Al momento del varo, ebbe una madrina d’eccezione: Eva Herzigova. Era il 7 luglio 2006 e la “Costa Concordia” veniva battezzata nel porto di Civitavecchia. Una nave da crociera improntata al lusso e alle dimensioni mastodontiche con un equipaggio di 1100 persone e una capienza massima di 3780 passeggeri.
Tra le sue caratteristiche, quella di poter vantare la costruzione del più grande Centro benessere a bordo di una nave, denominato Samsara Spa, dislocato su due piani e con una superficie di oltre 2.100 m², con 1500 cabine totali (come si legge su Wikipedia).
Costa Concordia è costata 450 milioni di euro.
Insomma, una “nave dei sogni” come era stata definita in occasione del varo. Un gigante che nessuno poteva immaginare coinvolto in un incidente come quello al Giglio.
E’ di tre morti e 14 feriti il bilancio dell’incidente della nave da crociera Costa Concordia avvenuto questa notte al largo dell’isola del Giglio. Verifiche sono in corso sui dispersi soprattutto nella parte della nave che risulta sommersa dove sono all’opera squadre di sommozzatori per verificare se qualcuno sia rimasto intrappolato.
La nave, che appare adagiata su un fianco appoggiata al fondale, presenta sulla fiancata sinistra uno squarcio lungo almeno 70 metri e un’inclinazione di oltre 80 gradi dalla parte opposta. Molti gli interrogativi sull’incidente che secondo alcuni passeggeri sarebbe stata fuori rotta di alcune miglia.
Non puo’ esservi dubbio: la nave ha preso uno scoglio.
Le indagini dovranno stabilire perche’: puo’ essersi trattato di errore umano o di avaria degli apparati elettronici”. E’ quanto ha detto all’ANSA un esperto di navigazione che si trova nell’area dell’incidente e che ha sommariamente ispezionato da sottobordo la Costa Concordia. Nello squarcio della nave infatti appare visibilmente incastrato un masso strappato, secondo una prima ricostruzione, da un gruppo di scogli denominato “le Scole” che si trovano a circa 500 metri alla destra del porto guardando la terraferma. Dopo il violento impatto chi era alla guida della nave avrebbe cercato di portare la nave verso fondali più bassi.
La nave con a bordo 4.229 persone tra passeggeri e membri dell’equipaggio era partita da Civitavecchia circa due ore e mezza prima dell’incidente: i passeggeri erano a cena quando si e’ avvertito un forte boato e si sono succeduti diversi black out.
E’ stato un incubo, sembrava di essere sul Titanic, abbiamo veramente creduto di morire” raccontano alcuni dei passeggeri che hanno lamentano l’inadeguatezza del personale a bordo della nave nell’assistenza ai soccorsi.
TESTIMONIANZA: Eravamo partiti da Civitavecchia da due ore e mezza ed eravamo tutti a cena quindi vestiti in maniera elegante, in quanto era la prima cena alla quale ha partecipato anche il comandante. Ad un certo punto abbiamo sentito un boato al quale e’ seguito un black out
TESTIMONIANZA: Dopo l’incidente ci siamo diretti verso i punti che ci indicavano e abbiamo cercato di prendere un giubbotto salvagente mentre il comandante cercava di rassicurarci. Poi ci hanno imbarcato sulle scialuppe di salvataggio ma il personale non era assolutamente adatto a svolgere i compiti che gli erano stati assegnati. Sulla scialuppa dove ero imbarcata io hanno cambiato anche il conducente. Dei giubbotti salvagente non funzionavano neanche le luci
Dopo i sardi i piu’ numerosi sono i siciliani, con 195 unità, i piemontesi (148), e i lombardi (142). Seguono Emilia Romagna (71), Veneto (69), Toscana (42), il Trentino Alto Adige (26), Liguria (21), Calabria (17),Lazio (12), Campania (10), Puglia (10), Abruzzo (9), Basilicata (5), Friuli Venezia Giulia (2), Umbria (2).
AUTORE. ANSA
oramai ci si fida troppo della tecnologia, chi sta in plancia spesso non guarda fuori, si fida delle apparecchiature di bordo, radar, GPS, pilota automatico, inserendo l’allarme se vi è qualcosa che nn va, per cui capita pure che neanche quegli strumenti di navigazione guardano, e poi succede il patatrac. Dopo tanti anni di mare oramai ho capito che apparecchiature o no bisogna stare con gli occhi sempre aperti. Un antico detto dice “A MARE NON CI SONO TAVERNE”, ed è vero.
condivido quanto detto dal sig. leone … Su quella nave
vi era anche una famiglia di castelvetrano