Oltre ad offrirci incredibili opportunità di progresso e di libertà, Internet ci permette di soddisfare una vasta gamma di esigenze di tutti i giorni, migliorando incredibilmente la qualità della vita. Di contro, al fine di ottenere questi vantaggi, stiamo sacrificando gran parte della nostra privacy. I progressi tecnologici sono, infatti, accompagnati da un indebolimento della riservatezza, che è diventato un po’ il prezzo da pagare nell’era digitale. Con l’uso sempre più massiccio degli smartphone, la diffusione dei social media e il trasferimento online di numerosi servizi, sembra sempre più difficile preservare la privacy.

Internet e privacy

La capacità della rete di ricostruire per filo e per segno il profilo degli utenti è impressionante.
Esistono addirittura delle app che permettono, inquadrando il volto di una persona, di ottenere nome, cognome e magari anche il numero di telefono e l’occupazione. Questo è reso possibile dal fatto che troppo spesso, nella foga della quotidianità, tendiamo a disseminare informazioni personali per comunicare la nostra presenza online tramite i social network o installando applicazioni. Anche le reti sociali offrono poca protezione in termini di privacy. Facebook, ad esempio, osserva gli interessi dei propri utenti e condivide queste informazioni con gli inserzionisti che, a loro volta, mostrano agli utenti annunci altamente targettizzati.

Quindi, anche se le persone credono che il propri profilo sia privato, in realtà non lo è. Per non parlare dell’Internet of things, ovvero di tutti quegli oggetti intelligenti, come sensori utilizzati per lo sport, video camere, impianti di illuminazione, e così via, connessi alla rete e che registrano tutti i nostri dati. Sono talmente tante le informazioni a cui si può accedere liberamente che esiste un organo apposito chiamato OSINT (“Open Source Intelligence”) che si occupa di intercettare le informazioni da fonti di pubblico dominio come Facebook, siti web, fotografie satellitari, forum e molto altro ancora. Gli scopi possono essere di intelligence, di polizia, di marketing, e, purtroppo, anche di phishing o furto di identità. Per questo bisogna porre un freno all’abitudine di pubblicare ogni momento della propria vita su Internet.

Marketing digitale e privacy

La rivoluzione digitale ha creato nuovi strumenti di marketing. Le aziende, grazie a particolari servizi, sono oggi in grado di pubblicare annunci mirati per gli utenti. Il tutto è reso possibile dall’uso dei cookies, file di piccole dimensioni che memorizzano le preferenze degli utenti. Finchè le informazioni vengono utilizzate a scopo pubblicitario, non c’è da scandalizzarsi più di tanto. Il problema sorge quando ad usare tali mezzi sono compagnie senza scrupoli che, grazie all’uso di malware, spiano anche dati finanziari o informazioni sensibili dell’utente.
Per proteggere la nostra privacy da hacker e “ladri” telematici dobbiamo aggiornare sempre l’antivirus e l’antimalware, utilizzare un firewall, usare password diverse e difficilmente intuibili per ogni account e non aprire mail di sconosciuti. È importante sapere che, qualora si cada vittima di un abuso telematico, ci si può rivolgere alla Polizia Postale.

Il fax online: un’eccezione

Se, in linea generale, Internet ha indebolito la privacy, esiste però un’eccezione costituita dal fax online. Oltre ad essere una soluzione dal costo più economico rispetto al fax tradizionale ed a non presentare il fastidio della carta inceppata o problemi di ricezione, il fax virtuale non costringe le persone a sostare nelle vicinanze del fax fino all’arrivo del documento per garantire la privacy. Il fax online viene, infatti, conservato sul Cloud dell’operatore che fornisce il servizio assicurando così una maggior riservatezza in ufficio e, quando lo si desidera, può essere scaricato sul proprio PC (o su un dispositivo mobile).
I rischi derivanti dall’uso di Internet sono tanti e riguardano soprattutto la limitazione della privacy.

Ovviamente la soluzione non è rinunciare alla rete, ai social o ai dispositivi mobili, che ormai hanno modificato le nostre abitudini e le regole dell’economia, ma farne un uso consapevole derivante da una maggiore sensibilizzazione verso questi temi. E, ovviamente, regolamentare a livello legislativo la raccolta dei dati personali in modo che vengano definiti con la massima trasparenza i confini tra la quantità dei dati raccolti e i diritti degli utenti.

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