Matteo Messina Denaro “era molto preoccupato del dopo” e “cercava di sapere con chiarezza quanto tempo gli rimaneva ancora da vivere”. Lo ha detto, deponendo in aula davanti al Tribunale di Marsala uno dei tre medici oncologi della clinica “La Maddalena” di Palermo ascoltati come testi citati dalla difesa nel processo ad Alfonso Tumbarello, 71 anni, ex medico di base di Campobello di Mazara. Il dottore è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e falso in atti pubblici per avere redatto numerosi certificati medici a nome di “Bonafede Andrea”, classe ’63, per consentire al capomafia castelvetranese Matteo Messina Denaro, poi deceduto, di potersi curare. I tre medici hanno dichiarato di aver conosciuto il paziente come Andrea Bonafede. “L’ho conosciuto – ha ricostruito la dottoressa ascoltata dal collegio presieduto da Marcello Saladino – durante i trattamenti chemioterapici a cui si sottoponeva. L’ho incontrato più volte durante quel periodo. Al termine della chemioterapia veniva rilasciata una relazione con le varie prescrizioni. Il paziente veniva contattato dalla struttura il giorno prima dell’appuntamento per la terapia. Il rapporto era di tipo normale fra paziente-medico che si incontrano ogni 14 giorni. Non ha mai richiesto un certificato Inps. Si presentava come una persona benestante, ben vestito, con abiti firmati. Era sempre da solo. Ogni tanto, parlava di una figlia”.

Altri due medici non si sono presentati e saranno nuovamente citati per l’udienza del 16 settembre. Lunedì prossimo, intanto, dovrebbero essere ascoltati altri quattro testi della difesa, rappresentata dagli avvocati Gioacchino Sbacchi e Giuseppe Pantaleo.

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