Donna di diciottu, ed omu di vintottu si diceva, per intendere come un matrimonio immerso nella tradizione sicula, doveva ben iniziare. Alla fine dell’800, erano spesso le madri che si accordavano sul matrimonio e decidevano il marito o la moglie per i loro figli sulla base della convenienza sociale ed economica. La sposa doveva invece possedere virtù che ne facessero una buona moglie, operosa, onesta, con dote proporzionata.
Il giorno del matrimonio in Sicilia non è una festa bensì un evento e, come tutti gli eventi, è collettivo. In Sicilia sposarsi coinvolge tutti dai parenti agli amici.
Il ricevimento di nozze in Sicilia è un tradizionale banchetto di epoca greco-romana, che vede la presenza di cibo in tutti i modi preparato, dagli antipasti alle torte, ma la tradizione è ben salda in molto altro che comprende l’organizzazione di tutto ciò che rappresenta un matrimonio, usanza adesso quasi scomparsa ad esempio era rifare il letto agli sposi, l’abitazione infatti veniva invasa la sera prima di amici e conoscenti che prendevano parte alla vestizione del letto della prima notte, questo doveva immancabilmente essere fatto da donne nubili.
Nei giorni precedenti invece veniva esposto il “corredo” da esibire al vicinato e parentato, oggi il corredo, non viene messo più in vista per i curiosi, ma è prevista una giornata in cui gli invitati decidono di consegnare il regalo agli sposi che prontamente viene esposto a casa della sposa insieme a tutti gli altri ricevuti, un dono personale o una busta.
Ennesima tradizione siciliana riguarda le fedi nuziali: scelte spesso dagli gli amici più cari , denominati “compari d’anello”.
Una tipica tradizione del sud Italia vuole che la sposa indossi il velo la cui lunghezza sia commisurata agli anni di fidanzamento: ad ogni anno corrisponde un metro; tanto più lungo è il velo, tanti più saranno gli anni che la giovane avrà atteso prima di compiere il grande passo.
Ma tante altri sono gli usi legati a questo meraviglioso evento, dal riso lanciato che augura prosperità, agli oggetti che il giorno delle nozze deve indossare la sposa: una cosa blu, una prestata, una regalata, una nuova e una vecchia.
C’era invece chi decideva di rinunciare a tanto festeggiare e prontamente ricorreva alla “fuitina” un esempio di matrimonio per rapimento dove però si presume generalmente che rapitore e rapita siano complici per sfuggire all’opposizione della famiglia di lei all’unione in matrimonio, oppure nel caso in cui le famiglie di origine non avessero i mezzi necessari per affrontare le spese.
Essa consiste nella fuga dei futuri sposi per avere rapporti sessuali come tra marito e moglie: essendo in questo modo la donna “compromessa”, la sua famiglia “dovrà” accettare il matrimonio come “riparatore”.
Ad oggi il matrimonio in Sicilia, soprattutto nei piccoli centri, viene celebrato, per la maggior parte dei casi, in chiesa, ed è seguito da un lungo ricevimento a cui partecipano parenti ed amici. Ogni luogo ha le sue tradizioni e molto oggi scomparse, ma rimane il ricordo di chi ha vissuto anni in cui tutto oggi sembrava utopia.
AUTORE. Patrizia Vivona