Chiesa madre gremita di parenti, amici, colleghi di lavoro, stamattina a Partanna per i funerali del giovane Calogero Ingoglia, morto sabato scorso in un incidente stradale verificatosi in via Castelvetrano a Partanna. La salma è stata trasportata dalla chiesa di Sant’Antonio (dove è stata allestita la camera ardente) sino in chiesa madre dove le esequie sono state celebrate dal Vescovo monsignor Angelo Giurdanella. In prima fila il papà Nino e le sorelle di Calogero, gli zii, i colleghi di lavoro dell’azienda agricola Asaro, cittadini, amici. «Appresa la notizia è come se per un attimo mi si fosse fermato il respiro», ha detto il Vescovo. Poi rivolgendosi ai parenti ha detto: «mi accosto a voi con tutta la delicatezza di cui vorrei essere capace. Vi sono grato per avermi fatto entrare nella vostra casa, sentire il vostro dolore». E monsignor Giurdanella ha aggiunto: «Vi confesso che preferirei stare vicino a voi ma so di dovermi assumere la responsabilità di offrirvi un servizio che non vuole essere né una predica né una lezione sul dolore».
Il Vescovo ha detto che «Gesù non è venuto per insegnarci la filosofia del dolore, è venuto a condividere il dolore con noi tutti. Gesù non è indifferente alle vostre lacrime. Un dolore già affrontato da voi per la morte della mamma», ha detto monsignor Giurdanella rivolgendosi alle sorelle di Calogero.
E poi la domanda che interroga tanti amici fedeli: dove era Gesù nell’istante in cui Calogero è morto? «Gesù stava lì, pronto affinchè Calogero non cadesse nel baratro del buio. Vorrei accostare il nome di Calogero insieme a quello di Gesù, perché Gesù non condanna a morte», ha aggiunto monsignor Giurdanella.
Al termine della celebrazione ha preso la parola Tommaso Asaro: «Calogero è stato vicino a me per 5 anni – ha detto il rappresentante dell’azienda agricola dove lavorava il giovane – è stato un periodo in cui ho imparato tante cose. Il messaggio di Calogero è rivolto ai giovani, suoi coetanei ed è un invito alla prudenza, a riflettere, a guardare il percorso lungo e l’invito ad ascoltare i genitori. La mia esperienza con Calogero è stata unica e irripetibile».
Poi è intervenuto il sindaco Francesco Li Vigni: «Calogero può continuare a essere vivo in questo primo tempo (riprendendo le parole del Vescovo). Il saluto a Calogero non deve essere solo oggi, ma tutte le mattine. Tutti i giorni dobbiamo salutare Calogero e mantenere in vita quello che lui rappresentava».
Poi ha preso la parola don Antonino Gucciardi, parroco della chiesa madre: «La domanda di senso che in tanti ci poniamo in questo momento è: perché? Non esistono parole umane che possono dare una risposta. Impariamo da Calogero a custodire il valore della vita, della famiglia». All’uscita della salma dalla chiesa un lungo applauso, il lancio di palloncini bianchi e i rombi dei motori di un gruppo di amici schierati con le loro moto da cross, che condividevano con Calogero la passione per il motocross.
AUTORE. Redazione