Arriva un finanziamento da oltre 700mila euro per lo studio della Posidonia
La città di Castelvetrano ha ottenuto un finanziamento da 720mila Euro nell’ambito del progetto di cooperazione Italo-Tunisino per contribuire al recupero dei litorali sottoposti ad alterazioni con interventi sostenibili a basso impatto ambientale.
Partner dell’Ente sono: il Consorzio Universitario Provincia di Trapani, il Comune di Hammam-Lif (Tunisia) e la “Faculté des Sciences de bizerte” dell Università pubblica di Carthage (Tunisia). Il progetto prende il nome di “Methologies Durable Pour la Rehabilitation et la Valorisation du Litoral Cotier” meglio noto come Me.D.CÔT.
Non nasconde la sua soddisfazione il Sindaco Errante:
Voglio ringraziare l’On, Girolamo Turano che ha seguito il complesso iter di approvazione del progetto che ha tra gli obiettivi specifici la definizione di una metodologia, con un intervento pilota su di un area costiera in Tunisia, per la riduzione del fenomeno di spiaggiamento della Posidonia, tramite la modifica delle barriere artificiali frangiflutti, nonché la definizione di una metodologia di rimozione della Posidonia dalle spiagge a basso impatto ambientale; la definizione un impianto pilota per il recupero e la valorizzazione delle foglie di Posidonia piaggiate ed infine la definizione delle metodologie per l’uso della posidonia in agricoltura (compost) e per la produzione di energia (combustibile).
I beneficiari finali saranno i fruitori delle coste sia per la balneaziona che per il turismo, ed i residenti che vivono dei proventi del turismo balneare. Il Progetto MeDCot prevede due approcci differenti e complementari con una sinergia e scambio di competenze tecnico scientifiche. In Tunisia si procederà alla rimozione delle cause che hanno prodotto il fenomeno dello spiaggiamento della Posidonia; viceversa in Sicilia si procederà alla valorizzazione, con la trasformazione della Posidonia spiaggiata da rifiuto a risorsa per il territorio.
Il progetto Me.D.Cot. rientra negli obiettivi e nelle priorità del programma, in quanto favorisce, attraverso un programma congiunto, una strategia d’azione per la protezione e lo sviluppo sostenibile delle coste, favorendo uno sviluppo economico delle comunità locali, che dall’utilizzo dei litorali si basano per il rilancio delle attività turistiche. Inoltre il presente progetto affronta un ulteriore problematica, molto comune nei paesi costieri e che riguarda lo smaltimento della Posidonia spiaggiata che non permette la fruizione delle aree balneari nelle località ad alta vocazione turistica. Infine il presente progetto vuole essere l’occasione per instaurare un tavolo tecnico di confronto, che dovrà proporre agli organi politici (Italiani e Tunisini), una proposta organica per una gestione congiunta delle problematiche legate all’utilizzo dei litorali nel Mediterraneo.
AUTORE. Comune di Castelvetrano
http://imarinai.wordpress.com/2013/03/14/la-casa-di-alghe-in-germania-ma-anche-in-franca-la-posidonia-e-gia-il-nuovo-isolante-termico/
E’ un ottimo punto d’inizio per conciliare ambiente e busniess
è necessario che venga vietata la pesca a strascico lungo i litorali, principale causa.
Eismio sig. Sindaco, Le ricordo che la Posidonia è una specie vegetale che prolifera in ambieni ben ossigenati, trasparenti e luminosi, ed è quindi un buon bioindicatore della pulizia del mare.
In questi ultimi decenni Marinella, a causa del malfunzionamento del “depuratore”, ha assistito al crescente e conseguente inquinamento organico ed inorganico di tutta la fascia costiera che va dal “porto” alla “pineta” . Il notevole intorbidamento delle acque litorali e la minore penetrazione quantitativa e qualitativa della luce solare, ha causato la morte per eutrofizzazione del sistema costiero della Posidonia, creando disagi molto rilevanti ai residenti ed al turismo. Spesso accade che
i turisti ricordino più la puzza del porto che le bellezze naturali dell’oasi di Marinella di Selinunte.
Possibilmente, quindi, evitiamo sprechi, visto che le applicazioni economiche della Posidonia sono molteplici e già risapute, ad iniziare dalle foglie morte della pianta che, accumulandosi lungo le linee costiere in grandi quantità nel periodo invernale, formano veri e propri cordoni vegetali dello spessore di uno (1) o due (2) metri e che questi ammassi fogliari, denominati “banquettes”, sono già stati utilizzati in epoche remote per imballaggi, mentre in Grecia ed in Sicilia, venivano utilizzati già negli anni, ’50, come materiale per l’isolamento termico e fonico e che tuttora oggi i detrit vegetali della Posidonia, vengono utilizzati nella pacciamatura dei terreni ed anche come ammendante in orticoltura e nelle colture idroponiche. In questi ultimi anni in alcune regioni del bacino del Mediterraneo, quali Italia, Grecia e Corsica, è stato ripreso, anche l’ impiego delle foglie di Posidonia come materiale edilizio in virtù delle loro proprietà ignifughe ed isolanti, ed ora dopo la messa al bando dell’amianto, l’impiego in tale settore é interessante e vantaggioso.
Per quanto, invece, riguarda lo sfruttamaneto della “posidonia”, come combustibile, le ricordo che il CNR ha già avviato a tal proposito un apposito progetto, il quale dovrebbe permettere di sfruttare al massimo le potenzialità del recupero dei residui. Il Posidonia Residues Integrated Management for Eco-sustainability (PRIME), questa la denominazione del lavoro del centro, punta anche all’uso del materiale organico come vero e proprio fertilizzante per il settore agricolo, progetto patrocinato dal comune di Mola di Bari, coordinatore dell’evento.
Sarebbe quindi opportuno, visto che il fenomeno degli accumuli di posidonia lungo la costa siciliana, si presenta soprattutto nelle immediate vicinanze di scarichi e depuratori, che l’impegno finanziario fosse in gran parte speso per miglioramento degli scarichi costieri. Grazie!
In effetti, nei pressi degli scarichi c’è sempre un certo accumulo di azoto e di fosforo: elementi organici ed inorganici che favoriscono il fenomeno dell’eutrofizzazione, che è la diretta conseguenza della proliferazione delle alghe.
L’abbondanza di ossigeno prodotta dalle alghe, quando non viene smaltita dai consumatori primari ( es. mitili), determina una maggiore attività batterica, che in particolari situazioni di stagnazione, può determinare alla fine del processo, la scarsità di ossigeno e la conseguente moria delle alghe.
La loro decomposizione, infine, libera: acido solfitrico, metano ed ammonianca, diffondendo nell’ aria quel caratteristico malodore.
La soluzione del problema potrebbe trovarsi nell’interruzione della catena alimentare con l’introduzione di allevamenti di vongole e cozze tramite l’ installazione di reti appropriate – vedi sito: http://www.youtube.com/watch?v=uUxwlFrHi50