Continua il nostro viaggio all’interno della cultura siciliana, all’interno della nostra anima un po’ greca ma anche fenicia, profondamente araba quanto normanna e spagnola, un anima intesa come essenza di quella sicilianità che è un concentrato delle culture di quei popoli che hanno avuto l’onore di passare da questa isola che è rimasta tale solo da uno stretto punto di vista geografico.

Un‘anima dalle mille sfaccettature, fatte di cultura e tradizioni, di millenarie contraddizioni, di luce accecante come il sole che d’estate spacca le terre aride ma anche di profondi ed oscuri abissi che spesso mettono a disagio questo nostro essere appartenenti ad una delle isole più famose del pianeta.
Un essere deliziosamente e complicatamente siciliani che si traduce in una infinità di pagine dove schiere di autori hanno cercato di spiegare tramite la loro penna e il loro genio questo nostro profondo animo in continuo divenire.

Nel 1957 moriva colpito da carcinoma polmonare Giuseppe Tomasi di Lampedusa uno tra i grandi esponenti della cultura siciliana, notoriamente conosciuto come l’autore del Gattopardo opera compiuta appena un anno prima della sua dipartita e subito opera di riferimento di registi e uomini di cultura tra questi Andrea Vitello che in questi giorni pubblica con Sellerio una biografia del grande scrittore rivista e corretta rispetto alla precedente. Nato a Palma di Montechiaro (luogo ove si svolgono gran parte delle scene gattopardiane) nel 1927 e laureatosi in medicina nel 1951 con una tesi in neuropsichiatria , si è sempre occupato di letteratura, storia e psicologia, quello che trattiamo è il suo quinto libro sul Gattopardo.

Nel 1987 questa biografia dello scrittore siciliano, era verosimilmente tra le più minuziose e complete: e non solo relativamente alla vita singolare di Giuseppe Tomasi ma anche riguardo alla sua famiglia, alla sua stirpe. In questi anni, Andrea Vitello, non ha cessato di cercare. E così come l’autore non ha cessato di cercare, non sono cessati i ritrovamenti e i nuovi documenti, le scoperte, soprattutto le lettere del principe, preziose sia per il sottofondo della cronaca sia a rivelare l’interiorità. Questa nuova edizione non è un aggiornamento semplice, è una completa ristrutturazione. Con l’intento di formare una specie di enciclopedia gattopardiana.

I risultati più evidenti sono due: da un canto, la mole del nuovo materiale ha prodotto una riscrittura radicale di molti capitoli; dall’altro, la qualità degli aggiornamenti costringe a ridisegnare la figura di Lampedusa. Tra le varie sorprese una pagina nera e sconosciuta è rievocata nell’Appendice: dopo un oblio durato oltre quattrocento anni, viene smascherata la figura del capostipite del ramo siciliano dei Tomasi, il capitano d’arme Mario Tomasi. Un personaggio del Cinquecento riportato alla ribalta dalla fantasia di Andrea Camilleri (“Le pecore e il pastore”), che incontra qui, altra sorpresa, una verifica rigorosa e sconcertante: non soltanto la storia di un tagliatore di teste, ma anche un giallo storico-letterario che susciterà l’interesse dei lettori del “Gattopardo”.

(Filippo Marino)

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