“Credete che sia qui soltanto per sviolinare? No, assolutamente. Arrivo dall’aeroporto, entro in città e praticamente ci sono 400 persone su 200 senza casco e in tutti i posti ci sono tre file di macchine in mezzo alla strada e si passa con fatica.
Questo significa che tu non hai capito il senso dell’esistenza con gli altri. Non lo sai, non lo conosci. È inutile che ti mascheri dietro al fatto che hai il mare più bello del mondo. Non basta, sei un’isola di merda. Non amo la Sicilia che rovina la sua intelligenza e la sua cultura, che quando vado a vedere Selinunte o Segesta non c’è nessuno e sono solo. Non amo questa Sicilia che si butta via”.
Chi ha letto “Il libraio di Selinunte” non può stupirsi delle parole di Vecchioni che, a Palermo, ha detto, in altro più colorito modo, ciò che in quel libro dichiarava, riferendosi a noi castelvetranesi, e cioè che siamo un popolo che, avendo smarrito il senso della memoria, non sa chiamare più le cose col loro nome e disperde un patrimonio di bellezza, storia e cultura che ha immeritatamente ereditato.

Roberto Vecchioni in uno scatto di Paolo De Francesco, fonte FB
Roberto Vecchioni, uomo di eccezionale sensibilità, nutrito com’è in ogni sua fibra di Umanesimo e fiducia nell’uomo, non mi pare che debba pentirsi di nulla; anzi, con la sua provocazione, ha difeso la Sicilia, rimproverando quei siciliani che non la difendono e che la lasciano morire, rifugiandosi, come bene dice Giuseppe Tomasi di Lampedusa, nella presunzione di essere perfetti.
Perché avrebbe dovuto essere ipocrita? Perché, invitato ad un dibattito dalla facoltà di ingegneria di Palermo, non doveva dire quello che, non solo lui, ma ciascuno di noi, nel suo intimo, davvero pensa, quando si interroga (e io lo faccio tutti i giorni) sul motivo per il quale deve vivere in una città sporca, senza servizi, caotica; in una terra in cui i cosiddetti “parchi eolici” (in odore di mafia) hanno devastato il panorama, dove le strade crollano, le ferrovie sono obsolete, i santi si inchinano davanti ai boss, i politici si fanno sbiancare il culo, gli ignoranti sono chiamati a fare i consulenti culturali e gli asini si assidono in cattedra a pontificare senza costrutto.
Questo davvero vogliamo? Continuare a boccheggiare in un mondo senza più ossigeno di realtà e giustizia? Affogare, lentamente ma inesorabilmente, in un mare di incoerenze e di merda? Il cantautore ha aggiunto qualcosa di ulteriore al suo sfogo: “I siciliani sono la razza più intelligente che esiste al mondo, perché si buttano via così? mi dà un fastidio immenso che l’isola non sia all’altezza di se stessa”.
Insomma, non vale a niente rivangare il mito della “Sicilia bedda”, decantare le sue bellezze, il suo fascino o il suo passato, proprio mentre quel patrimonio viene deturpato da classi dirigenti irresponsabili, che da anni l’hanno consegnata a un passo dal default; ricordare che siamo la patria di Archimede, di Gentile e di tanta filosofia; la madre della scuola poetica che tanto ha contribuito, ancor prima di Dante, alla nascita della lingua italiana; la Trinacria, la terra del mito, che ha dato i natali non solo ai padri del Verismo, Giovanni Verga e Luigi Capuana, ma anche ad altri grandi scrittori e pensatori tra i più amati del ‘900, come Pirandello, Quasimodo, Tomasi di Lampedusa, Sciascia, Consolo e Bufalino; né giova citare persone come Giovanni Falcone (con la moglie e la scorta) o Paolo Borsellino, che non amavano definirsi eroi proprio perché spronavano tutti i siciliani (e con essi l’Italia intera) ad avere le loro peculiari doti di onestà e coraggio.
Non serve a niente, dicevo, se poi ci incazziamo di fronte alla sfida di chi, con grande onestà intellettuale, ci ricorda che tutti dobbiamo sentirci tirati in causa quando chiudiamo gli occhi e non facciamo nulla per migliorarci e difendere l’invidiabile patrimonio naturale, artistico, culturale che abbiamo avuto in dono.
