La Humanity1 non ripartirà. E domani mattina presenterà ricorso al Tar del Lazio contro il decreto. Il braccio di ferro tra le Ong e il governo ruota attorno al diritto internazionale. Dalla nave, ferma al molo Levante da questa notte, sono sbarcate 145 persone di queste 102 minori e 100 non accompagnati. Dopo due settimane in mare hanno toccato terra e sono state trasferite in una struttura provvisoria, mentre altri 34 naufraghi sono costretti a rimanere a bordo. Stando ai criteri stabiliti dal Viminale, dopo una traversata in mare, settimane passate a dormire all’addiaccio sulla nave Ong non sarebbero a rischio, non possono sbarcare. E così sarà anche per le altre navi umanitarie nel Mediterrano.
Il decreto di sosta temporanea è stato firmato dai ministri dell’Interno Matteo Piantedosi e dei Trasporti Matteo Salvini anche per la Geo Barents di Medici senza frontiere con i suoi 572 migranti che è arrivata nel porto di Catania. In 357 sono sono scesi dalla nave di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere, sono tre donne e 56 bambini non accompagnati.
Il comandante della Humanity 1 ha però deciso che non farà ripartire la nave Ong, opponendo il diritto internazionale alla richiesta delle autorità italiane. “Vorrebbero fare scendere i fragili e poi imporre al comandante di ripartire”, ha spiegato l’avvocato Alessandro Gamberini, che assiste legalmente la ong. “Ovviamente – ha aggiunto Gamberini, che in passato ha assunto la difesa nei casi Rackete e Vos Thalassa e Open Arms a Ragusa – il comandante di Humanity 1, anche su nostra indicazione, si rifiuterà e dirà che devono scendere tutti secondo le regole del diritto di asilo”.”Chi è rimasto a bordo è disperato, un uomo ha avuto un collasso – fa sapere l’equipaggio di Humanity1 – al momento noi rimaniamo in porto e aspettiamo. Non ci è stato chiesto di partire”. Chiedono e sperano che alla fine a tutti venga permesso di sbarcare, non capiscono come trentacinque persone possano essere un problema per una città come Catania o un Paese come l’Italia.
Gli sbarcati trasferiti al Palaspedini
Eppure, al momento è stallo. E il braccio di ferro continua sulla pelle di trentacinque persone, rimaste a guardare gli altri che uno dopo l’altro venivano accompagnati sugli autobus che quasi all’alba li hanno accompagnati al Palaspedini, un palazzetto dello sport riconvertito in struttura d’accoglienza. Tre ragazzine, qualche mamma con bambini, poi gli oltre cento adolescenti che hanno affrontato la traversata senza un adulto accanto, quindi i casi medici gravi. Uno dopo l’altro sono scesi dalla nave, sono stati controllati, identificati e accompagnati a bordo dei bus. Gli altri sono rimasti dal ponte, affacciati alle paratie in attesa, o meglio nella speranza, che qualcosa si muova, che anche loro possano finalmente toccare terra.
AUTORE. Redazione