Attivo sui social con un profilo falso sia su Facebook che Instagram sui quali gli inquirenti stanno indagando. Con chi ha avuto contatti Matteo Messina Denaro quando da latitante “abitava” pure i social? Si presentava come un medico laureato all’Università “Bocconi” di Milano – almeno sui social – ma, secondo quanto è emerso dall’inchiesta fino a questo momento, Messina Denaro avrebbe utilizzato diverse identità. Le ultime due scoperte qualche giorno addietro: dal tatuatore a Palermo si presentò col nome di Vito Firreri mentre in un’altra occasione utilizzò il cognome di Averna. E proprio sul tatuaggio che il latitante si fece sul braccio sinistro (otto-ottobre 1981 in numeri romani) pare che questa data si riferisse al battesimo da killer. «È una data per me importante», ha raccontato l’ex latitante stesso alle sorelle durante un colloquio in carcere avvenuto dopo l’arresto. L’8 ottobre del 1981 il capomafia aveva 19 anni e mezzo ed era il rampollo della famiglia di don Ciccio Messina Denaro.

La data, sospettano gli inquirenti, potrebbe segnare un momento fondamentale per la sua vita: l’ingresso formale in Cosa nostra seguito, il giorno successivo, dal debutto del giovane boss come killer. Il 9 ottobre, infatti, è passato alla storia come il venerdì nero di Palermo, una giornata di sangue in cui, nel bel mezzo della guerra di mafia, in poche ore si verificarono 4 omicidi in città e uno in provincia. Delitti a cui Matteo Messina Denaro, ritengono gli investigatori, potrebbe aver partecipato. Le vittime furono: Antonino Vitale, un agricoltore ucciso nel quartiere Brancaccio, il pregiudicato mafioso Calogero Misuraca, residente a Cinisi, Agostino Calabria, ex autista di autobus e Giovanni Costanza venditore ambulante. Nella serata tra Campofiorito e Bisacquino, nel palermitano, venne scoperto in una discarica il cadavere di Giuseppe Stabile, allevatore trovato col volto sfigurato. L’ultima vittima fu un elettricista, Salvatore Manno, incensurato, trovato morto vicino alla circonvallazione di Palermo.

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