«Pronto? Buonasera, no non disturba, oggi è il mio giorno di riposo…». A rispondere dall’altra parte del telefono è Amedeo Gisone, 44 anni, originario di Castelvetrano ma da anni oramai trapiantato a Firenze. È venerdì sera e Amedeo s’è concesso un giorno con la sua famiglia sulle colline attorno alla città dell’arte, prima di tornare, nel week-end, alla routine del suo lavoro: restaurant manager del “Sophia Loren restaurant” a Firenze.

La storia di Amedeo Gisone combina insieme emigrazione e successo, di chi ha lasciato la propria terra per coronare i propri sogni. «Quella mia fu una vera e propria fuga da Castelvetrano – racconta – e a 20 anni, dopo aver completato gli studi al Liceo Classico, andai a Milano». La città del business, una sfida con sé stesso per mettersi in cammino nella vita da adulto. «Ricordo che il primo impiego fu in un Caf, mi ci indirizzò mio padre che allora era nel settore», dice Amedeo. Ma lo stare seduto dietro una scrivania capì subito che non faceva per lui.

Le serate in discoteca come pr, quei primi passi in un mondo tutto nuovo da conoscere quale quello della ristorazione, l’intraprendenza di chi non si arrende davanti alle difficoltà. Da Milano a Firenze, da una città all’altra. Il primo approccio lavorativo nella città dell’arte è come direttore in una libreria universitaria: «Ma di sera continuavo a fare il pr, addentrandomi nel mondo dei bartender, grazie anche a Mizio Bianchi», racconta Amedeo. Il salto nella ristorazione nel 2008: «Con due amici prendemmo in gestione un piccolo ristorante nel centro di Firenze e fu in quel momento che capii che la ristorazione era la strada che dovevo percorrere».

Aveva ragione Amedeo Gisone, perché il suo cammino è stato un crescendo di successi: dapprima l’esperienza di restaurant manager da “Florencetown” poi quella nello startup “Briscola” (1 locale a Firenze e 5 a Milano) e dal 2020 l’incarico, anche qui, di restaurant manager, da “Sophia Loren restaurant”. Oggi Amedeo coordina 55 dipendenti per l’unico ristorante (a due passi da piazza della Repubblica) che porta il nome della famosa attrice italiana: 200 posti a sedere dove gustare piatti della tradizione partenopea. L’idea è venuta a Luciano Cimmino, presidente di “Pianoforte Holding” che controlla i marchi della moda Yamamay e Carpisa, amico della Loren. «Qui prendiamo per la gola non solo i turisti stranieri ma anche gli italiani»racconta il giovane castelvetranese, affiancato da una brigata di tutto rispetto: Gennarino Esposito (2 stelle Michelin) che cura il menù e Francesco Martucci de “I Masanielli”, pluripremiato come miglior pizzaiolo al mondo. In questo mese il “Sophia Loren restaurant” doppierà, aprendo un secondo ristorante stavolta a Milano-Cordusio ma si pensa già a Dubai, Londra, Stati Uniti.

«Io? Mi definisco una persona molto alla mano, come lo sono tantissimi siciliani», racconta Amedeo che nel frattempo s’è sposato con un’americana e ha due figli. «A casa nostra si parla inglese – dice – e il mio sogno rimane quello di trasferirmi negli Stati Uniti». Lontano ancora di più dalla Sicilia. «Tornare nella mia terra? Io ci penso sempre ma cosa verrei a fare? La Trinacria rimane sempre nel mio cuore, lì ho gli affetti più cari, gli amici e c’è il mare di Triscina e Selinunte, quello che manca qui a Firenze…». Si fa una risata Amedeo per smorzare la commozione dei ricordi di chi è andato via dalla propria terra con un biglietto di sola andata, sognando anche l’America…

Dario Chan, Gennarino Esposito, Carmine Di Donna, Francesco Martucci.

Amedeo Gisone.

Amedeo Gisone con Gennarino Esposito

Amedeo Gisone con Francesco Martucci

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