Anche noi, che magari lottiamo per un mondo migliore, confinati ed emarginati nella nostra piccola realtà, ma che non siamo pronti a schierarci quando, come in questo caso, diventa essenziale, Io lo faccio e dico: Vecchioni ha ragione.
Francesco Saverio Calcara
AUTORE. Francesco Saverio Calcara
vero!
caro professore Calcara, siamo sempre noi a demonizzare e condannare la Sicilia, e come da copione anche lei non sfugge a questo vezzo.Mi chiedo come mai, considerato che le e’ piaciuto tanto il “Libraio di Selinunte, lei da amministratore, non abbia mai chiamato Vecchioni per un incontro-dibattito in questa città. Lei ritiene che questa persona “di eccezionale sensibilità, nutrito di Umanesimo e fiducia nell’uomo” abbia difeso la sicilia utilizzando un linguaggio da scaricatore e lo abbia fatto per amore.Ma se ad una persona amata lei dicesse : “quanto sei bella, pero’ sei fetida trasandata e sporca, come crede che reagirebbe?Quando si ama non si insulta l’amato bene, si fa del tutto per fargli comprendere gli errori compiuti o gli atteggiamenti sbagliati con garbo e gentilezza Chi si comporta in modo diverso e utilizza le ingiurie non ama.Io invece amo la Sicilia, ne vivo con pena le contraddizioni come milioni di altri siciliani.Non posso consentire che qualcuno, si arroghi il diritto di esprimersi con veemenza e volgarita’ contro la mia terra..Le parole di Vecchioni sia inteso, non mi offendono: molto piccolo come personaggio, inesistente come intellettuale, insomma solo un autore di canzonette piu’ o meno orecchiabili.Tuttavia e’ popolare e quello che ha detto, in certe fasce del popolo fa presa, dunque
contribuisce in modo notevole a divulgare e confermare lo stereotipo del siciliano brutto sporco e cattivo.Se poi tanti ne hanno condiviso la scurrilita” del linguaggio, pazienza la volgarita’ ha sempre molti proseliti,e me ne faccio una ragione. A questo punto prendiamo Battiato lo mandiamo a Milano e facciamogli dire che e’ assolutamente trascurabile, anzi del tutto inutile il fatto che sia una delle citta’piu’ grandi e piu’ attraenti, (economicamente parlando sia inteso) d’Europa, perche’ e’ invece la capitale della corruzione: vedi caso expo, tangentopoli presidente della provincia che e’un caposaldo di tutte le mafie; che fa schifo per l’incapacita’ dei suoi abitanti di mostrare attenzione ai rapporti umani perche’ non conoscono , l’empatia, la disponibilita’ umana, la generosita’e che e’ fredda nebbiosa e tristissima insomma una citta’ di merda!Come pensa che reagirebbero i Milanesi? Io so come reagirebbe lei: Battiato ? il solito siciliano rozzo sporco brutto e cattivo
C’è poco da fare il nostro essere “scarsi e superbi” è più forte di noi…vero Rosanna?
Pensi sia un “vezzo” puntare l’indice contro vizi e difetti di una terra, che sicuramente chi scrive qui ama, e appunto per questo non può chiudere gli occhi.
Ah no, tu dici che bisogna usare i “metodi dolci” che le nostre verginee orecchie non possono tollerare termi ni scatologici: ma dopo 150 anni dall’Unità quanta dolcezza ancora ci vuole? E non venir fuori con giustificazioni vetero-meridonaliste perchè ormai hanno fatto la muffa anche quelle…
Solo uno stolto non può condividere che quella di Vecchioni era, nel suo complesso, una dichiarazione d’Amore e la parola incriminata era solo un bicchiere d’acqua fredda in faccia a chi non vuole vedere o si inventa paraventi storico-sociologici.
Cara Rosanna, purtroppo utilizzi tecniche retoriche, sempre uguali, sempre quelle, sempre misere, per spostare il fuoco del discorso:
1) sposti l’attenzione sulla qualità della persona che ha espresso l’opinione
2) sposti l’attenzione su altri contesti che, evidentemente non conosci bene (Milano, che è attraente per 100 altri motivi oltre a quelli economici ed è molto più umana e generosa di quello che pensi)
Non prendere piena coscienza dei problemi, non prenderli di petto o addirittura avere remore a esprimerli, è parte del problema stesso.
