Alla Carovana Antimafie organizzata dall’associazione Libera, del 2 dicembre 2008, a Castelvetrano, hanno partecipato le scuole, i rifugiati politici nigeriani con le loro difficili esperienze, vari artisti del canto, della poesia e della bomboletta, con apprezzabili esibizioni e tanti cittadini comuni.
Certo, nella roccaforte di Matteo Messina Denaro, ancora detentore di un ampio consenso nel territorio, non ci si poteva aspettare una grande affluenza popolare. Ma qualcosa in più rispetto alla precedente carovana si è vista e certamente, anche se non si è registrata la stessa positiva risposta di Castellammare, per altro passata in sordina nelle pagine dei quotidiani, almeno non si è registrato lo stesso flop di Trapani.
Dopo il corteo, dal palco del teatro Selinus, i giornalisti hanno parlato di mafia.
Toni Mira di Avvenire ha ammesso senza mezzi termini: “A Roma, Castelvetrano è principalmente associata ad un solo nome: Matteo Messina Denaro” mentre Rino Giacalone de “La Sicilia”, dopo aver parlato dell’attentato dei giorni scorsi, in cui è stata data alle fiamme la casa al mare del capogruppo del Pd di Castelvetrano, Pasquale Calamia, ha annunciato in anteprima assoluta la notizia apparsa sui giornali il giorno dopo: “Filippo Guttadauro, mediatore tra il boss castelvetranese e i boss di Palermo, è stato condannato anche in appello”. “A Matteo Messina Denaro – ha aggiunto Rino Giacalone – possiamo già dare questa notizia”.
Ma più che le presenze, a spiazzare sono state invece certe assenze.
Dopo l’attentato, in sala non c’era il consigliere Pasquale Calamia, non c’era il Partito Democratico,
così come non c’erano consiglieri di altri partiti o componenti dell’amministrazione comunale. Non c’erano giornalisti locali e non c’era neanche il sindaco ma il suo vice che, pur trattando condivisibili argomenti sulla discriminazione razziale, la solidarietà e l’integrazione, non ha parlato di pizzo, di intimidazioni o di mafia. E quando ha terminato il suo intervento, le telecamere della TV locale sono sparite.
Insomma, il comune sembrava presente solo sulla carta. Come mai?
Qualcuno dice che il comune di Castelvetrano sia per natura poco incline a partecipare alle manifestazioni, ma a smentirlo c’è una manifestazione organizzata proprio dal sindaco, durante la scorsa estate, a favore di un fantomatico “diritto all’ombreggiatura” dei cittadini.
In quell’occasione, dirigenti e dipendenti, erano stati tutti raggiunti da un invito scritto del sindaco a recarsi in spiaggia e piantare un ombrellone, per solidarizzare con alcuni albergatori denunciati alla Procura della Repubblica da parte della Provincia per aver posto illegalmente, sulla spiaggia della riserva del Belice, ombrelloni e sdraio in pianta stabile.
Evidentemente la manifestazione antimafia non ha sortito lo stesso interesse.
Tra gli assenti illustri, tante associazioni impegnate nel sociale, che forse non hanno riconosciuto la mafia come, appunto, un problema sociale.
Da notare che mentre era in corso il corteo, sulle frequenze della locale Radio Liberty andava in onda un programma dal nome promettente “Adesso Giovani” dove, tra interviste ad assessori e promozioni di progetti comunali, il giovane conduttore non ha nemmeno lontanamente accennato alla carovana antimafie in corso, che pure distava un paio di chilometri dalla sede della radio.
Chissà se scriveranno qualcosa sul loro giornale Empedocle Giovani, diretto dal portavoce del presidente della Provincia .
Insomma, sono assenze che fanno male e che forse dimostrano quanto la mafia sia ancora radicata nel territorio e quanto consenso ancora riscuota, non solo tra i cittadini comuni.
Che giustificazione si può dare infatti ad una manifestazione antimafia snobbata dai politici?
In una città normale, un consigliere comunale oggetto di intimidazione mafiosa, sarebbe stato sicuramente presente e tutta la politica locale, insieme a lui e alla cittadinanza, avrebbe espresso quella solidarietà bipartisan, segnale forte di una vera antimafia, che va al di là delle appartenenze partitiche.
Invece niente, tutti assenti. Ingiustificati.
L’unico assente più che giustificato è stato invece Pino Maniaci, il direttore di Tele Jato di Partinico, più volte raggiunto da attentati intimidatori e sotto tutela dopo l’aggressione da parte del figlio del boss Vito Vitale, che ha tentato di strangolarlo.
Pino Maniaci aveva promesso di essere presente sul palco del teatro Selinus, ma i carabinieri gli hanno sconsigliato di recarsi nella città di Castelvetrano che, come Corleone, è per lui considerata a rischio. GUARDA IL VIDEO
Un segnale però c’è stato lo stesso: la gente onesta era più numerosa rispetto all’ultima volta, confortata dalla presenza di Margherita Asta, a cui la violenza di cosa nostra sottrasse la madre e i fratelli minori, nella strage di Pizzolungo.
Egidio Morici
www.500firme.it