La preoccupazione comune è quella che pale eoliche e pannelli fotovoltaici possano trasformare il paesaggio ma anche l’assetto economico del territorio. Perché il proliferare di impianti di energie alternative (almeno per quanto riguarda l’agrifotovoltaico) mette a rischio colture e futuro per gli agricoltori. Di questo si è parlato ieri al consiglio comunale aperto a Castelvetrano, convocato dal presidente Mimmo Celia e allargato al territorio. Erano presenti sindaci ma anche deputati regionali. Nel dibattito è stata ribadita la piena consapevolezza dell’urgenza di una transizione energetica per contrastare il riscaldamento globale e i suoi devastanti effetti, quali la desertificazione e l’aumento di fenomeni estremi. Da qui le energie rinnovabili individuate come strada percorribile ma, allo stesso tempo, emerge la necessità di trovare “equilibrio” con la tradizione agricola del territorio. «Perché il rischio – ha detto Marco Campagna del PD – è quello che il territorio del Belìce ha investito ingenti risorse in questi settori e ora la loro integrità potrebbe essere sacrificata».
La Sicilia è diventata terra appetibile per le società che hanno investito in energia alternativa. Durante la riunione è stata evidenziata la situazione nell’Isola dove le richieste di connessione alla rete elettrica nazionale per impianti rinnovabili hanno superato di ben quattro volte gli obiettivi regionali fissati per legge, con le province di Trapani e Agrigento che fanno la parte del leone. Dal fronte dei sindaci già da mesi, su iniziativa del primo cittadino di Montevago Margherita La Rocca, che è anche deputato regionale di maggioranza, è iniziata una battaglia di difesa dei territori dall’invasione delle pale eoliche. I sindaci hanno chiesto la sospensione delle procedure autorizzative per nuovi impianti, la revoca di quelle relative a cantieri non ancora avviati e, soprattutto, l’individuazione da parte della Regione, tramite un apposito piano, delle aree non idonee alla realizzazione di impianti fotovoltaici ed eolici.