poggioreale, Salaparuta e Montevago.
Le vittime furono 370, un migliaio i feriti e circa 70 000 i senzatetto.
In Italia è stato uno dei primi terremoti tristemente celebri per l’impreparazione logistica. Forse perché la Sicilia non è stata mai considerata nel suo giusto valore, il sisma venne sottovalutato e molti quotidiani citarono nella cronaca di pochi feriti e di qualche casa lesionata. Ventiquattro ore dopo il violento sisma molti collegamenti con i paesi colpiti erano ancora impossibili. Ciò rese ancora più confusa l’opera dei soccorritori già poco coordinati e gli interventi furono del tutto frammentati.
Il terremoto mise drammaticamente a nudo l’impreparazione dello Stato di fronte ad una catastrofe del genere e si conobbe lo stato di arretratezza in cui si viveva in quelle zone. Le popolazioni di quei paesi erano composte in gran parte da vecchi, donne e bambini, poiché i giovani e gli uomini erano già da tempo emigrati in cerca di lavoro. Le abitazioni erano fatiscenti costruite ancora in tufo, o in pietra e fango, che crollarono senza scampo.
Si è parlato anche del nucleare, delle bombe atomiche lanciate su Hiroshima e Nagasaki nell’agosto 1945, con 200.000 morti e del disastro avvenuto sulla centrale nucleare di Fukuschima Dai-ici. a seguito del terremoto avvenuto l’11 marzo 2011 e del conseguente maremoto.
AUTORE. Vito Marino