Due imprenditori al servizio di Matteo Messina Denaro. Attraverso di loro la mafia avrebbe controllato una sfilza di appalti pubblici. A cominciare da quelli per la ristrutturazione del Porto di Trapani necessari per ospitare la Vuitton Cup, la prestigiosa regata velica che fece tappa in Sicilia nel 2005. E quelli per la riapertura della funivia per Erice.
Sotto sequestro sono finiti società e beni per un valore di trenta milioni di euro di proprietà dei trapanesi Francesco e Vincenzo Morici, padre e figlio. Il provvedimento del Tribunale si basa sulla ricostruzione di poliziotti e finanzieri, coordinati dalla Divisione anticrimine della Questura di Trapani e riguarda anche una serie di imprese con sede a Roma, Milano, Gorizia e Pordenone.
I Morici negli anni avrebbero risposto prima alle direttive del capomafia Vincenzo Virga e, dopo l’arresto di quest’ultimo nel 2001, del reggente Francesco Pace, anche lui finito in manette. Il regista delle operazioni è sempre stato Matteo Messina Denaro. Per muoversi nel mondo degli appalti i Morici avrebbero costituito un cartello di società e “comprato” la compiacenza di alcuni funzionari pubblici. Avrebbero anche goduto, così sostengono gli investigatori, dell’appoggio di alcuni politici. Tra questi viene tirato in ballo il senatore ed ex sottosegretario all’Interno, Antonino D’Alì, già imputato a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa.
Sotto sequestro sono finite le società romane “Coling spa” ed “Eumede consulenze ed ingegneria srl”, la “Trapani Infrastrutture Portuali Soc. Consortile a r.l”, e le quote a loro volta detenute nelle società “Litoranea Nord”, “La Funivia”, “Sperone”, “Torre Ascensori”, “Port Service”, “Traghetti delle Isole”, “Touring Service & Consulting”. Tutte insieme, e a vario titolo, avrebbero fatto parte del sistema che avrebbe garantito il controllo degli appalti pubblici agli uomini di Cosa nostra. Un sistema smascherato anche dalle dichiarazioni di chi vi ha preso parte. A raccontare come venivano controllate le gare sono stati gli imprenditori Antonino Birrittella, Tommaso Coppola e Antonino Spezia. A cui si sono aggiunti gli ex funzionari della Provincia di Trapani, Giovan Battista Grillo e Vito Giacalone.
E così è venuto fuori che Cosa nostra ha messo le mani sui lavori eseguiti nel Porto di Trapani fra il 2001 e il 2005. Non sarebbe sfuggito al controllo mafioso neppure la ristrutturazione necessaria affinché il porto ospitasse la Luis Vuitton, preregata della America’s Cup, la cui organizzazione era stata affidata al dipartimento della Protezione Civile. In particolare, i Morici si sono aggiudicati il completamento dei moli foranei e dei lavori di realizzazione delle banchine a ponente dello sporgente Ronciglio. Dalle intercettazioni verrebbe fuori l’esistenza di un accordo con il boss Pace, esponenti politici e imprenditori che avrebbe consentito ai Morici di vincere la gara.
Non sono gli unici lavori pubblici finiti nel mirino dell’organizzazione mafiosa grazie ad un meccanismo tanto semplice quanto efficace: i funzionari pubblici, dietro pagamento di somme di denaro, piazzavano nelle commissioni di gara dei personaggi vicini ai boss che venivano informati su tutte le procedure. E così le offerte dei Morici sarebbero diventate imbattibili. E non sempre i lavori sarebbero stati eseguiti a regola d’arte. È il caso della frode nell’appalto di “Riqualificazione della Litoranea Nord di Trapani”.
articolo di Riccardo Lo Verso
per LiveSicilia.it