Ecco le parole di Orazio La Monaca, noto architetto castelvetranese, in merito all’inchiesta di Paola Pierotti, Mauro Salerno e Alessia Tripodi dal titolo: “Progetti nella gabbia della Pa: 50 storie di progettisti in empasse”, una raccolta di esperienze per “Il sole 24 ore – Edilizia e territorio, sezione Progetti e Concorsi“
AUTORE. RedazionePenso che i Prezziari regionali costituiscano oggi, in questo periodo di crisi, un grave impedimento ed ostacolo alla libertà progettuale del professionista: la possibilità di fornire nuove idee a basso costo spesso dipende dall’opportunità di utilizzare materiali poveri, di scarto, di smontare vecchie strutture e riproporle secondo una diversa modalità, rivitalizzare l’esistente; dipendendo dai prezziari tali operazioni aumentano i costi piuttosto che diminuirli, complicando tutta l’operazione: in tal modo l’idea, anche se interessante, non viene neanche presa in considerazione. Bisognerebbe dare maggiore libertà di scelta e di azione in tal senso, mantenendosi comunque sotto il rigido controllo delle prefetture e lasciando spazio alle idee, talvolta geniali, del professionista.
PRECARIETA’
Al fine di risolvere il problema dei precari, strutturare in maniera più concreta gli uffici della Pubblica Amministrazione e venire incontro alle esigenze delle città, si potrebbero costituire, all’interno degli enti pubblici quali Comuni, provincie, Regioni, dei gruppi di lavoro, formati dalle migliori energie dei lavoratori precari, per affrontare le problematiche delle nuove città e degli spazi urbani, per l’organizzazione di eventi o per la partecipazione ai bandi a cui spesso, proprio per mancanza di progettazione, di tempo e di organizzazione interna, non si riesce ad aderire.
Tale gruppo, una volta formato con corsi professionali, potrebbe lavorare sotto la regia e la guida di liberi professionisti esterni, anche giovani laureati non ancora strutturati per affrontare il lavoro che le città richiedono, e fornire la propria prestazione agli enti che ne richiedano i servizi, spostandosi di città in città o da un ente all’altro per periodi più o meno brevi e garantendo un’alta professionalità. In tal modo si ricostituirebbero i vecchi uffici tecnici che negli anni 60, guidati da ottimi professionisti, hanno dato impulso all’attività edilizia istituzionale dell’Italia: basti pensare all nostre stazioni ferroviarie, alle poste agli uffici comunali. Gli stipendi dovrebbero essere garantiti dalla Regione e dagli enti che in quei determinati periodi, ne richiedano la presenza, in modo da non pesare sempre sulle stesse amministrazioni.
EVASIONE
Al fine di evitare l’evasione, i professionisti potrebbero presentare agli enti, contestualmente al progetto, previo contratto col committente, anche la fattura, vistata dall’ordine o dall’amministrazione, che decurtata dalle dovute tasse, garantisca il giusto compenso per la prestazione fornita. In questo modo si assicura la totale trasparenza della prestazione, si elimina la possibilità di eludere le tasse o di effettuare lavori in nero, consentendo al professionista di avere una garanzia sui compensi pattuiti.
strincemu tutti la curria…del resto mi sa che c’è stato il periodo, abbastanza lungo, nel quale qualcuno qualche bel “bagnetto” se lo è fatto…no?