Se i panifici in questo tempo di emergenza coronavirus hanno continuato a sfornare pane e prelibatezze il merito è tutto dei panificatori. Cioè coloro che, tra mille paure e precauzioni di sicurezza, di giorno e di notte, hanno anche donato il pane a chi è stato in difficoltà. Ma l’emergenza che stiamo vivendo quanto ha cambiato il lavoro dei panettieri? Rispetto ad altri mestieri, quello dei panificatori c’è chi dice che è da considerarsi una categoria “privilegiata”: «Si, ma con tanta paura – spiega Giovanna Termini, titolare di un panificio nella zona nord di Castelvetrano e addetta al banco vendita – se da un lato non stiamo vivendo la crisi, dall’altro avvertiamo il timore del contagio per noi e per le nostre famiglie».

L’emergenza coronavirus ha cambiato, invece, il rapporto coi clienti. E non da poco. «Se prima con quelli abituali si parlava e ci si confrontava anche su semplice ricette, ora, invece, oltre a qualche minima parola di conforto non possiamo più fare altro; fuori c’è la coda di clienti e dobbiamo fare in fretta per rispettare tutti», spiega Giovanna Termini. Ma capita pure che a qualche cliente viene suggerita la ricetta su come fare il pane in casa. «Il lavoro è aumentato, perché dobbiamo sanificare gli ambienti con maggiore frequenza».

Giovanna Termini

È un mestiere che, nella sua essenza, non è cambiato. Nei laboratori si rispetta la distanza sociale tra gli operai, si indossano le mascherine e poi, per il resto, tutto è rimasto come prima. Sono mutati, invece, gli aspetti di contorno all’attività. Dalla vendita ai rapporti coi clienti. Ma i panificatori che hanno famiglia, hanno dovuto fare i conti con altri aspetti che hanno influito sull’organizzazione della giornata lavorativa. «Tasto dolente, questo – spiega Giovanna Termini – io ho un bambino che si ritrova a fare videolezioni da casa e non riesco a seguirlo bene, nonostante faccia salti mortali».

Chi entra in panificio oggi compra più prodotti rispetto a prima. Va a ruba il lievito ma anche le farine: «Gli incassi sono gli stessi – spiega la Termini – ma è cambiato il modo di fare la spesa: c’è chi fa scorte anche di biscotti per durare più giorni».

Come per i supermercati e le farmacie, i panifici continuano a essere le attività “consentite” per uscire da casa: «Penso e spero che dopo questa esperienza termineranno i capricci stile “voglio il pane caldo”. L’emergenza coronavirus ci servirà da lezione. Sono certa che da questo momento storico ne usciremo cambiati».

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