In merito a quanto accaduto ieri a Marsala durante la sacra rappresentazione della Passione di Cristo, il Vescovo monsignor Domenico Mogavero precisa quanto segue.
1. È inammissibile la strumentalizzazione del Padre nostro fatta dal gruppo dei recitanti e di quanti, con modi e parole inurbani in strada e sui social network, hanno astutamente spostato l’attenzione dal merito dei fatti. Il mio intervento nel 2010 mirava a dare lustro alla manifestazione, precisando che si trattava non di una processione ma di una sacra rappresentazione.
Il tutto fu presentato personalmente da me in una conferenza stampa, per l’occasione trasformata di fatto in assemblea cittadina. Nel testo allegato (inviato per correttezza e trasparenza) sono esposte le considerazioni date in quella sede, richiamando la tradizione, documentata da una pubblicazione a stampa, e il contesto liturgico riguardante le processioni. Fu anche precisato, allora, che fino a qualche decennio fa la manifestazione non aveva parti recitate e che, comunque, su questo punto ci si accordava per un copione tratto dai Vangeli della Passione. Si precisa ancora che la Confraternita di Sant’Anna, pur con qualche iniziale resistenza, ha accolto – come è logico – le mie indicazioni. In ragione di ciò i quadri della sacra rappresentazione erano limitati al racconto della passione, senza le arbitrarie interpolazioni introdotte nel tempo.
2. In merito all’accusa riguardante la proibizione di recitare il Padre nostro, va precisato che non si vuole impedire ad alcuno di pregare. Si fa osservare solo che il quadro del Padre nostro non rientra nei fatti della Passione e, quindi, non si è proibito di pregare, ma di rappresentare la scena di Gesù che insegna il Padre nostro ai suoi discepoli. Tutto il resto è fantasia e pretesto per fare polemica e gettare discredito.
3. Ogni attività umana e ogni manifestazione, soprattutto pubblica e culturale, ha delle regole e queste vanno rispettate. La condotta del gruppo recitante che in modo scorretto ha violato tali regole si commenta sé e la gravità di tale modo di agire è ancora più riprovevole in quanto si attaccano il parroco don Tommaso Lombardo e la mia persona con atteggiamenti e parole non certamente cristiani e, per alcuni, con tratti di aggressività da valutare sotto il profilo penale. Tali modi di agire sono in palese contrasto con la preghiera in genere e con la preghiera di Gesù in particolare.
4. Preciso, altresì, che negli ultimi anni non mi sono più occupato della questione per due ragioni. Primo perché non aveva nulla da aggiungere; secondo perché gli irriducibili non sono disposti a recepire le argomentazioni ragionevoli proposte.
Max Firreri
Addetto stampa del Vescovo e della Diocesi di Mazara del Vallo
Direttore responsabile del quindicinale diocesano “Condividere” e sito web