Era il ristorante di un uomo che per primo, a Castelvetrano, ha voluto un’associazione contro il racket. L’indagine ha accertato che l’incendio è solo doloso, ma lui, però, non si lascia intimidire.
“Non sono solo e continuerò a combattere”. Parla Antonio Pizzo, un po’ avvilito per il gesto, ma con tanta forza e determinazione, di un uomo che lotta da anni contro la mafia e che non si è mai fatto intimidire. Forse un avvertimento, saranno le indagini da parte del commissariato di polizia a stabilirlo. “Sicuramente, di chiunque sia la mano, dietro c’è sempre una mentalità mafiosa, ne sono più che convinto e io non ho paura, ma posso benissimo affrontare chiunque sia stato, parlare e capire perché appiccare il fuoco al mio locale”.
L’associazione antiracket, di cui lui stesso fa parte, la Libero Futuro Castelvetrano, gli sta vicino e sta aspettando di capire se effettivamente sia riconducibile al suo operato contro la mafia a sostegno degli imprenditori vittime delle estorsioni o se magari ci sia solo la mano di un balordo. Il presidente di Libero Futuro, Nicola Clemenza, ha ribadito la sua piena vicinanza a Pizzo, ricordando che ha voluto precisare che a prescindere da chi sia stato, Castelvetrano è una città con una cultura mafiosa e che gesti come questo, fanno capire come le associazioni antiracket abbiano ancora tanto lavoro da fare, per far crescere la città e cambiare.
Il senatore, Giuseppe Lumia è intervenuto sulla vicenda e ha fatto notare come a pochi giorni dal consiglio comunale aperto, in sostegno dell’imprenditrice, Elena Ferraro, vittima il mese scorso di un vile atto intimidatorio, possa adesso accadere questo episodio increscioso.
Se si tratta di un incendio doloso, lo stabiliranno i vigili del fuoco e la magistratura – dichiara Lumia – ma va notato, che Antonio Pizzo, il proprietario del locale, è socio fondatore dell’associazione antiracket “LiberoFuturo Castelvetrano” e si è battuto per la tutela ambientale del territorio. Ecco perché sento il bisogno di ribadire il mio sostegno ed il mio impegno in favore di chi si batte per la legalità e non mi stancherò mai di farlo
Una vita impegnata nella lotta alla mafia. Dal 74 al 2010, ha lavorato in comune a Castelvetrano e ha anche prestato servizio presso il comune di Pantelleria, su incarico della prefettura, per gestire l’ufficio di abusivismo edilizio e salvaguardia del territorio. La sua prima denuncia, nei primi anni 80.
Antonio Pizzo, si è ribellato, denunciando in quegli anni, chi cercava di deturpare, nella riserva naturale del fiume Belice, le dune di quella sabbia, che veniva utilizzata per costruire, mettendo in serio pericolo l’equilibrio di quello straordinario tratto di costa. Da li i primi atti intimidatori, come i suoi cani, crudelmente crocifissi e appesi al portone di casa sua a Selinunte o il coltello che trovò infilzato sul cuscino. Antonio Pizzo, ha anche lanciato un appello.
“L’Antiracket – dichiara – non ha bisogno di martiri, ma di gente che collabori, che lavori e che cresca in una logica antimafia. Invito, tutti gli imprenditori a denunciare, a non aver paura, perché con “Libero Futuro” non si è soli”
Francesca Capizzi
per GdS
Dopo i suoi cani, crocifissi e inchiodati al suo portone e dopo il coltello trovato sul suo cuscino direi che con buona probabilità si tratta di un atto intimidatorio doloso compiuto contro un uomo che da anni combatte la mafia nella nostra città. La gente onesta continua a lottare nonostante questi atti atroci e meschini. Il minimo che possiamo fare è sostenere quest’uomo che con il suo coraggio non si lascia intimorire da questi quaquaraquà da quattro soldi, che si credono indistruttibili e invece sono soltanto dei poveri falliti che hanno bisogno di fare queste cose per sopperire ai loro complessi di inferiorità.
Forza, Antonio, sono con te!
