Due cugini decidono di costituire una società per aprire insieme un’officina meccanica, ma l’affare, alla fine, non va in porto. Anzi, finisce tutto in Tribunale. E questo perché uno dei due, il 49enne castelvetranese M. C., adesso è stato anche condannato per «utilizzo indebito di carta di credito o di pagamento o di un documento equipollente da parte di chi non ne è titolare»: il Tribunale di Marsala gli ha inflitto otto mesi di reclusione, condannandolo inoltre ad un risarcimento danni di 10 mila euro in favore del cugino, costituitosi parte civile con l’assistenza dell’avvocato Ignazio Cardinale.

La notizia è stata riportata sul Giornale di Sicilia da Antonio Pizzo: il giudice Moricca ha condiviso, quindi, la tesi dell’accusa, secondo cui il 49enne, nel 2015, utilizzò, fraudolentemente, la carta di credito del cugino, dei cui dati era venuto in possesso nel frangente in cui aveva deciso di aprire un’officina insieme, facendo una serie di acquisti per un totale di ben 8 mila euro. Quando il cugino titolare della carta se ne accorse, chiese subito la restituzione del denaro. Ci fu una trattativa e alla fine l’uomo, con una scrittura privata, si impegnò a restituire, a poco a poco, con rate mensili, il denaro speso all’insaputa del parente. Ad un certo punto, però, smise di pagare e il cugino lo denunciò. Ora il processo e la condanna.

«Il giudice Moricca – scrive Pizzo sul Giornale di Sicilia – ha ritenuto credibile la tesi dell’accusa e della parte civile rappresentata dall’avvocato Ignazio Cardinale, secondo cui M. C., quattro anni fa, si appropriò del denaro, facendo acquisti per circa 8 mila euro, dopo essere entrato in possesso dei dati (iban, scadenza) della carta di credito del cugino in occasione della proposta a quest’ultimo di un affare in comune. E cioè l’officina meccanica da aprire insieme. Un progetto, poi, andato a monte».

 

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