Ricorre oggi, lunedì 4 apprile, il 24° anniversario dell’uccisione del Maresciallo Maggiore “Aiutante” dei Carabinieri Giuliano Guazzelli, Medaglia d’Oro al Valor Civile alla memoria, assassinato dalla mafia il 4 aprile 1992.
Nella circostanza, questa mattina è stata celebrata una Santa Messa presso il Santuario di San Calogero di Agrigento, alla quale parteciperanno i familiari della vittima del dovere, autorità locali, civili e militari. Successivamente alle ore 11.00, presso il viadotto Morandi nel luogo dove è stato ucciso, ricordato da una targa commemorativa, è stata deposta una corona di alloro.
Giuliano Guazzelli nacque a Gallicano il 6 aprile nel 1933. Si arruolò giovanissimo nell’Arma era arrivato quasi subito in Sicilia nel 1954. Prima una breve parentesi in Puglia. Nell’isola del sole e della mafia ha lavorato a Palermo, Santa Ninfa, Palma di Montechiaro e Agrigento.
In Sicilia ha conosciuto Maria Caterina Montalbano che divenne sua moglie. Giuliano Guazzelli si stabilì così nel paese della consorte: a Menfi. Giuliano e Maria Caterina hanno avuto tre figli: Riccardo, Teresa e Giuseppe. E’ stato stretto collaboratore del colonnello Giuseppe Russo e del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, entrambi uccisi dalla mafia. Nella sua prestigiosa carriera aveva ricevuto decine di encomi solenni.
Negli ultimi anni aveva lavorato, come comandante del nucleo di polizia giudiziaria della procura di Agrigento, al fianco del giudice Rosaro Livatino. Prima di essere ucciso il sottufficiale era sulle tracce dei killers del “giudice ragazzino” che venne freddato il 21 settembre del 1990. Guazzelli era soprannominato il “mastino”, per la tenacia con cui portava avanti ogni indagine che lo aveva reso uno dei migliori servitori dello Stato.
Il suo modo di investigare ancora ora fa scuola. Era un uomo di grandi principi morali ed etici, lavoratore instancabile, memoria storica dell’apparato investigativo italiano che si occupava di cosche e droga.
Giuliano Guazzelli venne ucciso il 4 aprile del 1992 ad Agrigento. Il sottufficiale stava ritornando a Menfi dopo una giornata di lavoro. La sua auto venne preceduta da un furgoncino dai quali vennero fuori due sicari armati di mitra e pistole. Il giorno prima era tornato da Roma dove aveva sentito un importante collaboratore di giustizia. Sul luogo del delitto si precipitò subito il giudice Paolo Borsellino che contava sull’apporto del maresciallo per portare avanti importanti inchieste antimafia in provincia di Trapani.
Al delitto i giornali e le televisioni nazionali e regionali dedicarono importanti servizi di apertura e di prima pagina. Ai funerali parteciparono le massime cariche dello Stato fra cui l’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
AUTORE. Redazione