Polemiche, veleni e spaccature. La nomina del neo assessore Monia Rubbino ha ufficializzato la rottura tra le due ali di Forza Italia a Castelvetrano. Che tra l’ex deputato Toni Scilla, segretario provinciale del partito, e l’attuale deputato Stefano Pellegrino (capogruppo all’Ars), non corresse buon sangue era già noto. Ma a Castelvetrano, tra sorrisi e modi diplomatici, l’equilibrio era riuscito a resistere, sino a quando è stata nominata la Rubbino. Per volontà di Toni Scilla si è saputo. Perché il deputato Pellegrino, in una nota, è stato chiaro: «Secondo un rapporto leale e proficuo tra sindaco e forze politiche, prima di procedere alla nomina di un nuovo assessore, è opportuno che vi sia un adeguato dialogo e confronto con le forze politiche, dai consiglieri a chi rappresenta il partito a diversi livelli istituzionali». Decifrando le parole di Pellegrino si parla di uno sgarbo istituzionale: il deputato c’è rimasto male per non essere stato interpellato. E anche Barbara Vivona è arrabbiata (si è dissociata dalla scelta della Rubbino), così come il marito Ninni Vaccara.

«Devo purtroppo constatare con rammarico come il coordinatore provinciale di Forza Italia non abbia ritenuto opportuno informare né raccordarsi preventivamente con i diversi livelli del partito. Questa modalità operativa non rispecchia lo spirito di coesione e condivisione che dovrebbe caratterizzare il nostro movimento politico», spiega ancora l’onorevole Pellegrino. La scelta dell’avvocatessa Rubbino – che è nipote di Vito Fazzino, candidato azzurro alle scorse comunali – l’avrebbe, dunque, fatta Scilla in maniera autonoma. E il sindaco l’ha accordata, rispondendo alle polemiche di questi giorni con un lapidario: «è una questione interna al partito». L’onorevole Pellegrino, almeno a parole, tenta di fare il paciere e si auspica «che si possa giungere a scelte maggiormente condivise, che esprimano realmente la volontà e rappresentino la realtà di Forza Italia sul territorio». Ma la pace tra Pellegrino e Scilla avverrà veramente?

AUTORE.