Selinunte, fine giugno 2014 … Un mattino luminosissimo, cielo azzurro capace di arrivare dritto al cuore di chi, durante i mesi vissuti al nord, non è più abituato al suo colore e come un bambino riscopre i colori e la LUCE.
L’aria è pulita, sono lontana dal porto, non c’è vento e i profumi che sento sono quelli del mare e della vegetazione mediterranea (no, le alghe in putrefazione no).
Sono felice di essere finalmente a Selinunte e penso a come sono fortunati i castelvetranesi che possono godere di tali doni e a come sono stati bravi gli antichi greci a scegliere questo luogo per edificare la loro colonia.
Ero anche triste per tutti quei giovani siciliani che per realizzare il loro sogno forse un giorno dovranno lasciare questa grande, bella e ricca isola.
E’ con queste riflessioni che mi reco a comprare il pane quando, nei pressi del panificio, sotto un enorme e ombroso ficus incontro un signore distinto e a me sconosciuto che con nonchalance fa a pezzi della carta e la getta a terra.
Non ce l’ho fatta a fare finta di non vedere, accompagnata dalle mie riflessioni su questa terra per me bellissima e che amo dal profondo del cuore l’ho apostrofato chiedendogli cosa stesse facendo … lui mi ha guardata basito, al che ho chiesto se gli sembrava giusto gettare a terra la carta e lui ha dato una risposta che ha lasciato basita me, ovvero “mii a quanti ci nneee”. (chiedo scusa per il modo in cui ho scritto in dialetto).
Avrei potuto fare finta di non vedere e farmi gli affari miei, ma il mio gesto è stato istintivo, governato dal profondo sentimento che mi lega a questi luoghi. Se ami, è vero, non insulti. L’insulto e l’offesa però non sono solo verbali, anche i gesti possono offendere e la Sicilia è terra di gesti per antonomasia: basta un gesto per comunicare, seguendo un codice incomprensibile ai più ma che un siciliano comprende benissimo.
Voglio dire che il siciliano in genere da grande importanza ai gesti. Ora, e la mia esperienza è solo un esempio, la carta a terra credo sia un gesto di offesa per Selinunte. Così come lo sono tutti i rifiuti lasciati nelle meravigliose spiagge capaci di emozionare anime sensibili alla bellezza del creato. Ancora, offendono la reputazione di questa terra, le montagne di spazzatura portati lontano dall’uscio di casa propria, ma in bella vista nei luoghi di passaggio, per non aspettare la raccolta del sacco indifferenziato il martedì e il sabato. Raccolta peraltro effettuata regolarmente dai ragazzi di belice ambiente nonostante gli stipendi arretrati.
Montagne di rifiuti che se da una parte possono essere tollerati da quei siciliani rispettosi del luogo perché presi dalla stanchezza contro una situazione che “tanto è così, non cambierà mai”, non lasciano indifferenti i forestieri, quelli che fotografano con gli occhi, con gli strumenti e con l’anima e che tornati a casa diranno; “si Selinunte è bellissima, ha una luce fortissima, accoglientissima, purtroppo è sporchissima”. Tutti superlativi, la Sicilia non è terra da mezze misure, è una terra di eccessi e forse ci voleva un commento come quello di Vecchioni, eccessivo nella forma, per scatenare la reazione del popolo siciliano. Goethe scrisse: “l’Italia senza la Sicilia non lascia nello spirito immagine alcuna. E’ in Sicilia che si trova la chiave di tutto” (viaggio in Italia, 1817). L’Italia che aveva attraversato per giungervi era in netto svantaggio culturale e territoriale rispetto alla Sicilia. Mi domando se oggi potrebbe dire la stessa cosa.
Ecco, credo che se la Sicilia fosse in grado di recuperare un po’ del vantaggio di cui ha goduto fino ad un certo punto della storia, si avvicinerebbe a quanto affermato da Paolo Borsellino “Un giorno questa terra sarà bellissima”. A cominciare dal cittadino comune per finire all’amministrazione pubblica, tutti dovrebbero cogliere la critica costruttiva di Vecchioni e lucidare Selinunte come si lava la propria casa: “ad acqua grande”.
