L’arresto di Giuseppe Saggese arriva dopo anni di denunce delle amministrazioni locali, tra queste anche il Comune di Castelvetrano che nel 2009 aveva interrotto i rapporti con l’azienda di riscossione, avviando le procedure legali di recupero del credito che ammontava a circa 600.000 euro.

Clicca qui per l’articolo pubblicato nel 2009 su CastelvetranoSelinunte.it per avvisare i cittadini di non pagare le cartelle delle Tributi Italia.

L’azione del Comune di Castelvetrano avrebbe limitato i danni causati dalla mega-truffa che ha coinvolto enti locali in tutto il territorio nazionale. La Guardia di Finanza ha già certificato per alcuni dei quasi 500 comuni coinvolti il danno prodotto nelle casse pubbliche.

IL Comune di Trapani, secondo nella classifica dei comuni italiani più truffati, ci ha rimesso tre milioni di euro, quello di Augusta quasi due milioni.

Con i soldi che Tributi Italia riscuoteva per conto delle amministrazioni pubbliche, l’amministratore delegato, Saggese si dava alla bella vita, acquistando yachts, vetture di lusso e spostandosi in aerei privati.

E dato che i mali non vengono mai da soli, c’è un’ altra indagine in corso che interessa da vicino un’altra società alla quale, molti Comuni già dalla fine degli anni Novanta avevano affidato la riscossione dei loro tributi, la Ausonia srl.

La Ausonia è una delle società che Tributi Italia acquisisce da Nord a Sud per ampliare la sua rete e giustificare passaggi di denaro da una società all’altra che arrivavano anche a diecimila euro al giorno che, come rivela la collaboratrice più stretta di Saggese, poi venivano prelevati e chiusi in contanti in una cassaforte.

Nel 2004 la Ausonia srl viene incorporata per fusione prima nella San Giorgio e poi nella Tributi Italia. Gli amministratori di Tributi Italia presentano un piano di ristrutturazione che passa anche per il taglio del personale ma agli investigatori della Guardia di finanza basta leggere le carte per capire che Ausonia, invece di licenziare, continua ad assumere personale e ad aggravare il suo passivo.

Ora l’ipotesi dei pm che indagano per la bancarotta è che quelle assunzioni possano essere state frutto di un “do ut des” con i politici che firmavano le convenzioni per la riscossione dei tributi poi mai versati o versati solo in parte nelle casse dei Comuni.

Ecco le pesanti dichiarazioni del GIP:

Gli indagati non nutrono il benche’ minimo rispetto per la legge e l’autorita’ e per gli interessi altrui e della collettivita’, dimostrando di essere in grado, pur di realizzare propri interessi economici, di calpestare quelli altrui senza alcuna remora e, pertanto di commettere, reati della stessa indole rispetto a quelli per i quali si procede.

Per Ortori, Marti, Froio, Lanzoni e Patrizia Saggese ha disposto l’obbligo di dimora. Diversa la posizione di Giuseppe Saggese, per cui e’ stata disposta la custodia cautelare in carcere, un uomo che ha avuto un contegno “espressione evidente – scrive il gip – di senso di onnipotenza e impunita‘, che lo portava a disporre di denaro pubblico come fosse proprio, per realizzare interessi personali, utilizzando come schermi l’operato meramente formale degli amministratori di diritto”.

fonti. Repubblica.it, AGI

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