Lo chiamano “moral injury”, che tradotto in italiano significa lesione morale: «c’è una sofferenza che non si vede, ma che logora, ogni giorno, chi dovrebbe curare. Un peso che schiaccia, soprattutto, i medici dell’emergenza-urgenza, dove la pressione è continua e le risorse non bastano mai», spiega Massimo Geraci, direttore dell’Unità di Medicina d’urgenza dell’Arnas Civico di Palermo a Sicilia Medica.it. Nella crisi dei pronti soccorsi siciliani c’è anche questo aspetto che riguarda i medici impegnati in prima fila. Pochi rispetto agli organici ufficiali e costretti a turni massacranti. «Non è esaurimento, né trauma – spiega Geraci – è la frustrazione di sapere cosa sarebbe giusto fare per un paziente, ma non poterlo fare. Non per mancanza di volontà, ma per carenza di strumenti. Quando un ricovero urgente non può essere garantito per assenza di posti letto, il bisogno resta reale, ma la risposta non arriva. Ogni volta che succede, qualcosa dentro si incrina. È una ferita che si riapre quando la coscienza del medico viene subordinata alla burocrazia, quando ci si chiede di accettare l’inevitabile come fosse normale. È lì che nasce la vera lesione morale: nella frattura tra ciò che dovremmo fare e ciò che possiamo fare», spiega ancora Geraci a Sicilia Medica.it.
Quello che denunciano i medici delle aree d’emergenza sono le aggressioni che spesso si ritrovano a subire da parte dei parenti dei pazienti. «Il medico si ritrova a gestire la frustrazione del cittadino e, insieme, a sopportarne il peso morale. Perché il sistema non ti consente di agire secondo coscienza –racconta Geraci a Sicilia Medica.it. Questa frustrazione reciproca, non affrontata, può degenerare in aggressività. Giorno dopo giorno si alimenta un clima di delusione condivisa: il cittadino si sente abbandonato, il medico inadeguato. E quando la fiducia si spezza, nasce la violenza. Non per cattiveria, ma per rottura del patto di cura».
Quali soluzioni? «Non servono poliziotti negli ospedali o corsi di autodifesa. Servono figure non sanitarie dedicate alle attività di front desk e interfaccia, capaci di ascoltare, contenere e disinnescare i conflitti prima che esplodano – aggiunge Geraci a Sicilia Medica.it. E servono psicologi stabili nei pronto soccorso, a supporto non solo dei pazienti ma anche del personale sanitario, per affrontare trauma, frustrazione etica e rischio di lesione morale».