I sindaci della Sicilia ribadiscono con forza il loro ‘no’ alla soppressione delle guardie mediche, soprattutto nei piccoli centri dove costituiscono un importante punto di riferimento, e fanno fronte comune nei confronti della Regione per far sì che il decreto Lagalla (che prevede la soppressione delle guardie mediche) sia sospeso a più lungo termine, o addirittura revocato.
E’ quanto emerso dalla riunione del Consiglio regionale dell’Anci tenuta nell’aula del Consiglio provinciale di Caltanissetta, che su tale problematica è in agitazione permanente a fianco dei sindaci del Nisseno.
Nella riunione, coordinata dal presidente dell’Anci Sicilia Titti Bufardeci, è stato costituito il tavolo tecnico permanente cui si è demandato il confronto con la Regione: il tavolo sarà coordinato dal sindaco di Castelvetrano Giovanni Pompeo e composto dai suoi omologhi Salvatore Messana (Caltanissetta), Giovanni D’Anna (Leonforte) e Corrado Valvo (Noto), dal presidente del consiglio comunale di Caltagirone Fortunato Parisi, dal presidente della Federsanità Anci Sicilia Giovanni D’Avola e dall’assessore alla sanità del Comune di Caltanissetta Silvano Licari.
I sindaci vogliono che il tavolo di concertazione con il governo regionale individui quei fronti dove realmente si possono effettuare i tagli voluti dal piano Stato-Regione per il rientro dal deficit della spesa sanitaria, e salvare di conseguenza i presìdi medici che incidono sulla spesa regionale appena lo 0,01%.
Nel corso della riunione c’è stata unanimità assoluta nel rimarcare come il decreto Lagalla (sospeso fino al 15 ottobre), adottato senza aver preventivamente ascoltato la Conferenza dei sindaci e obbedendo solo a logiche ‘ragionieristiche’, finisca per danneggiare ancora di più piccole comunità già penalizzate dall’assenza di altri servizi e strutture, oltre che da una viabilità che spesso non consente rapidi spostamenti in caso di urgenze. Secondo l’Anci, è inoltre paradossale che, a fronte del recupero di fondi dall’abolizione delle guardie mediche, si consentano assurdi e più onerosi sprechi su altri versanti della sanità regionale (mega-consulenze e convenzioni, strutture-doppioni, ecc.): ecco perché, è stato detto, prima di consentire qualsiasi ‘taglio’ è ora di far vera luce sulle spese nel settore, e per questo i sindaci chiedono adesso alla Regione di conoscere le cifre ufficiali della spesa sanitaria per ciascuna provincia.
(fonte. Alice.it)
AUTORE. Redazione