Potrebbero arrivare nei prossimi giorni ai magistrati della Procura di Palermo nuovi documenti, raccolti da due studiosi, lo storico siciliano Giuseppe Casarrubea e il ricercatore Mario J. Cereghino, a sostegno della tesi per la quale il bandito Salvatore Giuliano non sarebbe stato ucciso nel luglio del 1950 ma sarebbe fuggito alla volta degli States.
Anche se finora all’ufficio del pm non è arrivato nulla, i documenti raccolti dagli studiosi potrebbero contribuire ad arricchire le indagini che la Procura ha avviato tempo fa ipotizzando la sostituzione del cadavere del bandito morto nel luglio 1950 a Castelvetrano, con quello di un sosia.
In particolare, Casarubea e Cereghino citano testimonianze dei giornali statunitensi del 1950 che davano Giuliano come presente negli States, per sostenere che il bandito potrebbe essere ancora vivo. Secondo la loro ricostruzione, riportata oggi da ‘La Stampa’, il bandito si sarebbe imbarcato alla volta della Tunisia per poi proseguire verso gli States. A sostegno della loro tesi, i due citano notizie di stampa estratte da quotidiani come il Chicago Daily Tribune che il 18 giugno 1950 titolava “Il re dei banditi siciliani sarebbe sano e salvo negli Usa”.
Fonte: (Rre/Zn/Adnkronos)
AUTORE. Adnkronos
la verita di questo uomo e la condanna della societa che lo circondava. Lui era credulo nel credere alla legge e
e il suo credere la deluso nel momento del bisogno, come
tanti poveri discgrazziati che non anno arte e parte.
io giudico giulia nocome un uomo che a sofferto e un ragazzo di strada, con tanto orgoglio e di carattere avventuriero, la sua volonta di cambiare molto le situazzioni, ma senza esiti potenzialmenti pericolosi e
questa e stata la sua condanna
di Salvatore Giuliano ce ne vorrebbero almeno altri 1.000 in ogni comune della sicilia…