A meno di un mese dal naufragio nel quale sono morti 6 migranti, il barcone che si è arenato sulla spiaggia di fronte l’hotel “Paradise beach” di Marinella di Selinunte non c’è più. Il mare e le correnti lo hanno totalmente distrutto, scardinando le parti in legno, sfasciando quelle in metallo, lasciando solo il motore lì dove si è arenato il barcone. Il mare ha come cancellato la memoria, l’elemento-prova di quel viaggio che una sessantina di migranti hanno iniziato dalle coste tunisine e concluso a poche decine di metri dalla meravigliosa costa della Riserva naturale orientata della foce del fiume Belìce. Sei non sono riusciti a salvarsi, gli altri, invece, sono arrivati sulla spiaggia sani e salvi: alcuni si sono messi in fuga ma subito sono stati bloccati a Porto Palo di Menfi, altri a Castelvetrano. Un altro sparuto gruppo di migranti minori, invece, hanno chiesto aiuto ad alcune comunità di Castelvetrano, dopo aver vagato per giorni tra le campagne che separano Selinunte da Campobello e Castelvetrano. Quel barcone, sotto sequestro da parte dell’autorità giudiziaria, avrebbe dovuto essere rimosso non appena liberato. Ma il mare lo ha distrutto.
Intanto le salme dei 6 migranti morti si trovano ancora all’obitorio dell’ospedale di Castelvetrano. La prefettura di Trapani ha chiesto ai Comuni della provincia di Trapani la disponibilità ad accogliere le salme per essere tumulati nei propri cimiteri. Al camposanto di Castelvetrano non c’è posto.
non sono migranti,sono clandestini