Ridonare al Tempio G di Selinunte la sua maestosità. Recuperare la sua storia, riconsegnargli la sua posizione predominante. È un progetto che passerà alla storia quello a cui si sta lavorando al Parco archeologico siciliano, lo stesso che qualche mese addietro è riuscito a ridefinire la sua agorà. Il Tempio G, che risale al V secolo a.C., è lungo ben 109 metri e largo 50; ciascuna colonna era alta oltre 16 metri e l’intero edificio raggiungeva circa i 30 metri. La costruzione durò alcuni decenni e i suoi elementi non vennero mai rifiniti, ma era completo nella sua struttura architettonica e in uso. Crollò probabilmente per eventi naturali (forse alcuni terremoti soprattutto in età medievale).
La Regione Siciliana ha voluto investire in questa operazione e ha stanziato 5 milioni di euro: un grande intervento di studio e di restauro. Entro fine anno sarà pubblicata la gara d’appalto. Le 3 gigantesche colonne del lato meridionale (di cui sono stati individuati con certezza gli elementi strutturali) saranno ricollocate con i relativi capitelli. E sarà anche recuperato il “Fuso della Vecchia”, la colonna restaurata nel 1832 dallo scultore Valerio Villareale su commissione del Duca di Serradifalco.
La ricomposizione del Tempio G era stata caldeggiata a suo tempo da Sebastiano Tusa nelle vesti di archeologo e Sovrintendente del mare, prima di diventare Assessore. Successivamente anche Vittorio Sgarbi, da assessore, aveva ipotizzato l’anastilosi del Tempio G.
Al progetto stanno lavorando gli archeologi Valerio Massimo Manfredi, Oscar Mei (allievo di Mario Luni, è docente di Archeologia classica presso l’Università di Urbino, presidente del Centro studi vitruviani e direttore della missione archeologica a Cirene), Claudio Parisi Presicce (attuale soprintendente dei Beni culturali di Roma Capitale e membro di numerose missioni archeologiche italiane e internazionali, fra cui la missione Malophoros a Selinunte).
Nell’intervento sono previste indagini archivistiche, bibliografiche, iconografiche, il rilievo fotogrammetrico e laser scanner 3D, la mappatura dei materiali con cui fu costruito. Il progetto crescerà sotto gli occhi di tutti, studiosi e visitatori, perché si tratterà di un cantiere parlante, che permetterà di seguirne le fasi. Proprio in questi mesi è in corso al Parco di Selinunte la grande mostra “Ars Aedificandi” di MondoMostre che racconta i cantieri nell’antichità e ha riprodotto in scala 1:1 le principali macchine per erigere i templi.
“Sarà un grande “cantiere della conoscenza” – sottolinea l’assessore regionale dei Beni Culturali, Alberto Samonà – perché farà scoprire al mondo intero la maestosità di questo edificio sacro, considerato uno dei più grandi dell’antichità classica. La ricollocazione delle tre grandi colonne è un’operazione culturale di respiro internazionale, il biglietto da visita di una Sicilia che guarda al futuro nel nome della propria storia e identità culturale, e di una visione mediterranea e cosmopolita, che ha lo scopo di restituire centralità all’Isola”.
AUTORE. Redazione
Finalmente qualcosa si.. muove