Dieci giorni per ottenere una visita specialistica, gli esami diagnostici, il ricovero e l’intervento chirurgico. Tutto sotto il falso nome di Andre Bonafede, alias Matteo Messina Denaro. Nei giorni in cui è scoppiato lo scandalo dei referti istologici processati e consegnati in ritardo all’Asp Trapani balza all’occhio ciò che è successo al paziente Bonafede: tempi record per un’assistenza sanitaria e ospedaliera. Dietro quella identità c’era Matteo Messina Denaro, latitante che si nascondeva a Campobello di Mazara ma che, dalle risultanze investigative, è emerso che si muoveva con facilità anche nella sua città d’origine, Castelvetrano. La ricostruzione di ciò che è avvenuto per la salute del latitante è contenuta nelle conclusioni del pm Gianluca Di Leo al processo che vede imputato il medico Alfonso Tumbarello.

Messina Denaro, sotto la falsa identità di Bonafede, scopre di avere un tumore nel 2020. La colonscopia la effettua nello studio privato del dottor Francesco Bavetta a Marsala il 3 novembre di quell’anno. Appena 24 ore dopo un campione del tessuto era stato già inviato per l’esame istologico all’Unità di Anatomia Patologica dell’ospedale di Castelvetrano. Lo stesso giorno il dottor Alfonso Tumbarello prescrive la visita chirurgica. Il referto dell’istologico – firmato dal medico Roberto David – arriva il 5 novembre e conferma il carcinoma al colon sigmoideo. Il medico Tumbarello, nel frattempo, «emetteva una scheda di accesso in ospedale con cui si chiedeva il ricovero in Chirurgia generale», evidenzia la Procura. L’allora responsabile di Chirurgia generale dell’ospedale di Mazara Giacomo Urso lo visita il 6 novembre. Il 9 novembre il via libera per il ricovero al nosocomio di Mazara. Il 13 novembre 2020 viene operato, il 18, ossia 5 giorni dopo, viene dimesso.

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