Mercoledì 18 dicembre alle ore 17 nella Chiesa di San Domenico a Castelvetrano sarà presentata la silloge poetica “Tessere” di Rosario Marco Atria, docente, storico, saggista e accademico di Sicilia. Dopo i saluti introduttivi del vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo, Monsignor Angelo Giurdanella, e quelli istituzionali del sindaco, Giovanni Lentini, sono previsti gli interventi critici di Lucia Triolo, poetessa, già docente dell’Università di Palermo, Giuseppina Accardo, docente dell’ I.P.S.E.O.A. di Castelvetrano e Eleonora Chiavetta, saggista e scrittrice, già docente dell’Università di Palermo. A moderare l’incontro sarà la docente Barbara Vivona, Presidente dell’ Associazione Fildis. Le letture saranno a cura della docente Ermelinda Palmeri.

Le conclusioni dei lavori saranno a cura di Don Giuseppe Undari, Arciprete della città di Castelvetrano. Molte le Associazioni Culturali e i Club Service coinvolti e partecipi all’evento. “Tessere” edito nel 2022 dalla casa editrice Pagine di Roma, è la silloge di un poeta- intellettuale impegnato su diversi fronti culturali: dal Polo Liceale di Castelvetrano in cui è docente titolare da diversi anni, all’Università di Palermo presso cui svolge molti corsi di italianistica e materie dell’ambito umanistico.

Rosario Marco Atria è Presidente della Associazione Culturale Dante Alighieri, saggista e curatore di molti testi storici e letterari, appassionato cultore della lingua italiana, promotore culturale di molte rassegne letterarie e anima del Premio Letterario Internazionale “Selinunte”. La silloge nasce dall’intimo e profondo sentire il mondo, da parte del poeta, come un variegato puzzle composto da cangianti tessere alla ricerca di un armonico incastro tra slanci e radici. L’amore è sentito come il faro della propria esistenza tra identità personale e storica.

Il canto poetico nella silloge ha un respiro ossimorico, unico e franto tra la malìa seduttiva della bellezza femminile declinata come donna amata, madre terra, numi familiari tutelari, tutti sigilli sacri di una appartenenza viscerale e l’amaro disincanto generato dalle ferite di un mondo spesso prepotente e feroce. Tra ciò che resta e ciò che può ancora accadere, tra ciò che pulsa nelle vene come ardente desiderio e ciò che “cade” nella dimensione di un tempo eterno, il poeta con pudore e delicatezza si offre allo sguardo del lettore, senza orpelli e artifici, con afflato autentico. I versi sono nutriti da un pensoso stare al mondo tra ricordi e sogni, impinti tra le tessere di una vita che cerca approdo e risarcimento riparatorio, rifuggendo finte e consolatorie soluzioni di comodo.

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