Siamo profondamente addolorati per la tragedia che ha colpito due famiglie di Castelvetrano, quella dello “Zu Turiddu” e quella di Pellicane e speriamo che entrambe possano prima possibile superare questo momento di sconforto.
Le cronache nazionali riportano spesso notizie simili: in molti casi è capitato che delle persone hanno sparato ferendo o uccidendo per difendere la propria casa, la propria famiglia o la propria attività commerciale.
Quando questo succede, molti solidarizzano con chi si è difeso mentre invece i critici sottolineano che la vita è sacra e quindi non si deve uccidere in ogni caso. Come non essere d’accordo, da persone civili, di una società civile? Le stesse persone aggiungono e pensano, giustamente, che in questi casi la soluzione corretta è quella di rivolgersi alle autorità di polizia per i provvedimenti del caso. In linea di principio il ragionamento non fa una piega e da quello che leggiamo sulla stampa locale, risulterebbe che anche lo “Zu Turiddu” l’aveva già fatto.
Perciò cos’è che non ha funzionato?
Risposta ovvia e scontata, alla luce del sole, che solo chi non vuol vedere non vede: nella nostra Italia attuale, il sistema che dovrebbe garantire protezione e giustizia al cittadino onesto non funziona e di conseguenza, il che è peggio, non ne ha più la fiducia: se un onesto lavoratore è indotto a sentirsi sicuro sul luogo di lavoro portando con se un fucile o, allargando il discorso, se ci sono onesti padri di famiglia indotti a sentirsi sicuri dentro casa detenendo una pistola per sparare ai malintenzionati, c’è qualcosa che non va.
Non va in un Paese che si dice civile e non va perché poi la situazione si presta alle speculazioni di chi, invocando libero uso delle armi o ruspe contro lo straniero, costruisce le sue fortune politiche in quest’Italia alla deriva ed insicura.
Perché lo Stato non riesce più a garantire giustizia né penale né civile? Quello che non è immediatamente percepito da molti è che la responsabilità è di un sistema politico che non è mai stato all’altezza della situazione.
La società attuale non è più quella di quando si organizzò il moderno potere giudiziario. La vita, ai nostri tempi, è diventata molto più complessa sia nell’ambito privato che in quello delle attività economiche. L’evoluzione della società ha creato situazioni e fattispecie nuove e quindi nuove esigenze verso il potere giudiziario. Basti pensare a tutti i casi di liti di condominio o legate alle nuove e più articolate forme di commercio e, nel penale, ai reati ambientali ed a quelli informatici. I nostri nonni ed anche ancora i nostri genitori vivevano in una società meno complessa, con una conflittualità meno articolata e spesso meno complicata. Il potere giudiziario, nel tempo, al cambiare della società, doveva adeguarsi. Invece lo Stato lo ha lasciato ingessato, salvo prospettare ipotetiche riforme che piuttosto che risolvere problemi sono servite (e servono) per alzare polveroni e fare della demagogia.
Un cittadino che aspetta decenni per vedersi portare sentenza una sua lite civile, come potrà fidarsi dello Stato? Un cittadino che ha denunciato un suo persecutore e che poi lo vedrà condannato (se e forse) tra anni ma che intanto se lo troverà ancora tra i piedi, come potrà fidarsi dello Stato?
Sarebbe difficile risolvere ogni problema senza nessun particolare sforzo? Proviamo a suggerire noi, adesso, un’ idea semplice, così, per fare un esempio. Cosa succederebbe se avessimo, da domani, Tribunali con un numero elevato di magistrati, per esempio triplicati? Ripartendo il numero delle cause sul triplo dei magistrati sarebbe lecito aspettarsi tempi ridotti ad un terzo. Una causa civile o penale che va a sentenza, oggi, dopo dieci anni, potrebbe andarci dopo tre, a parità di numero di udienze totali.
Il ragionamento può estendersi ad altri ambiti della pubblica amministrazione dove il fattore umano è centrale, come la scuola e la sanità. Più giudici, più medici e più insegnati quindi, perché nessuna tecnologia può sostituire l’uomo che sta dentro una toga o dietro una cattedra o dentro un camice.
In ambiti dove invece le tecnologie moderne possono sopperire l’uomo, si potrebbe piano piano tagliare/risparmiare. A mo’ di esempio, la società moderna non ha bisogno di una pubblica amministrazione mastodontica con figure antiquate come usceri centralinisti, perché oggi si comunica per email o con telefonate dirette ai vari uffici e perché oggi è imperativo categorico semplificare i procedimenti amministrativi per non strozzare l’economia.
Invece, facciamoci caso, dove i nostri bravi governanti hanno tagliato? proprio nella scuola, nella sanità e nella giustizia. Hanno pure avuto la faccia tosta di chiamarla “Buona scuola”… vabbe’ lasciamo stare…
La domanda è: ci sono o ci fanno?
Noi crediamo, perciò, che la colpa per ogni anziano che muore perché non può permettersi le cure private, di ogni scolaro rimasto indietro perché infilato in una classe di 35 alunni e di ogni vittima dell’inefficienza della giustizia, è proprio la politica insulsa, incapace, ipocrita e nefasta di questa sventurata Italia.
Della disgrazia che ha colpito le due famiglie castelvetranesi, perciò, indirettamente, siamo tutti colpevoli in quanto elettori… distratti e distraibili.
Siamo tutti un po’ lo “Zu Turiddu” e siamo tutti un po’ la sua vittima.
Reagiamo!
Meetup Castelvetrano Selinunte
AUTORE. Comunicato Stampa
Ogni volta che leggo un pezzo del Meetup di Castelvetrano mi vengono due considerazioni….
La prima riguarda la tempestività con cui vengono fatti, sempre non prima di una settimana, quasi dovessero metabolizzare e digerire gli eventi.
La seconda smentisce però la prima a dire il vero, si sfrutta una TRAGEDIA pur di fare un manifesto politico così intriso di demagogia e qualunquismo che manco Lotta Continua o le Brigate Rosse.
Esprimere una opinione di getto, di pancia, limitandosi al fatto e dare magari solidarietà alle famiglie, senza parlare di elettori e governi, è così difficile?
E quindi?
siamo tutti vicino al signor Accardo ed alla sua famiglia punto e basta!!!
Meno male, adesso che il meetup si è espresso possiamo dormire la notte. Grazie del pippone!