Oggi l’ultimo saluto a Giuseppe Santangelo. Il giovane, classe 2001, studente dell’Istituto “Ferrigno” di Castelvetrano, era ricoverato presso una struttura di Palermo dopo un incidente avvenuto lo scorso giovedì nei pressi della diga Trinità di Delia. Nonostante diversi interventi chirurgici non è stato possibile salvare il giovane.
Un lungo corteo di giovani è partito dal “Ferrigno” per raggiungere la salma del giovane presso la Chiesa Madre di Castelvetrano dove si sono svolti i funerali. All’uscita del feretro sono stati fatti volare in cielo migliaia di palloncini che hanno dipinto il cielo di bianco.
Il messaggio di cordoglio per sindaco Felice Errante:
AUTORE. RedazioneIn un momento come questo nessuna parola può essere spesa senza correre il rischio di apparire inopportuno. Una tragedia come quella che ha colpito la città di Castelvetrano, e la famiglia Santangelo in particolare, sono di quelle che ti tolgono il fiato e che ti impediscono quasi di agire.
Da padre posso solo provare ad immaginare il senso di angoscia e di dolore che pervade una famiglia, da Sindaco di questa comunità, oltre a stringere in un ideale abbraccio tutte le persone che sono state irrimediabilmente colpite dalla perdita del caro Giuseppe, ho deciso di annullare tutte le iniziative e manifestazioni pubbliche programmate per la giornata odierna, in segno di doveroso rispetto per la famiglia. La città intera sono certo, con me in testa, oggi porgerà l’ultimo saluto a questo giovane figlio di Castelvetrano, volato in cielo troppo presto.
Ciao Piritera💟. Un giorno ci vedremo.
Riposa in pace piccolo Giuseppe!!! Condoglianze alla famiglia. Siamo vicini a voi col cuore.
Profondo cordoglio alla famiglia
Un cordoglio sentito ai familiari del piccolo Giuseppe.sono stato amico del padre e vorrei dargli la forza di superare questo grandissimo dolore….ma solo lui con l.aiuto del tempo e di ns signore potrà trovare la forza per superare questa grande tragedia .Ciao piccolo Giuseppe Sant’Angelo riposa in pace
Sentite condoglianze alla famiglia e che possano superare questo grandissimo dolore
Credo che nessuno possa immaginare cosa può provare un genitore vedendo morire un figlio di soli 15 anni anche se si è genitori e si hanno figli della stessa età; quanto straziante possa essere il dolore e atroce la sofferenza. E forse quanto colpevoli ci si senta per non avere detto e fatto tutte le cose che andavano dette e fatte con il proprio figlio quando si pensava di avere tutto il tempo, la vita davanti per farlo. Ma poi, una società che ci impegna continuamente in altro – meno importante alla fine – ci porta a ridurre il rapporto familiare a sprazzi di contiguità e di dialogo. E all’improvviso cala la scure del destino. Il fato, che decide delle vite di tutti, spegne i sogni e il futuro di una giovane vita che cominciava appena a sognare. Non ho voluto appositamente partecipare all’esternazione del dolore collettivo presenziando alla cerimonia funebre perché non sono più credente e perché vedo in queste occasioni spesso parate di ipocrisia. E io in questo mio sfogo non voglio essere ipocrita, anche se mi esporrò a incomprensioni e critiche. Ma le cose vanno dette con coraggio se vogliamo che servano e che qualcosa possa cambiare davvero. Non conoscevo Giuseppe, ne credo di conoscere la famiglia. Ma come non conoscevo Giuseppe, non conoscevo le migliaia di suoi coetanei, e le loro famiglie, che sono morti e che continuano a morire, mentre leggete queste parole, nelle varie guerre che sono in corso in tutto il mondo; ne conoscevo i bambini o i ragazzi, ne le loro famiglie, annegati nel Mediterraneo, mentre cercavano di scappare dalle guerre, dalla fame, dalla violenza tribale. Io non trovo differenza tra queste morti. La morte è morte per tutti. Per me un fratello era Giuseppe e fratelli erano tutti i bambini e giovani del resto del mondo che sono tragicamente morti. Ma Giuseppe era un ragazzo “occidentale” e come tale cresciuto in un mondo opulento e ricco, dove tutto è facile, possibile, immediato, irrinunciabile, acquistabile. Queste le convinzioni, il brodo di coltura in cui stiamo forgiando le menti e la natura delle generazioni di Giuseppe. Non l’essere, ma l’apparire. Non il condividere ma il possedere, non la generosità ma l’avarizia e l’aridità dell’anima per primeggiare in un mondo, una società, che non vuole più secondi ma nella quale a qualunque costo bisogna essere primi. E Giuseppe, per essere primo, se è vero quello che ho letto, aveva cambiato la marmitta allo scooter perché doveva essere più veloce, più rumoroso di tutti se possibile, doveva farsi notare, essere primo appunto, altrimenti il gruppo ne avrebbe disconosciuto il valore, le ragazzine non lo avrebbero considerato come “figo”. Lui è morto per primeggiare, gli altri si sarebbero contentati di vivere. Oggi il gruppo piange e le ragazzine listano a lutto i profili fb, tutti i coetanei che lo conoscevano sono affranti. Come non capirli? Quando si è così giovani ci si ritiene immortali e quando tragicamente la morte si presenta , si rimane increduli che tutto possa finire così all’improvviso. Abbiate rispetto principalmente della vita. Non mettetela in bilico su due ruote.
Ma se i giovani devono, anzi vogliono, proprio confrontarsi con la morte; se davvero hanno partecipato al dolore per la prematura scomparsa di Giuseppe senza ipocrisia e “opportunita” e ne hanno compreso la portata, la lezione di vita che una tale tragedia presenta, allora devono anche partecipare al dolore per tutti i morti innocenti vittime della nostra ipocrisia e della nostra ignavia, morti per la vita e non per primeggiare in motorino; perché bisogna costruire una società diversa che poi loro saranno destinati a gestire e se possibile cambiare in meglio. Noi non ne siamo ancora capaci a giudicare dai risultati
Per concludere voglio elencare chi ritengo co-responsabile di quanto accaduto, nella speranza che non si ripeta:
1) Tutti i genitori che permettono hai figli di modificare le moto e gli scooters; e che non controllano , per quanto possibile, l’uso del casco.
2) Il sindaco, perché partecipa ai cordogli ma non organizza un efficace controllo del rumoroso e pericoloso circolare dei motorini o degli scooter.
3) L’assessore competente per lo stesso motivo del sindaco.
4) Il comandante dei vigili urbani che, pur avendo il comando in centro città, e quindi dove passano tutti i mezzi in questione, non provvede a controllare e sanzionare chi non è in regola.
5) Tutte le forze dell’ordine che , pur essendo impegnate in altri compiti di istituto, potrebbero partecipare a controllare un dilagante fenomeno di irregolarità nella circolazione.
6) La cittadinanza che non sollecita e pretende da chi di dovere che la circolazione dei mezzi si svolga secondo le regole del buon senso e del cod
Parole condivisibili quelle del signor Favara.