Confermata, dalla Cassazione la condanna a un anno e un mese di reclusione ciascuno – pena sospesa dalla condizionale – nei confronti di quattro agenti di polizia in servizio all’epoca dei fatti alla Questura di Trapani accusati di aver picchiato un immigrato, Othmane Lahmar, il cinque maggio 2005, attestando poi falsamente sul verbale di arresto che era stato l’extracomunitario a procurarsi le ferite con atti di autolesionismo nella cella di sicurezza.
Senza successo, innanzi alla Suprema Corte, gli agenti – Tommaso Marino, Angelo Calì, Stefano Incardona e Giovanni Agueli – hanno contestato la condanna inflittagli in primo grado dal Tribunale di Trapani il 22 luglio del 2008, e poi convalidata dalla Corte di Appello di Palermo il 27 settembre del 2010.
La Cassazione, infatti, ha replicato – nella sentenza 8579 depositata ieri e relativa all’udienza svoltasi lo scorso 30 novembre – che il “pestaggio” è provato non solo dalle ferite riportate dalla vittima ma anche da “plurimi elementi di riscontro”. Tra questi, le dichiarazioni di tre testimoni che hanno assistito “direttamente” all’episodio violento mentre l’immigrato veniva portato nel parcheggio della Questura per poi essere ulteriormente picchiato in una macchina.
Inoltre, la Cassazione ha confermato anche il “diniego del beneficio della non menzione della pena” che, ad avviso dei supremi giudici, è stata “correttamente esclusa dalla corte di Palermo con la necessità di un monito al rispetto dei limiti nell’esercizio delle pubbliche funzioni”. Strada sbarrata anche al riconoscimento della prevalenza delle attenuanti generiche, richiesta ritenuta dalla Suprema Corte “infondata” dal momento che, come ha rilevato la Corte di Appello, si tratta di una vicenda che ha coinvolto “addetti alla tutela dell’ordine pubblico” che hanno “manifestato dispregio per elementari regole deontologiche”.
(fonte. LiveSicilia.it)
AUTORE. LiveSicilia.it
un anno è poco, ci vorrebbero pene esemplari che facciano da deterrente: non ci si può sentire al di sopra di tutto e tutti solo perchè si indossa una divisa
Come quegli imbecilli di poliziotti che alla fine di un recente derby roma – lazio di qualche anno fa, senza motivo, hanno assalito e pestato a sangue un incolpevole ragazzo che con un suo amico era per i fatti suoi e che ha avuto l’unica colpa di transitare in quella zona. Il problema è che ci sono troppi ragazzini scoppiati, irrealizzati, irresponsabili e malati di mente e probabilmente ex drogati che vestono le divise, dando loro motivo di sentirsi finalmente qualcuno.