Nuova performance artistica per Valeria Muteri, brillante architetto di Castelvetrano che da 5 anni vive e lavora a Londra. Lo scorso anno nell’ambito di una manifestazione della società “Dante Alighieri” di Castelvetrano, Valeria aveva interpretato proprio nella nostra città, una “concertina” sul tema del balcone, inteso come soglia tra pubblico e privato.

Questa volta, Valeria è stata protagonista di un progetto realizzato insieme alla collega Agnese Saggia presso il Tate Modern di Londra, uno dei musei d’arte moderna e contemporanea più importanti e visitati al mondo. Nello stesso luogo dove sono esposte opere di tutti i maggiori artisti del ‘900, da Dalì a Warhol, da Matisse a Pollock, le due giovani architette hanno proposto una loro installazione dal 28 agosto al 3 settembre. Ad impreziosire il progetto anche una performance artistica offerta agli ospiti del museo lo scorso 31 agosto.

Seguendo una linea che si sviluppa per metri, dalla Turbine Hall fino al quinto piano del Blavatnik Building della Tate Modern, il progetto mira a costruire una mappa lineare collettiva, invitando i visitatori ad ‘abitare’ il confine. Il Passaporto Nansen è stato un passaporto internazionalmente riconosciuto e rilasciato dalla Società delle Nazioni a profughi e rifugiati apolidi. Concepito nel 1922 da Fridtjof Nansen, scienziato ed esploratore polare Premio Nobel per la pace, e concesso dal parlamento norvegese, nel 1942 è stato riconosciuto dai governi di 52 paesi.

“Abbiamo invitato i visitatori della mostra – ci racconta Valeria – a disegnare con noi una ‘mappa linera’, scrivendo su un nastro nero, i luoghi, le strade, gli indirizzi, le città, i paesi che hanno dato forma alla loro identità durante il corso della loro vita e li abbiamo invitati ad attaccare questo nastro sulla linea nera che abbiamo posizionato a terra, seguendo il percorso creato all’interno della sala del quinto piano del museo. Una linea che raccontasse delle loro esperienze e delle loro memorie, una linea ‘verso Nansen’.

La gente ha mostrato un grande interesse per il progetto e ha risposto partecipando e condividendo con le due artiste le proprie storie. Molte persone si sono commosse nel raccontare il loro vissuto e nel testimoniare come i muri e i confini abbiano segnato la loro vita.

“I tanti messaggi lasciati sulla linea in inglese e in lingue diverse – aggiunge Valeria – hanno dimostrando quanto questo sia una ferita comune e un problema più che mai attuale. Sabato pomeriggio abbiamo ‘attivato’ con una performance questa istallazione, rileggendo ad alta voce tutti i messaggi lasciati dai visitatori fino a quel momento. Ripetendo ‘I am (Io sono)’ seguito dai luoghi che leggevamo sulla linea, abbiamo voluto dare voce ai ricordi e alle momerie della gente ed è stata un’esperienza molto intensa per noi. Quando ti fai carico dei ricordi dell’altro, e nomini più di 400 luoghi in tutto il mondo (tanti sono stati fino ad oggi le persone che hanno partecipato al progetto), senti l’intera umanità come casa. L’empatia per i ricordi dell’altro ti fanno apparire i confini per quello che sono: linee senza senso e senza spessore”

Valeria Muteri, dal 2013 vive e lavora a Londra. Sta conseguendo un Master in Situated Practice alla Bartlett School of Architecture, UCL e si è laureata in Architettura all’Università di Palermo. Ha studiato curatela d’arte alla Tate Modern di Londra e dal 2017 collabora con il dipartimento Visitor Experience del museo.

Agnese Saggia è architetto e dal 2009 vive a Londra dove lavora per progetti internazionali sia a scala urbana che architettonica presso lo studio VOGT e successivamente per Allies and Morrison. L’interesse per l’arte nelle sue molteplici forme la portano a specializzarsi in ambito museografico e curatoriale e a collaborare a partire dal 2015 con il dipartimento Visitor Experience della Tate Modern di Londra.

 

 

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