Antonio…. sento il bisogno di esprimerti la mia solidarietà e la mia stima.
Soprattutto se le cose sono andate come sembra, tutta la Castelvetrano onesta dovrebbe indignarsi, mostrare solidarietà e dare forza a questa persona; invece noto un “assordante” silenzio del web: solo sparuti commenti e nulla più. Quando c’è di mezzo il disgraziato extra-comunitario o qualche curioso fatto di costume tutti pronti a spendere fiumi e fiumi di parole, spesso inutili e gratuite; quando invece c’è “ciavuru” di mafia, all’improvviso, ci si scopre “curti di paroli” e “curti di cirimònia”.
Caro Antonio tu sei un combattente rialzati e torna a lottare. Sono stato e sarò sempre dalla tua parte. Un fraterno abbraccio.
Dai ANTONIO … Sei una roccia ! Un Affettuoso abbraccio .
se succedono ancora di questi eventi e perchè sono ancora pochi gli operatori economici che per pricipio tengono la schiena dritta rispedendo al mittente qualsiasi richiesta che non provenga dal cuore e dalla generosità. La colpa è dei più che ancora oggi per quieto vivere tollerano certi costumi assecondando pretese anche di modeste entità provenienti dai soliti noti balordi di paese.
Requisito fondamentale per l’indignazione, rimane ancora la dignità che, ahinoi, non è in vendita dal fruttivendolo. Il mancato guizzo di adeguata reazione popolare è purtroppo dovuto all’asfissia dei sentimenti comunque schiacciati da ogni tipo di prepotenze, mafiose e antitutto. Violenza mafiosa , prevaricazioni assurdamente condotte nel solo presunto nome della legge, menefreghismo cinico individuale e opportunismi associati. Tutto in una brodaglia che finisce per agevolare ancora un fenomeno, quello mafioso, che , pure alquanto giustamente percosso, trova un maleodorante terreno di coltura che genera atti devastanti quali quello che oggi colpisce Antonio Pizzo, e, con lui, l’intera Collettività degli Onesti. La coriacea combattività dell’Arch Pizzo necessita di atti concreti di solidarietà, come quella che si DEVE a Chiunque espone il “petto “ alle scelleratezze degli ominicchi del disonore. Antonio, offrendoTi il personale aiuto comunque, al solo fischio, proporrei alle Associazioni dai titoli altisonanti di organizzare al CineMarconi una o più serate con incasso di solidarietà antimafiosa. Il condizionale è d’obbligo per la proposta , la disponibilità del FARE, invece, chiede l’imperativo morale !
Avviamo subito una raccolta di fondi per dimostrare concretamente che l’arch Pizzo non è solo.
Un grande affettuoso, sentito abbraccio di solidarietà e di vicinanza ad Antonio per qualunque motivo si sia verificato l’incendio. Se alla fine delle indagini dei vigili del fuoco e della polizia dovesse risultare, cosa che oggi non sappiamo, un attentato mafioso, la Comunità civile avrebbe il dovere non solo di dichiarare la propria vicinanza alla vittima ma di farsi carico di un concreto aiuto economico allo stesso.
L’unica nota stonata dell’articolo la dichiarazione di certo Clemenza che afferma, con una bella faccia tosta, per non dire altro, che, qualunque siano state le cause dell’incendio, rimane il fatto che “Castelvetrano è una città con una cultura mafiosa”.
Come si permette questo tizio ad offendere un’intera Città di persone perbene che lavorano ed operano onestamente? Che si vergogni se è in grado ancora di farlo. La macchina del fango di certa antimafia di professione fa solo del male a questa Comunità che, senza dimenticare il cancro mafioso che la mortifica, chiede rispetto.
Ti ho conosciuto Antonio ragazzino, e, poi, essendomi allontanato da Castelvetrano da circa quarant’anni non conoscevo la storia della tua vita da adulto, in un contesto sociale dove la mafiosità è ancora radicata.
Sciascia ha diviso la nostra società sicula,che pure amiamo, in quaraquà, ominicchi, mezzi uomini, ed UOMINI.
Devo dirti, caro Antonio, che TU SEI UN UOMO.