“Se Messina Denaro non è stato arrestato significa che ancora ha molte protezioni nelle fasce sociali che contano e su cui stiamo puntando l’attenzione. Il latitante ha collegamenti internazionali e può essere ovunque”
Lo ha dichiarato il procuratore aggiunto della DDA di Palermo, Teresa Principato intervenuta ieri a Salemi durante il convegno voluto dall’imprenditrice di Castelvetrano Elena Ferraro che ha denunciato Mario Messina Denaro, cugino del superlatitante.
Nel suo lungo discorso, Teresa Principato ha parlato dei vari aspetti della diffusa illegalità esistente nel territorio di Matteo Messina Denaro e del pericoloso mix ancora esistente ed insistente -secondo la Principato – tra la borghesia mafiosa, massoneria deviata e la politica. Speciali ingredienti- sottolineato il procuratore della DDA che compongono un terreno di coltura ideale per la latitanza del boss di Castelvtrano che viene ricercato dalle forze dell’ordine dal lontano 1992.
Il procuratore Principato non ha fatto riferimenti specifici. Con precisione certosina invece ha ricostruito nel suo intervento , davanti al numeroso pubblico presente, tutta l’architettura del malaffare che imperversa da anni in Italia, e in Sicilia in particolare.
“Abbiamo arrestato negli ultimi anni più di 80 persone nel territorio trapanese, -ha sottolineato la Principato – e smantellate intere reti parentali legate a Messina Denaro, confiscate decine di aziende, cercando di demolire la sua organizzazione territoriale. I suoi livelli di protezione sono ancora forti e legati ad ambienti sociali medio alti”
Un messaggio chiaro che Tersa Principato tra le righe ha legato bene verso quello che potrebbe essere un chiaro obiettivo investigativo verso il definitivo attacco la “fortino “ di Messina Denaro. Il procuratore Principato ha poi disquisito su ogni forma d’illegalita esistente in Italia. Tra appalti pilotati , politici compiacenti e persone di cultura che si girano dall’altra parte, ha sviscerato tutti i meandri sociali che favoriscono la latitanza del boss e il proliferare della devianza mafiosa.
Sono una combattente per la legalità– ha esclamato Teresa Principato- Non mi arrenderò mai. Nel nostro paese l’illegalità non colpisce solo i ceti meno abbienti. Da noi l’illegalità trova particolar forza soprattutto in quei ceti cosiddetti “acculturati” e che occupano ruoli di potere.
Chi pensa che la mafia finisca dopo l’arresto di Messina Denaro fa un grosso errore. Se la classe dirigente di questo Paese,-ha dichiarato in conclusione la Principato- le associazioni , e la scuola non si impegneranno verso un cambiamento culturale netto , di Matteo Messina Denaro ne nasceranno altri
Il convegno di Salemi, dove hanno partecipato don Luigi Ciotti e Salvatore Inguì di Libera, il prefetto di Trapani Leopoldo Falco i sindaci del Belice, Domenico Venuti, Nicola Catania , Felice Errante e Salvatore Sutera e alcuni giornalisti, ha visto anche la rilevante testimonianza di Elena Ferraro, l’ imprenditrice che ha fatto condannare per tentata estorsione, il cugino del boss di Castelvetrano.
Ieri, a Salemi , vere protagoniste due donne, che con le loro diverse esperienze professionali e sociali, hanno fatto da cornice all’ intero dibattito. Due donne con vissuti diversi e impegnate entrambe quotidianamente, nelle rispettive posizioni , contro l’illegalità mafiosa e di sistema.
Ho denunciato chi con prepotenza voleva comandare a casa mia – ha sottolineato Elena Ferraro- perche sentivo di farlo. Era un mio esplicito dovere di cittadino. Devo ringraziare le forze dell’ordine per quanto hanno fatto. Esorto gli imprenditori in difficoltà a stare dalla parte delle istituzioni e denunciare chi tenta di estorcere loro denaro o altro.
Quello che ho fatto- ha poi aggiunto l’imprenditrice- mi ha reso la vita più bella. Adesso racconto la mia esperienza nelle scuole, parlo con tanti giovani e sento molto la loro stima e questo mi da tanta forza.
L’incontro di ieri, presso il castello Normanno-Svevo è stato organizzato dal Comune di Salemi che ha accolto la volontà di Elena. “Noi- ha commentato Venuti- siamo disponibili a qualsiasi iniziativa contro l’arroganza mafiosa e ogni giorno lavoriamo per la diffondere la cultura della legalità”.
Filippo Siragusa
per GdS
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