Così non se ne esce più. Vecchioni (“che non so chi sia”) non ha detto ne più e nemmeno di quello che pensiamo e diciamo ogni giorno noi siciliani, (“che paese di “merda”) per le stesse ragioni che molto autorevolmente sono state già segnalate. Ha sbagliato ad usare la parola merda??? Per questo si e scusato. Non capisco tutto questo perbenismo;ha detto o non la verità???
puo’ darsi che la mia sia tecnica retorica misera perche’ sposto il fuoco del discorso,ma lo faccio con nome e cognome.Anche per argomentare un tanto al chilo bisognerebbe farlo con nome e cognome, esimio Selinon.
A beneficio della maestrina Centonze, che sta sempre col ditino puntato e, come giustamente è stato notato, piuttosto che entrare nel merito delle questioni, sposta il discorso sulla qualità delle persone, ricordo che nel 2008 0 2009, quando era appunto assessore il prof Calcara, sulle cui qualità umane e professionali non credo sia consentito a nessuno muovere delle obiezioni, fu organizzata una manifestazione dal titolo “Le stanze dello scirocco” guidata dal dott. Bonagiuso. Io ero allora studente liceale e mi pare di avere partecipato proprio alla presentazione del volume “Il libraio di Selinunte”. Per il resto, condivido quanto è stato detto da Selinous, di cui non mi interessa conoscere il suo vero nome, quanto verificare quello che dice, visto che questa non è una rubrica per cuori solitari!
Professore Calcara ha ragione
Rosanna, non capisco cosa ti cambi, ancora una volta svicoli dagli argomenti e tenti di togliere dignità all’interlocutore. Vecchioni scrive canzonette, io sono un vigliacchetto; tu invece difendi l’onore della Sicilia, vero?
Ne stiamo parlando da giorni e come sempre cogliamo solo quello che ci fa comodo, scomodando addirittura il nostro amor proprio, la nostra sensibilità!!! Uno che viene da Milano ha osato offenderci, con quale diritto? Ma l’isola appartiene ancora alla penisola o mi sono persa qualcosa? il ridicolo non è stato solo sfiorato ci siamo dentro fino al collo, soprattutto dopo la foto del presidente spiaggiato (quella sì che è un’offesa). Condivido ogni parola di Vecchioni tranne il suo benevolo giudizio sull’intelligenza dei siciliani, i commenti che ho letto in questi ultimi giorni sono la prova inconfutabile di quanto si sia sbagliato!
Le vergini vestali non si sono scandalizzate per il culo sbiancato di Crocetta, ma inorridiscono davanti ad una inconfutabile constatazione di un grande artista (cosa c’entra che sia di Milano o di Canicattì?) che ha avuto il coraggio di dire chiaro chiaro quello che ognuno di noi pensa, come giustamente è stato detto dall’ottimo prof. Calcara – sulla cui onestà intellettuale nessuno ha il diritto di sindacare – e cioè che viviamo in un paese di merda. Non vi piace la parola? Ok, ma la puzza sempre quella è. Girare per Castelvetrano per credere!
Se c’è una cosa che amo di più oltre l’umano sentire della vita è questa mia Isola la cui bellezza colgo a piene mani, nonostante l’incuria dell’uomo per essa . . . pago ampiamente nel corpo e nello spirito di quelle profonde sensazioni, di quei colori così intensi, di quella luce abbacinante, di quegli amori tanto passionali e forti che solo qui si possono apprezzare e vivere… non voglio convincerti ma semplicemente dirti che, anche se nel persistente abbandono e nella rovina più deleteria, questa terra, nella sua ‘essenza’ eternerà sempre quel fascino di sublime bellezza, a chi sa coglierne la vita anche in un solo ciottolo. . . che la rende unica come in un canto d’amore. . .
a Sud
. . .
i sensi cullano
frange di sole
tenui tepori
ai meriggi d’autunno
sospesi
. . .
cieli d’ocra
bagnano il mare
Sfumano a Sud
i colori della vita
e nei silenzi
si perde la memoria
. . . qui
dove chiudere gli occhi
è sciogliersi nell’estasi
Non ti curar di lor, ma guarda e passa”. Dante, Inferno, canto III, v.51. Chi può offendersi di quella attribuzione detta alla nostra Isola da un povero nessuno. . . . E’ meglio stendergli un velo di pietà e di silenzio.
