Quando Dario Mangiaracina de La Rappresentante di lista dal palco urla al microfono “La mafia è una montagna di merda”, la platea grida e scandisce quella frase che vale tutto. Sono arrivati in 10 mila ieri pomeriggio al Parco archeologico di Selinunte per la seconda edizione di “A nome loro”, l’iniziativa per le vittime di mafia pensata da Sade Mangiaracina. Nove ore di musica no stop ai piedi del tempio E, intervallate da letture degli attori Paolo Briguglia, Donatella Finocchiaro, Dajana Roncione, Luigi Lo Cascio, Fabrizio Ferracane e dalle testimonianze del giornalista Lirio Abbate (che vive sotto scorta) e di familiari di alcune vittime di mafia: Rosamaria Vento (il papà fu ucciso per sbaglio nel 1984 a Castelvetrano), Salvatore ed Emilia Catalano (fratello e nipote di Agostino, ucciso nella strage di via D’Amelio), Giovanni Montinaro (figlio di Antonio Montinaro, morto nella strada di Capaci) e Giuseppe Cimarosa (cugino del boss Matteo Messina Denaro che ha rinnegato). A testimoniare il loro impegno sui territori sono anche saliti i rappresentanti di ‘Addio pizzo’, ‘Libera’, ‘Casa memoria’.

Il tempio E illuminato ha fatto da sfondo al palco sul quale si sono esibiti band emergenti ma anche big della canzone italiana: Arisa, Malika Ayane, Raiz, Mario Lavezzi, Daniele Silvestri, Silvia Mezzanotte, Simona Molinari, Paolo Fresu e poi i Modena City Ramblers. Una lunga giornata di musica e voci, presentata da Stefania Renda, Francesca Barra e Gino Castaldo, trasmessa in diretta sul sito dell’ANSA e su Radio 2, media partners dell’evento. Durante il pomeriggio Giuseppe Anastasi e Carlotta Scarlatto del CET di Mogol hanno assegnato due borse di studio a giovani musicisti emergenti.

Molte le testimonianze di chi ci è stato. Come Federica venuta apposta da Bologna: «Ho fatto 1500 chilometri in auto ma ne è valso ogni chilometro. Viva la Sicilia, ho visto persone di ogni età dire no alla mafia». «A Selinunte, ogni anno, per tutti gli anni a venire, per non perdere la memoria di chi merita di essere ricordato da tutti gli italiani: A nome loro», ha scritto sui social Antonio Colaci, ripostando una foto che riprende la marea di persone sotto il palco.

«Non ho parole per descrivere l’emozione enorme e la gioia nel vedere da sopra il palco 10.000 persone che all’unisono respiravano e cantavano “A nome loro” – ha detto Sade Mangiaracina – una seconda che non ha avuto un attimo di defaillance. Gli artisti, i familiari delle vittime di mafia, i presentatori, i tecnici e noi organizzatori eravamo avvolti dall’abbraccio della gente. Adesso iniziamo a pensare e a lavorare all’edizione 2025». Il gran finale è stato affidato ai Modena City Ramblers con ‘I cento passi’: sul palco è salito anche l’attore palermitano Luigi Lo Cascio che nel film di Marco Tullio Giordana interpreta Peppino Impastato.

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