A ottobre gli italiani saranno chiamati a votare un referendum costituzionale per approvare o respingere la riforma della costituzione che porta il nome dell’attuale ministra Maria Elena Boschi, che ne è stata la promotrice.
La riforma è stata approvata in doppia lettura da camera e senato e ora dovrà passare al vaglio dei cittadini. Ecco la posizione dell’Avvocato Giuseppe Bongiorno, ex Sindaco della Città di Castelvetrano e Senatore della Repubblica dal 2001 al 2006.
AUTORE. RedazioneMi scuso per la lunghezza del testo, ma la questione è complessa e merita spazio e tempo.
REFERENDUM – CON LA COSTITUZIONE RIFORMATA SI AVRA’:
1) La selezione della rappresentanza parlamentare resta prerogativa del ceto dirigente dei partiti, sia per i deputati che per i senatori;
2) Troveranno posto in parlamento i rappresentati diretti dei partiti nella camera dei deputati, i rappresentanti delle autonomie territoriali (consigli regionali e sindaci) nel senato, anch’essi scelti dai partiti;
3) Non saranno rappresentati invece gli interessi emergenti della societa’, le cosiddette autonomie funzionali, ossia l’universita’, la scuola, gli enti di ricerca e di cultura, le camere di commercio, per altro gia’ richiamate nella costituzione vigente;
4) Il senato riformato, rappresentativo delle autonomie locali, perde talune competenze connesse alle materie di competenza cosiddetta concorrente (stato-regione), ma resta un’opera parziale riguardo al fine della eliminazione del bicameralismo perfetto, realizzandosi invece un bicameralismo “imperfetto”, nel senso di un sistema raffazzonato e inadeguato;
5) Il senato, infatti, mantiene tra l’altro la competenza nelle materie oggetto delle direttive comunitarie e nelle materie oggetto di interesse diretto o indiretto delle regioni, cioe’ di una parte notevolissima della funzione legislativa parlamentare;
6) Inoltre, in caso di conflitto tra le due camere, la competenza a dirimere le controversie sara’ dei presidenti delle camere medesime (si provi ad immaginare cose potrebbe accadere);
7) A questo punto meglio eliminarlo il senato, onde evitare che i rappresentanti delle regioni, anche per dare un senso alla loro presenza nel parlamento nazionale, possano elevare steccati contro provvedimenti ritenuti lesivi degli interessi regionali;
8) I neosenatori saranno comunque espressione dei partiti e cosi’ finiranno per assumere atteggiamenti coerenti con le linee politiche dei partiti, vanificando lo spirito e la lettera della riforma;
9) Non e’ introdotto, di contro, nell’ordinamento un elemento di raccordo con le istituzioni europee sempre piu’ immanenti rispetto alle istituzioni nazionali;
10) Viene poi introdotto, grazie alla nuova legge elettorale e ai connessi meccanismi di attribuzione del premio di maggioranza, un presidenzialismo strisciante;
11) Il presidenzialismo, in quanto tale, puo’ essere valutato favorevolmente, ma e’ la sua introduzione subdola, non trasparente, priva dei dovuti elementi equilibratori tra potere esecutivo e potere legislativo, che lo fa nella fattispecie valutare negativamente;
12) Manca, come principio generale, ogni riferimento aggiornato alle nuove emergenze sociali (produzione, sostegno all’investimento, concorso alla spesa pubblica, prelievo fiscale, valorizzazione del patrimonio naturalistico e culturale, funzione sociale dell’informazione);
13) Non si interviene sull’ordinamento giurisdizionale, eppure e’ diventato un nodo strategico nella vita del paese;
14) Manca un intervento forte sulla salvaguardia della coesione nazionale e della dignita’ delle istituzioni, in primis del parlamento e degli altri livelli rappresentativi politici.
NON SI SENTE BISOGNO DI UNA SIFFATTA RIFORMA. Non e’ vero, infine, che se non passa questa riforma, non se ne parlera’ piu’. Anzi e’ esattamente il contrario. Bisogna bocciarla e aprire una vera e propria fase “costituente”.
Cio’ che resta della legislatura lo si utilizzi per una legge elettorale giusta e per un adeguamento dei regolamenti parlamentari, misura questa sufficiente a velocizzare e a rendere meno costosa la funzione legislativa.
Avv. Giuseppe Bongiorno
Che un ex senatore difenda il senato è nella normalità
della nostalgia di un tempo andato.Ma la riforma è necessaria per velocizzare i tempi di approvazione delle leggi e per risparmiare alcune centinaia di lauti stipendi.
Condivido che si tratta di una riforma pasticciata, tra l’altro non si parla di elezione diretta del Presidente della Repubblica.
Ho grande stima per Beppe Bongiorno, però deve ammettere che le sue argomentazioni per il no,sono forzate ed fondate, per ragioni di schieramento partitico, neanche politico !
I deputati nominati dai partiti saranno 100 su 630;
I senatori NON saranno scelti dai partiti ma consiglieri regionali o Sindaci eletti, come consiglieri e come senatori dai cittadini.
La nefasta riforma costituzionale Bassanini per inseguire la Lega con il federalismo, ha reso lo Stato pari alle Regioni e con la competenza concorrente ha dato troppi poteri alle regioni in materie di interesse generale; ora si cambia si tagliano poteri assurdi alle Regioni.Il bicameralismo si limita solo a pochissime materie, e si rende il processo legislativo più snello ed efficiente. Infine, non è corretto dire no alla costituzione che va giudicata per le sue norme non per le criticità di una legge ordinaria quale la legge elettorale, nè per far cadere Renzi !