Certi ‘personaggi’ farebbero bene a non uscire dalle loro tane. . .ci guadagnerebbero moralmente tanto.
Devo dire che sono in sintonia col prof. Calcara. Perché inorridire di fronte a un linguaggio forse un po’ spinoso, ma tale perché veritiero! Non per aggiungere altra legna al fuoco, Vecchioni non mi sembra che abbia offeso la Sicilia, ha offeso quei siciliani che ancora oggi non hanno colto l’importanza del grande patrimonio artistico e culturale presente nel territorio e non sempre valorizzato. Ha offeso quei siciliani che sporcano e non hanno rispetto di loro stessi, perché un bene comune è un bene di tutti, ma da noi è diffusa, purtroppo, la mentalità che se non è mio posso anche distruggerlo. Secondo un mio molto modesto parere, più che sentirci offesi dovremmo vergognarci, perché da siciliani dovremmo lamentarci meno, sbracciarci e fare molto di più, ciascuno nel suo piccolo, per valorizzare questa nostra amata, e come mi disse un amico tempo fa, martoriata terra.
Purtroppo è più facile criticare chi con onestà intellettuale, con coraggio ,esponendosi in prima persona, ha la forza di dire le cose come stanno e non importa il modo e la dialettica che viene usata, sarebbe stato più conveniente per Vecchioni sviolinare milioni di complimenti per questa terra e per i suoi abitanti, anche perché di libri e di dischi ne avrebbe ancora da vendere anche in Sicilia, Lui invece non ha pensato proprio ai suoi interessi e ha sfidato il suo avversario nel suo territorio. Io credo che questo abbia un profondo significato che non ha niente a che vedere con l’offesa nei confronti dei Siciliani ( almeno di quelli onesti), ha provato le stesse sensazioni che provavo io quando, costretto a lasciare la mia amata terra per lavoro, tutte le volte che tornavo mi accorgevo che il tempo qui si era fermato in quanto ritrovato le stesse buche per la strada che avevo lasciato, per non parlare del resto. Più difficile è invece ammettere le nostre colpe, perché di colpe, chi più chi meno ne abbiamo tutti, perché tutti noi siciliani siamo impregnati di questo SISTEMA (purtroppo vuoi o non vuoi)dal voto di favore all’amico di turno ( indipendentemente alle sue capacità) al soffermarsi in mezzo alla strada per parlare con l’amico dal finestrino della macchina e possibilmente apostrofare alle lamentele di chi rivendica i propri diritti ” ma chi ha prescia un minuti”, si potrebbe continuare per ore ad elencare atteggiamenti e comportamenti poco o per nulla corretti però tutti rivendichiamo diritti, perché si sa che in Sicilia abbiamo solo diritti da rivendicare e su cui piangerci addosso, ma non si fa nulla per seguire i doveri e lottare per i diritti PROPRI e di TUTTI.
Ne sono convinto e l’ho dichiarato fin dal primo momento, qualche giorno fa. Col tempo penso che, involontariamente, abbia aiutato a conoscere meglio le nostre radici. In fondo, pur conservando un nostro autentico modo d’essere, non siamo del tutto impermeabili alle varie invasioni. Abbiamo sicuramente attinto da questi e da quelli. Gli Arabi sono stati in Sicilia ben quattro secoli. Quando Oriana scrisse “La rabbia e l’orgoglio”, pensava e si riferiva ai Mussulmani. E’ nota la suscettibilità di quel popolo se si sentono feriti. Zac e ti mozzano la testa. Lanciano la fatwa solo per un libro, un fumetto, una battuta. Non vi sembra ci sia una similitudine tra il comportamento dei Mussulmani e il comportamento di noi siciliani (Posso dire con cognizione di causa per ricerche personali fatte, d’essere siciliano di padre, nonno, bisnonno trisavolo fino ad arrivare al 1545) considerando i vari post letti? A me sembra proprio di sì. Lo diciamo noi; chissà quante volte l’abbiamo detto; chissà quante volte abbiamo sentito un amico, un fratello, la madre, una sorella dire esattamente la stessa cosa. Ma non vogliamo che altri ci dicano. Certo non facciamo …zac.., non mozziamo teste e non lanciamo fatwe; è vero! Siamo diversi noi da loro. Noi sì.
