Il Sindaco della città di Castelvetrano, Dr. Giovanni Pompeo, ha inviato un telegramma al Sindaco di Valderice, Camillo Iovino, per informarlo che domani non potrà essere presente alla commemorazione in onore del Giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto per impegni istituzionali precedentemente assunti.
“Sono passati 28 anni da quel terribile 25 gennaio 1983, giorno in cui il sostituto procuratore della repubblica di Trapani, Giangiacomo Ciaccio Montalto, venne barbaramente assassinato dalla mafia- afferma il sindaco- Lo chiamavano la memoria storica della procura di Trapani, ed era particolarmente bravo nell’individuare le attività dei mafiosi e le relazioni con l’imprenditoria e la politica. Grazie al suo intuito, unito alla sua tenacia riuscì ad ottenere importanti risultati colpendo i patrimoni dei mafiosi – continua Pompeo- il suo esempio ed il suo sacrificio, come quello delle tante troppe vittime del vile giogo mafioso, sia per chi come noi amministra una città, o per i semplici cittadini una luce preziosa che ci guidi verso il compimento del nostro dovere quotidiano”.
AUTORE. Comune di CastelvetranoGiangiacomo Ciaccio Montalto (Milano, 20 ottobre 1941 – Valderice, 25 gennaio 1983) è stato un magistrato italiano, ucciso dalla mafia.
In Magistratura dal 1970, era Sostituto procuratore della Repubblica di Trapani, dove era arrivato nel 1971.
Negli anni ’70 era stato pubblico ministero nel processo contro Michele Vinci, il cosiddetto “mostro di Marsala”, che aveva rapito, gettato in un pozzo e lasciato morire, tre bambine, tra cui una nipote.
Aveva svolto le indagini sui clan trapanesi dediti al traffico di droga, al commercio di armi, alla sofisticazione di vini, alle frodi comunitarie e agli appalti per la ricostruzione del Belice, e sui collegamenti tra mafia trapanese e Cosa nostra americana.
Fu ucciso mentre rientrava a casa a Valderice, privo di scorta e di auto blindata, nonostante le minacce ricevute. Aveva quarant’anni e lasciava la moglie e tre figlie. Entro poche settimane, si sarebbe dovuto trasferire, su sua richiesta, in Toscana. Dell’omicidio fu accusato il boss trapanese Totò Minore, che all’epoca risultava latitante, che però, e si accertò solo nel 1998, era stato eliminato l’anno prima dai corleonesi. La mafia ritenne che in Toscana, il magistrato che bene conosceva uomini e cose di Cosa nostra, potesse interferire con gli interessi che in quella regione stava sviluppando il fratello di Totò Riina.
Onore ai caduti. Che il loro sacrificio per un mondo migliore non sia vano. Conscio del pericolo continuava la sua opera quando mano codarda (perchè questo sono) lo fulminò mentre di ritorno a casa dove la famiglia in vano l’aspettò.
onore. concordo.
Dedicato a chi difende Cosentino, Dell’Utri e la feccia che di questo paese ne amministra la cosa pubblica. Una forte dedica all’Udc che dietro al suo Kapò Casini ancora imperterrita loda e si dispiace di Cuffaro.
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