Dopo la continua disputa per la questione sulle mascherine chirurgiche arriva la notizia che queste saranno reperibili anche dai tabaccai, in confezione da venti.

Per Arcuri, Commissario per l’Emergenza, Federfarma, Asf e Federfarma Servizi, così come fa sapere ANSA, sono stati giorni di trattativa per cercare soluzioni alternative  sulla questione della carenza dei dispositivi. Sul prezzo delle chirurgiche però nessuna novità rimarca Arcuri: “E’ 50 centesimi + Iva, ovvero 61 centesimi, e resterà quello. Purtroppo gli speculatori e altre categorie simili se ne dovranno fare una ragione”.

Nella conferenza stampa settimanale, il commissario Arcuri ha sottolineato che per una distribuzione, quella dei supermercati, la rete funziona ma per l’altra, quella che approvvigiona i farmacisti, non funziona.

“I cittadini vanno al supermercato e le mascherine le trovano – ha precisato il Commissario respingendo ancora le accuse delle ultime ore – Non sono io a dover rifornire i farmacisti né i loro distributori. Qualche volta faccio degli errori, per i quali mi aspetto critiche e se serve reprimende, ma solo dai cittadini. Certo non posso togliere le mascherine dagli ospedali per darle ai farmacisti”, spiega Arcuri ricordando di essere riuscito a creare un ‘tesoretto’ di 55 milioni di mascherine nei magazzini delle regioni, un surplus rispetto al fabbisogno che garantisce al momento una certa serenità sulle disponibilità di enti e strutture sanitarie.

La replica dei farmacisti: “In questa crisi – dice il presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti Andrea Mandelli – abbiamo pagato un pesante tributo in termini di colleghi contagiati e uccisi dalla COVID-19, mentre lavoravamo per i pazienti, e voglio credere sia stata messa la parola fine a illazioni e sospetti assolutamente intollerabili sul nostro operato”. Mandelli evidenzia di “prendere atto della precisazione del Commissario Arcuri, che ha confermato come la responsabilità della emergenza mascherine non possa essere in alcun modo attribuita ai farmacisti”.

In questo clima di difficoltà che vede i farmacisti fermi nel reperimento dei dispositivi penalizzati dalla distribuzione non facile nel mercato,  i tabaccai, propongono il loro supporto sulla vendita di questi dispositivi, grazie alla loro presenza capillare in tutto il Paese, presenti con 50mila negozi in oltre il 90% dei Comuni italiani.

L’accordo – annunci Arcuri – potrebbe essere perfezionato nelle prossime settimane. Per la Federazione Italiana Tabaccai “l’idea è quella di vendere le mascherine a prezzo calmierato in pacchi da dieci o venti, come si fa con le sigarette. Contiamo di affidarci ai distributori di tabacco”. Ma ora l’interesse arriva anche da cartolerie e ferramenta, che si rivolgono alle associazioni come Confcommercio per entrare nella vendita.

Il ministro Speranza, ha chiarito che da agosto ci sarà una produzione nostra di 30 milioni di mascherine per renderci autonomi. Speranza ha poi rilevato che “è giusto avere un prezzo congruo” e che con il dl Rilancio “verrà azzerata l’Iva”. “Arcuri sta facendo un lavoro difficilissimo- ha concluso- oggi le compravamo perche’ l’Europa aveva lasciato la produzione ad altri paesi”.

Una delle ipotesi sul tavolo degli esperti che stanno lavorando al piano per consentire di tornare sui banchi a settembre è quella invece dell’obbligo di mascherine a scuola, per tutti gli studenti sopra i sei anni, i docenti e tutto il personale della scuola; oltre al distanziamento sociale nelle classi – con i banchi separati di almeno un metro e mezzo,

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