Da Campobello di Mazara a Pantelleria. Martina Gentile aveva scelto di lasciare il proprio paese d’origine, con l’occasione di una supplenza a scuola a Pantelleria, per allontanarsi da un contesto in cui non si riconosceva più. Davanti al gip, nell’interrogatorio di garanzia, la Gentile ha deciso di non rispondere ma ha fatto dichiarazioni spontanee. E così ha rivelato di avere avviato un percorso di legalità con una associazione antimafia e gli assistenti sociali, precisando di aver maturato una serie di consapevolezze dopo aver letto chi realmente fosse il padrino che l’aveva cresciuta come una figlia. E di aver capito che l’affetto che nutriva per lui era mal riposto e di essere stata tradita sentimentalmente.
Mesi addietro la Procura della Repubblica di Palermo ha chiesto l’arresto per Martina Gentile ma allora il gip negò la misura per mancanza di indizi. Poi le nuove indagini e l’arresto di qualche giorno addietro.
Intanto la Procura per i minorenni aveva chiesto al Tribunale la sospensione della potestà genitoriale per la Gentile, nel timore che potesse educare la figlia ai disvalori mafiosi, e di affidare la piccola a una comunità, nonostante il marito della donna fosse incensurato e non sia stato indagato. Il procedimento era stato rinviato al 30 gennaio, ma dopo l’arresto della ragazza i pm hanno fatto nuova istanza al giudice perché decidesse sulla potestà genitoriale con urgenza e senza sentire l’indagata. Istanza parzialmente respinta dal Tribunale che ha solo anticipato l’udienza al 22 dicembre, ma che ha deciso di ascoltare la Gentile.