Continua a parlare di Selinunte il noto critico d’arte, Vittorio Sgarbi, ex sindaco di Salemi e candidato alla carica di Governatore della Regione Siciliana.
Tra gli obiettivi di Sgarbi ci sarebbe l’idea di rimettere in piedi il Tempio G di Selinunte, affinché diventi l’ottava meraviglia del Mondo. “Smettete di innalzare torri eoliche e distruggere la bellezza – dice Sgarbi – Rimettete in piedi con me, il Tempio G di Selinunte affinchè tutto il mondo venga in Sicilia”
AUTORE. Redazione
Sgarbi grande !! Purtroppo non sei capito e seguito da
questa massa di chemenefrega !! Lo avesse proposto la Belen sai che seguito !!!
Caro Vittorio la Sicilia se prima non si migliorano i servizi, ad iniziare ai collegamenti stradali-ferroviari e aeroportuali, possiamo ricostruire tutti i templi che vuoi difficilmente aumenteranno i flussi turistici.
Sgarbi ha ragione. Da vendere. Con questo non voglio dire che Mario ha torto. Ma Selinunte è già collegata – via autostrada – con 2 aeroporti e 3 porti. Non siamo proprio a zero. Cerchiamo d’innestare circoli virtuosi.
Marinela, 17/9/2017,
Ricostruire il tempio “G”, è un dovere di tutta la comunità Europea, oltre che dello stato e della Regione. Tuttavia, non possiamo più pretendere la costruzione di Cattedrali del deserto, ma dobbiamo, innanzitutto, credere nelle nostre iniziative e trovare la forza e le risorse per migliorare il controllo e la qualità dei nostri servizi. Inizialmente dovremmo concentrare i nostri sforzi per migliorare il sistema di raccolta dei rifiuti (cassonetti – orari), la pulizia delle spiagge e delle strade, la depurazione delle acque di scarico e c ontenere con più efficienza il randagismo. Solo così potremmo sperare di trovare dei fondi che ci consentirebbero di procedere a significativi investimenti, quali appunto, la riqualificazione del Parco Archeologico, la realizzazione di un nuovo Porto turistico e di un Lungomare, più spazioso edaperto, in grado di collegare i le due pinete di Marinella, nonché di migliorare l’onomastica delle vie per garantire i collegamenti di tutti gli agglomerati abitativi al Lungomare ed al porto, anche ed eventualmente tramite espropri.
Claudio.
A scadenza ciclica, qualcuno, in cerca di facile ma transeunte protagonismo, rispolvera la vecchia idea dell’anastilosi (ricostruzione di edifici ottenuta mediante la ricomposizione, con i pezzi originali, delle antiche strutture) dei templi selinuntini; idea che fu già avanzata, negli anni Settanta dello scorso secolo, dal prof. Rosario Romeo e, più recentemente, sia pure con qualche cautela, da Valerio Massimo Manfredi. Ora ci prova anche Sgarbi.
Così va il mondo o, meglio, così vanno le cose in Italia e segnatamente in Sicilia: piuttosto che affrontare e risolvere questioni di più semplice e ordinaria portata, quali il decollo dell’Ente Parco o il progetto di abbattimento e riutilizzo delle famigerate “dune” (progetto entrato in fase operativa e bloccato, purtroppo, dalla protervia di alcuni soggetti, prima; e dall’inerzia amministrativa, dopo), si corre dietro la chimera della ricostruzione.
Ora, senza entrare nel merito di altre polemiche (costi, opportunità, priorità, speculazioni politiche…) che il rilancio della più volte ventilata ipotesi di anastilosi del tempio G di Selinunte ha suscitato, desidero innanzitutto ribadire che tale questione deve essere affrontata tenendo presente la realtà dell’intero complesso selinuntino.
Questo immenso patrimonio culturale ha caratterizzato da secoli il paesaggio circostante che, come tale, ha ispirato pagine e pagine di tanti viaggiatori, con punte, a volte, di struggente poesia, proprio per il senso di desolante rovina, per l’idea di apocalittica distruzione che esso suggerisce (“Selinunte è metodicamente devastata”, disse Goethe di ritorno dal suo Sizilienreisen). Val la pena di riportare, a tal proposito, l’opinione del critico d’arte J. Ruskin, il quale ritenne che i resti archeologici debbano essere lasciati così come sono, in quanto testimonianza di un divenire storico; il restauro di ripristino condurrebbe, infatti, alla proposizione di un modello artificioso dell’antico edificio, e ciò equivarrebbe alla sua distruzione.
Se consideriamo poi l’esempio della discussa ricostruzione del tempio E, i dubbi aumentano, anche se, ovviamente, oggi non si ricommetterebbero gli errori che, alla fine degli anni Cinquanta, caratterizzarono quell’intervento. Ma forse, e qui la discussione è aperta, l’errore è insito nell’idea stessa di anastilosi.
E’ quanto paventò il grande archeologo senese Ranuccio Bianchi Bandinelli commentando il restauro del presunto tempio di Hera a Selinunte:
“Si è alterato un paesaggio ormai classico sul quale sono state scritte pagine di alta poesia, un paesaggio che aveva un suo valore culturale così come esso era… La ricostruzione avrebbe potuto essere giustificata tutt’al più da un preciso interesse scientifico-archeologico, in modo che la perdita di un valore culturale fosse compensata dall’acquisizione di un altro”.
Alla luce di questa autorevole opinione, penso che si debba ribadire, in linea generale, che ogni restauro templare deve essere esclusivamente di conservazione e non di ripristino. Ora, se nel caso del tempio G, qualche operazione di reintegrazione può essere ipotizzabile, essa dovrebbe riguardare la semplice ripresa di elementi architettonici crollati e di certa collocazione nel sito originario.
E’ chiaro che tutto ciò non si può conseguire senza un attentissimo e scrupoloso studio particolareggiato cui si accompagni una ricostruzione grafica collegialmente discussa dagli esperti.
Di ogni frammento, previ rilievi fotografici, si deve ricavare un preciso modello reale; l’opera di scavo dovrebbe portare alla liberazione della zona dell’ammasso di pietra per giungere al terreno vergine.
Fatto questo, si dovrebbe operare un attentissimo studio architettonico e tecnico.
Ecco, ritengo che solo a questo punto, sarebbe possibile dare il via alla anastilosi del tempio G che, senza dubbio, farebbe di Selinunte un complesso archeologico unico al mondo, più di quanto già non lo sia.
In estrema sintesi, un’anastilosi fatta come si deve. ebbene, si faccia.
avete mai provato a raggiungere Selinunte con i mezzi pubblici ? spesso il turismo migliore è quello colto ed evoluto che è anche quello che vorrebbe avere la possibilità di inquinare il meno possibile (quello meno colto segue poi per imitazione) ; le due cose fanno il paio ; invece logiche legate ad ignoranza, inefficienza (forse lobby dei trasportatori privati) mediocrità e meschinità e limitazione mentale (abbiamo a che fare con dei minus veri e propri ) neppure hanno previsto una semplice navetta da Castelvetrano……roba da matti