Il presidente regionale di “Italia Nostra” l’ha definita «l’ennesima offesa al patrimonio storico-artistico». I nuovi arredi liturgici (altare e ambone) nella chiesa madre e nella chiesa di San Domenico a Castelvetrano non sono andati giù a Leandro Janni, a capo della sezione regionale di “Italia Nostra” e, per contestarli, ha diramato una nota stampa, nella quale puntualizza come «peculiare e surreale anche il disegno relativo al basamento per il sacro cero. Interventi davvero incomprensibili. Sconcertanti».
Una contestazione bella e buona, seppur i lavori sono stati autorizzati dalla Soprintendenza ai beni culturali di Trapani. Janni parla di «oggetti freddi e comunque retorici, pesanti, che alterano l’equilibrio formale, stilistico delle due chiese». Posizione, quella di Janni, non condivisa dal Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero che proprio qualche settimana fa nella chiesa di San Domenico ha presieduto la santa messa trasmessa in diretta su Raiuno. Mogavero spiega che «si tratta di interventi di adeguamento liturgico di due monumenti, senza dimenticare la loro destinazione al culto divino. I giudizi espressi sono alquanto critici e non tengono minimamente conto del valore simbolico che i diversi luoghi liturgici rivestono e che sono facilmente comprensibili nel momento in cui essi ospitano una celebrazione liturgica».
È sempre il Vescovo che chiarisce: «Tali opere, guardate asetticamente, non manifestano il loro reale valore artistico, liturgico e cultuale. Pur consapevoli che l’adeguamento liturgico di edifici storicamente datati costituisce una espressione alquanto impegnativa e ardua, non si può dire che nei casi citati si sia snaturata la iniziale bellezza artistico-religiosa delle due chiese». E Mogavero conclude: «In ogni caso i giudizi sono soggettivi e come tali esprimono sensibilità non sempre congruenti con una valutazione complessiva dei diversi elaborati nella loro ultima collocazione».
AUTORE. Redazione
I punti sono due: 1)Se si continuasse ad insistere sull’adeguamento liturgico da parte del Vescovo e dell’ Arciprete, non ci sarebbe niente da obiettare ma manifestare, con malcelata rassegnazione, la propria “ignoranza” nel merito. Faccio però presente che, fervente cattolico come sono, abitante a Milano e che, comunque, ha spesso la possibilità di girare l’Italia e le sue chiese, non ho mai visto in giro niente di simile. L’adeguamento liturgico, li dove c’è stato, si è manifestato senza eccessi e con “modestia e discrezione”. 2)Se, invece, andiamo sul lato storico-artistico, qui casca l’asino. Infatti, visitando le dette chiese, al di là dei permessi concessi dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Trapani ( perchè non vediamo “cose simili” nelle cattedrali di Mazara, Trapani, Monreale, Cefalù, Palermo, ecc….???), non ci vuole molto nel notare i due “gelidi” altarini e, con raccapriccio, l’elefantiaco ambone che invade la navata centrale, deturpando e sconvolgendo quell’enorme spazio che occupa. Tutti gli Enti culturali insorti, Vittorio Sgarbi con uno stuolo di intellettuali e storici dell’ arte, sono dalla parte del torto? Non sono all’altezza di capire? La Soprintendenza di Trapani è infallibile? Questo scempio non si sarebbe MAI perpetrato qui nel nord e, credo , in nessuna parte della penisola. E’ auspicabile che venga rimosso, è uno schiaffo alla bellezza e all’ armonia rinascimentale del tempio!
Sono perfettamente d’accordo con Fausto Asaro. Aggiungo, la Soprintendenza non ha niente da dire? I comuni mortali che debbono fare degli interventi in zone vincolate sono spesso costrette a tribolazioni oltre misura. In questo caso è stato consentito di ricoprire perfino l’antico pavimento di San Domenico.