[di Alessandro Teri] A meno di un anno dall’inaugurazione il campo polivalente Unità d’Italia, a Castelvetrano, rischia di battere ogni record di incuria.
Sorto nel 2014 su un terreno confiscato alla mafia con un finanziamento europeo di quasi 500 mila euro, vicino al lago Trinità di Delia, questo esempio di opera pubblica dalla dubbia utilizzazione versa ad oggi in uno stato di totale abbandono, attendendo solo che venga dato in gestione.
Ma realtà vuole che la struttura mostri chiari i segni del tempo, in verità pochissimo, dalla consegna avvenuta solo lo scorso settembre: la copertura del versante est (quello che non si scorge dalla strada) è infatti ampiamente danneggiata, anzi, mancante per metà. Tanto vasto è lo squarcio che l’accesso al campo da gioco, sporco, con immondizia sparsa ovunque, è ormai tranquillamente libero.
Si farebbe presto a parlare di vandalismo, certo. Il pericolo che diventi un ricettacolo di brutte frequentazioni ed abitudini c’è, è reale. Non fosse che le cattive condizioni dell’opera siano principalmente dovute ai danni provocati dal maltempo, al vento forte che ha imperversato nel pieno dell’inverno.
Solo che quello stesso squarcio nel frattempo si è andato allargando, non essendo stati effettuati i previsti lavori che avrebbero consentito in breve il ripristino delle normali condizioni. Eppure un impegno di spesa di 10 mila euro da parte degli uffici tecnici a fine febbraio c’era stato, per lavori di «somma urgenza».
Mentre di poco seguente – del 2 marzo, per la precisione – è l’avviso pubblico che, sotto la vecchia amministrazione, mirava alla «concessione in uso a titolo gratuito dell’immobile comunale destinato a campo polivalente coperto denominato Unità d’Italia»; quando ancora all’orizzonte c’era solo il rinnovo di sindaco e Consiglio, senza immaginare l’arrivo degli ispettori, le dimissioni del primo cittadino castelvetranese, l’annullamento delle elezioni, lo scioglimento del Comune e la nomina dei commissari prefettizi.
E proprio il commissario Salvatore Caccamo fa il punto su tale bando, su una delle tante complicate pratiche con cui, assieme alle colleghe Maria Concetta Musca ed Elisa Borbone, stanno facendo i conti: «Risulta sia arrivata un’unica offerta, da parte di un’associazione operante sul territorio – conferma il rappresentante dello Stato –. E al momento si è alla fase preliminare del contratto».
Dunque, c’è la possibilità che in futuro qualcuno prenda in gestione per cinque anni il campo abbandonato. O meglio, c’è un soggetto interessato. Però da qui all’affidamento ancora ci sono dei passi da compiere, il primo di massima importanza: «Si è in attesa della certificazione prefettizia antimafia, essendone stata fatta richiesta il 16 giugno», spiega sempre Caccamo.
Poi si dovrebbe mettere in chiaro, prima dell’eventuale convenzione, a chi spetterebbero le spese per i danni non riparati alla tensostruttura, nonostante i mesi finora non sfruttati. Dato che il campo verrebbe comunque consegnato nelle condizioni in cui si trova, col beneficiario teoricamente tenuto a farsi carico delle riparazioni necessarie.
«Sarebbe importante affidare la gestione del campo il più presto possibile», non resta che dire al commissario Caccamo.
Facendo giocare, e vincere, la legalità.
di Alessandro Teri
per Giornale di Sicilia