Aumentano i casi di Papilloma virus umano (HPV) in Sicilia e in gran parte delle regioni italiane. Considerata la “malattia del momento” tra quelle sessualmente trasmissibili, può portare a conseguenze molto gravi tra cui il cancro del pene e della vagina, la cui incidenza è salita negli ultimi anni.

Se ne parlerà venerdì 25 gennaio a Palermo, Casale San Lorenzo (piazza Stazione San Lorenzo, 17) nel corso del congresso nazionale “Aggiornamenti in tema di Papilloma virus umano” diretto da Giuseppe Scaglione, dirigente medico di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Civico. Gli incontri si svolgeranno venerdì 25 dalle 9 alle 18. Si parlerà anche del nuovo vaccino per il papilloma virus disponibile da gennaio scorso in Sicilia.

Vaccinazione contro il Papillomavirus umano

La vaccinazione in Italia è consigliata e offerta gratuitamente agli adolescenti di entrambi i sessi, preferibilmente intorno al 12° anno di età

La vaccinazione contro il Papillomavirus umano (HPV) si è dimostrata molto efficace nel prevenire nelle donne il carcinoma della cervice uterina (collo dell’utero), soprattutto se effettuata prima dell’inizio dell’attività sessuale; questo perché induce una protezione maggiore prima di un eventuale contagio con il virus HPV.

Il carcinoma della cervice uterina è il secondo tumore più diffuso nelle donne.
Colpisce ogni anno circa 3.500 donne e causa 1.000 decessi in Italia.
Negli ultimi venti anni la mortalità per questo tumore si è ridotta drasticamente, soprattutto grazie alla diagnosi precoce realizzata attraverso i programmi di screening (Pap-test).

A fianco dello screening, la vaccinazione anti HPV può efficacemente contribuire a ridurre l’impatto del cancro del collo dell’utero, che rappresenta la prima forma tumorale riconosciuta come totalmente riconducibile a un’infezione: quella da Papillomavirus umano.

Dall’infezione al cancro
Il Papillomavirus umano è un virus molto comune, tanto che, secondo una stima, il 75% degli individui viene infettato nel corso della vita. Si trasmette soprattutto attraverso i rapporti sessuali, ma per contrarre l’infezione può bastare un semplice contatto nell’area genitale.
In natura ne esistono oltre 120 tipi diversi, in grado di aggredire la parete del collo dell’utero e produrre differenti tipi di alterazioni: alcuni sono responsabili di lesioni benigne (ad esempio i condilomi), altri producono, invece, lesioni in grado di evolvere in cancro.

Circa il 70% di tutte le lesioni pretumorali sono attribuibili a due tipi di papillomavirus (il 16 e il 18), mentre quasi il 90% dei condilomi è causato dai tipi 6 e 11.

Non tutte le infezioni da HPV producono lesioni che poi possono evolvere in cancro. Anzi, la maggior parte di esse (circa l’80%) è temporanea e regredisce spontaneamente. Soltanto quelle che diventano croniche (una minoranza) possono trasformarsi nell’arco di 7-15 anni in una lesione tumorale.

Perché vaccinarsi
Il fatto che il cancro del collo dell’utero sia di origine infettiva consente di adottare contro questa malattia una strategia sconosciuta per le altre forme di tumore.
Attraverso la vaccinazione contro l’HPV è infatti possibile interrompere all’origine la catena che dall’infezione porta al cancro. Se grazie al vaccino l’organismo è in grado di contrastare l’infezione da Papillomavirus, allora non si potranno verificare i cambiamenti delle cellule del collo dell’utero, che portano allo sviluppo del tumore.

I vaccini contro il Papillomavirus
Oggi sono disponibili due vaccini contro il papillomavirus:

vaccino bivalente – protegge contro i tipi 16 e 18 (i tipi di virus in grado di causare le lesioni pretumorali)
vaccino quadrivalente – offre una protezione anche contro i tipi 6 e 11 (quelli che causano il maggior numero di condilomi).
Entrambi i vaccini hanno un’efficacia elevata, se somministrati prima che la persona sia stata contagiata con il virus HPV, che si acquisisce, di norma, subito dopo l’inizio dell’attività sessuale.
Inoltre inducono una migliore risposta immunitaria nelle persone più giovani.

La campagna di vaccinazione contro l’HPV è indirizzata agli adolescenti di entrambi i sessi, preferibilmente intorno agli 11 e i 12 anni di età. La vaccinazione in questa classe di età consente di prevenire, nella quasi totalità dei casi, l’insorgenza di un’infezione persistente dei due ceppi virali, che più frequentemente provocano il tumore della cervice uterina. Ambedue i vaccini sembrano presentare un certo grado di protezione verso altri ceppi di HPV.

La vaccinazione è offerta gratuitamente e attivamente alle bambine nel 12° anno di vita (11 anni compiuti) in tutte le Regioni italiane dal 2007-2008. Alcune Regioni hanno esteso l’offerta attiva della vaccinazione a ragazze di altre fasce di età. Le Regioni Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia offrono il vaccino anche agli individui, maschi e femmine, HIV positivi. Alcune regioni, inoltre, hanno recentemente esteso la vaccinazione HPV ai maschi nel dodicesimo anno di vita (Sicilia, Puglia; altre, come Liguria, Friuli Venezia Giulia e Veneto offrono il vaccino a partire dalla corte 2004).

La schedula vaccinale prevede la somministrazione di due dosi a 0 e 6 mesi (per soggetti fino a 13 o 14 anni). Nei ragazzi e ragazze più grandi il numero di dosi dipende dall’età ed è specificato nella Circolare 24 aprile 2014 – Aggiornamento della schedula vaccinale anti-papillomavirus e delle modalità di rilevazione delle coperture vaccinali.

fonte. www.salute.gov.it

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