Gerlando Palillo = sedicente poeta siciliano dall’incerta sintassi e dalle citazioni sbagliate (Dante dice: “non ragioniam di lor, ma guarda e passa”)
Roberto Vecchioni = povero nessuno
Ecco perché siamo irredimibili, come dice il Gattopardo; perché crediamo, con ridicola supponenza, di essere perfetti!
“I Siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che si credono perfetti; la loro vanità è più forte della loro miseria; ogni intromissione di estranei… sconvolge il loro vaneggiare di raggiunta compiutezza, rischia di di turbare la loro compiaciuta attesa del nulla… La ragione della diversità deve trovarsi in quel senso di superiorità che barbaglia in ogni occhio siciliano, che noi stessi chiamiamo fierezza, che in realtà è cecità… Questi sono discorsi che non si possono fare ai siciliani; ed io stesso del resto… me ne sarei avuto a male” (G. Tomasi di Lampedusa, “Il Gattopardo”).
Ecco spiegato perché un oscuro e sgrammaticato Palillo può permettersi di dire che Vecchioni è “un povero nessuno”: perché non sopportiamo le verità scomode che ci vengono dette dagli “altri” e ci rifugiamo nei luoghi comuni del “fascino di sublime bellezza”, mentre la munnizza ammorba la nostra aria e Crocetta fa il sirenetto sulla spiaggia.
…scusate…un popolo che applaude i mafiosi e che fa inchinare anche i santi si scandalizza per la parola “merda”?
Se vi piace di più chiamatela pure “residuo metabolico spesso informe e sempre maleodorante” ma sempre merda rimane!!!
Ma smettiamola!
E come scriveva un altro scrittore di “canzonette”….”per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti”
IV
“Non riuscivo a vedere il fiume di genio sotterraneo all’intera isola che purtroppo sfociava in ricchi rivoli soprattutto nel “generoso nord” d’Italia e in giro per il mondo. Non comprendevo che oltre il governo di maiali, scrofe e magnaccia c’era sempre stata una gente di genio, bella, orgogliosa e buona. Una gente che spesso è stata resa schiava dal bisogno e dal ricatto. D’accordo, è vero, ho conosciuto anche individui “inumani”, gente repellente, stupida e bovina, che con gli occhi spenti si aggirava in paese; e ho conosciuto pure burocrati fastidiosi e volgari chiedermi di chi fossi figlia per tentare di barattare ciò che mi era dovuto. Talvolta però sono stata avventata nei giudizi: in un ufficio ho giudicato una grassa signora vestita di nero come un sottoprodotto mafioso, e tutto questo solo degnandola di uno sguardo. Aveva gli occhi socchiusi e pur lavorando sodo sembrava troppo lenta ai miei occhi presuntuosi. Ho scoperto poi che da settimane vegliava sul padre morente e che era una vedova. Qui la gente si dannerebbe l’anima per la propria famiglia ma la tronfia retorica di certa gente del nord questo non l’ha mai considerato. Quella signora aveva cresciuto tre figli quasi da sola perché il marito aveva avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato e al momento sbagliato. Anche quello fu un monito a tenere a bada i pregiudizi, ma purtroppo non ho mai dato ascolto a nessuno, nemmeno alla parte più delicata di me stessa. Quest’ultima mi suggerisce che ogni delitto, errore, incomprensione, andrebbe conosciuto, perdonato e mutato. Una parte di me ha pietà persino per gli assassini e i violenti perché il male che emana dalle loro azioni li trascende, è una perversione che si innesta sull’umanità neutra di un bambino e lo fa marcire in una rete che non ammette scampo. Queste persone sono colpevoli? Lo potrebbero essere se, nonostante tutto, fossero libere. Alcune volte penso che siano solo vittime che perpetuano il male, altre volte vorrei applicare su di loro la stessa violenza che hanno rivolto ad altri, ripulire questa terra e farne un giardino, un bacino di gioia. Anche con un’azione così estrema, lo diventerà mai? L’intera isola rischia invece d’implodere e affondare. Da troppo tempo il processo è in atto, ne sento lo scricchiolio, il tremito, il lamento. In questa Regione troppo spesso le uniche possibilità sono sempre state quelle di calare la testa per averne un tornaconto, vivere una vita onesta ma cieca a certe storture, fuggire via per aprirsi a realtà più promettenti oppure vivere in bilico, in una vertigine di paura e libertà sostenibile da pochi.
