Dopo aver letto il post del presidente Club per l’ Unesco su www.castelvetranoselinunte.it, mi soffermo in particolar modo all’immagine in coda al comunicato stampa di un mio lavoro di cui non si cita l’autore in questione, per sottolinearne alcuni aspetti minimi, peculiari alla satira e alla sua rappresentazione. Il nome caricatura, espressione della grafica satirica, trova la sua origine in Italia nel ’600 con i Carracci, pittori bolognesi che usano questo termine per indicare l’esasperazione dei tratti fisici utile ad indurre al riso chi guarda.

Filippo Baldinucci, Vocabolario toscano dell’arte del Disegno, Firenze, 1681 “caricare: dicesi anche da’ Pittori o scultori, un modo tenuto da essi in far ritratti, quanto si può somiglianti al tutto della persona ritratta; ma per giuoco, e talora per ischerno, aggravando o crescendo i difetti delle parti imitate sproporzionatamente, talmente che nel tutto appariscano essere essi, e nelle parti sieno variati”

Nella storia della satira, la satira politica si esalta nei momenti di forte tensione morale e, come amaramente si può constatare è anche forse per questo che ora la satira giornalistica non conosce i suoi tempi migliori, ma è indubbio che la satira non morirà mai.

Volendo ora parlare del mio lavoro dal titolo (“lo spiritoso folletto”: diabolico, politico, umoristico, comico, critico, satirico, pittoresco) esposto al convento dei Minimi di Castelvetrano che non è nè un dipinto nè una vignetta ma un disegno a matita satirico, vorrei precisare che non ho mai incontrato nella mia vita il nuovo direttore del parco di Selinunte e quindi non conoscendone le fattezze fisiche e morali del personaggio, ho semplicemente rappresentato lo scambio dei ruoli dirigenziali individuandone una caricatura di tipologia artistica che tanto successo ebbe soprattutto nell’ ottocento e cioè quella con un aspetto esagerato alle sproporzioni o alle infermità fisiche una sorta di divertissement dell’artista, una fantasia buffonesca, uno scherzo lieve.

Ci sono anche altri personaggi di piccola statura nell’ opera in questione tra cui uno che per raggiungere l’altezza del direttore Enrico Caruso si arrampica su un vaso greco con una rappresentazione pittorica di una scena erotica molto diffusa nella cultura greca di allora,ma che oggi a qualche moralista potrebbe destare fastidio.
Avrei potuto utilizzare un’altra tipologia di caricatura artistica che si accanisce contro le passioni e i vizi più vendicativa che dal singolo può estendersi al corpo sociale o alle istituzioni, ma non è stato il caso in questione.

Si dovrebbe divulgare molto più l’ educazione alla lettura dell’arte satirica, per accrescere in noi l’ironia, la capacità di autoironia per potenziare una profonda capacità critica, evitando molti sottintesi in quanto la satira vive anche di cose non dette, si alimenta di insinuazioni e soprattutto suppone molta complicità tra disegnatore e il fruitore.
Il problema, da cui spesso lo scandalo, è che ciò che prima era un sistema chiuso, una sorta di scambio tra un giornale e il suo specifico pubblico, adesso viaggia veloce sul Web e quindi arriva spesso a destinatari anche fuori dal suo contesto.

Momò Calascibetta

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