Ci sono buone e cattive notizie riguardo alle attività di estrazione del petrolio offshore nel Canale di Sicilia, specchio di mare da decenni al centro delle attenzioni dell’industria petrolifera. Se da una parte diminuiscono le istanze di ricerca di petrolio e gas tra Sicilia e nord Africa, dall’altra si iniziano a sentire i primi probabili effetti delle attività geosismiche di ricerca al largo della Tunisia.

Le istanze di ricerca in meno sono quattro: quelle della Hunt Oil Company che ha rinunciato, il 24 ottobre scorso, a quattro permessi di ricerca del petrolio nel mare di fronte Mazara del Vallo (Tp). I primi due dei quattro, tra l’altro, erano abbondantemente entro i nuovi limiti imposti dall’ex ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo.

Per quattro permessi che se ne vanno dal Canale di Sicilia, ce n’è anche uno che cambia: è il “d 21 G.R. -NP” di Northern Petroleum che ha chiesto, ma non ancora ottenuto, di modificare l’area di ricerca. Contemporaneamente però, Northern Petroleum ha chiesto un nuovo permesso denominato “d 367 C.R.-NP” al largo di Marsala, sempre in provincia di Trapani.

Nel frattempo più a sud, tra le coste di Pantelleria e la Tunisia, proseguono le attività di prospezione geosismica di Audax Energy: le navi della compagnia australiana stanno cercando possibili giacimenti di petrolio e gas naturale con la tecnica dell’Air Gun. Un grosso cannone che spara aria compressa in direzione del fondale marino e, come un grande pipistrello, registra l’eco del sottosuolo cercando “suoni” compatibili con le sacche di idrocarburi.

Mentre spara però, infastidisce pesci e cetacei tanto che, come riporta l’edizione siciliana del quotidiano “Repubblica”, da quando sono iniziate le attività di prospezione i sub e i pescatori di Pantelleria hanno notato una netta diminuzione delle quantità di pesce che attraversa lo specchio di mare tra l’ultimo lembo dell’Europa e il primo dell’Africa. Coincidenze?

Fonte: Buig | Repubblica | GreenStyle

 

AUTORE.