Ho sempre provato orrore per la parola “colpa”: mi è sempre sembrato un concetto limitante e limitato, comodo a tanti farisei. Non si è santi o assassini soltanto per proprio merito, il male è inscritto nella società e per resistere bisogna aver assorbito i giusti anticorpi. Eppure non so se le azioni siano determinate da cause altre alla propria persona oppure se queste siano il frutto della propria volontà. Tuttora l’antinomia fra determinismo e libertà mi rende incerta. Credere nella mia libertà, custodendo con lucidità la possibilità che sia solo un’illusione, mi sembra l’unico modo per cercare di costruire particelle atomiche di senso per la vita, qualunque sia l’essenza che muove e pensa la mia persona. Talvolta la mia volontà mi sembra sovrastata, altre volte è così limpida da sembrare che possa scomparire. Certi stati mentali sono così indescrivibili da corrompere la funzionalità e l’efficacia della parola. Anche se la libertà non può essere dimostrata credo che sia necessario postularla per dare una direzione alla propria vita e non cadere in una passività mortifera. La mia mente talvolta è in grado di scorgere catene causali gigantesche che mi portano a pensare che io stessa faccia parte di un sistema totalizzante che mi determina. Eppure posso sempre lasciarmi andare e cadere, subire il mondo e rialzarmi. Sono io ad aver deciso questa caduta? Se tutto è determinato non ho responsabilità sulla mia vita e sulle azioni. Questa incertezza quantomeno testimonia in che misura mi renda conto della complessità del reale ma questo mio balbettare non sembra portarmi da qualche parte se non nel regno della confusione e dell’incertezza.” (P.C., Le Luci del Belìce)
io ho letto il libro di Vecchioni su Selinunte (la storia del libraio, per intederci…). Una bella favoletta, un libricino da mandar giù in una notte … non credo che Vecchioni volesse offendere la Sicilia, ma la “sicilianità” di certi sedicenti siciliani … poi ognuno è libero di pensarla come vuole e di citare chi vuole. A me piace pensare ai motivi per cui non ho lasciato la mia terra: l’azzurro del mare, la cordialità delle persone, la temperature mite, il vino, i cannoli, le arancine, il giallo delle colline in primavera, il gusto del lemoncello (quello siculo, non fatto a Varese…). Son rimasto qui e ne pago le conseguenze: strade dissestate, munnizza a tutti gli angoli, precarietà lavorativa … questione di scelte e di conseguenze. Ma non mi vergogno di essere siciliano, mi dispiaccio che sono miei conterranei gli stessi che con la politica hanno distrutto questa terra, che pur rivestendo ruoli dirigenziali l’hanno mandata allo sfacelo, che la insozzano giornalmente con il loro sacchetto di immondizia lasciato non accanto al fusto ma per strada… anche questi sono siciliani … purtroppo
Sono convinto che se Vecchioni avesse usato un’espressione meno cruda per esprimere un suo concetto condivisibile o meno, a secondo che si abbiano o meno occhi per guardarsi intorno stando in Sicilia, tutto il tempo impiegato per esprimere pareri a favore o contro la sua asserzione sarebbe stato impiegato in maniera diversa.
Io la merda del mio cane la raccolgo con il sacchetto e la smaltisco cercando di evitare fastidi alla comunità. Quella che lasciano i randagi, i piccioni e quella che vomitano spesso nella strada in cui abito (la Via Marconi, in pieno Centro Storico) incivili ubriaconi, me la pulisco da me con un tubo d’acqua collegato all’impianto idrico della mia casa.
Lungi da me fare il maestrino: non ne avrei il piglio, la voglia, né le fisique du role. Ma vorrei esortarvi ad impiegare lo stesso tempo dei commenti per armarvi di ramazza paletta e qualche secchio d’acqua per pulire il marciapiede davanti la vostra casa. Anche per togliere ai Vecchioni di passaggio l’occasione di dirci in faccia certe crude ma assolutamente inconfutabili verità.