Due persone denunciate e 140 chili di novellame fresco di sarda sequestrati. Questo è il bilancio di un’operazione condotta la scorsa settimana a Selinunte, dagli uomini della capitaneria di porto di Mazara del Vallo. I denunciati, P.G., 47 anni, e P.F., 27, devono rispondere di detenzione abusiva di novellame di sarda, la cui pesca è vietata per impedire il depauperamento della specie.
A tal proposito ripropongo un importante articolo dello scorso anno.
AUTORE. Redazione
Col nome di neonata o nunnata i pescatori siciliani indicano il pesce allo stato larvale. In Sicilia si distinguono volgarmente cinque tipi di neonata : quella di sarda, quella di alici, quella di alaccia, la nunnata di luvaru e il cicirieddu. In grandi quantità si pescano la neonata di sarda, quella di alici, e quella di luvaru : la prima e la terza in inverno, la seconda in estate.
La pesca, che nell’anno in corso è stata regolamentato dal D. A. N° 01 del 2010 che porta la firma dell’ Assessore Bufardeci, era prevista dal 15 di Febbraio al 15 di Aprile scorso.La pesca della neonata praticata da diversi secoli lungo le coste dell’Italia intera ha un influenza importante sugli stock ittici come la sardina (Sardina pilchardus). Gli organismi vengono prelevati dal mare ancora non sviluppati e non avranno la possibilità quindi di riprodursi. Purtroppo, da molti anni a questa parte si registra un impoverimento sensibile e costante dei principali stock di alcune specie ittiche, poiché l’attività di pesca è molto intensa e i pesci catturati troppo piccoli.
I pescherecci, sempre più efficaci grazie ai progressi tecnologici, sfruttamento al limite le risorse del mare. La quantità di pesci adulti e di grossa taglia è rapidamente diminuita e la pesca si è concentrata progressivamente sugli individui più piccoli, riducendo il numero delle femmine che raggiungono l’età riproduttiva e minacciando in tal modo la sopravvivenza delle popolazioni. Alla luce di questi fatti, i rischi più gravi appaiono tanto il possibile impatto che la pesca del “novellame” può avere sulla consistenza numerica delle popolazioni ittiche, quanto il fatto che il bianchetto, come tutti i piccoli pelagici, ha abitudini gregarie, formando banchi di notevoli dimensioni mono o plurispecifici.
La pesca alla neonata è comunque sempre stata praticata dall’uomo e pertanto è una risorsa dei nostri mari, però deve essere ben regolamentata e occorrerebbe monitorare in ogni istante gli stock ittici durante il periodo in cui la pesca è consentita.Purtroppo ciò non accade e ci si imbatte quasi sempre a lottare contro la pesca di frodo o con pescatori che non rispettano le regole. La marineria di Marinella di Selinunte è quelle che pratica intensivamente questo metodo di pesca anche con ottimi risultati, per la qualità della neonata che vive lungo le coste selinuntine. Nei periodi invernali si osserva un brulicare di imbarcazioni che navigano nel sottocosta alla ricerca dell’”oro bianco del mare”, questo fa si che nella marineria selinuntina arrivino compratori da tutta la Sicilia. Un connubio sempre esistito è quello con i pescatori della marineria di Porticello in provincia di Palermo. In molti si trasferiscono a Selinunte nel periodo della neonata per venire a catturare quintali di sardine da rivendere nel capoluogo Siciliano. Per la cattura del novellame si utilizza una rete a circuizione, denominata sciabica, formata da due lunghi lati ed un piccolo sacco a maglie molto fitte (1-2 mm). Oggi la pesca del bianchetto è regolata con l’istituzione del “fermo biologico” che decreta le date di inizio e di fine dell’attività di cattura al novellame. Per l’anno 2010 la pesca professionale del novellame di sardina (S. pilchardus) è stata consentita, in tutti i compartimenti marittimi della Sicilia, per 60 giorni a decorrere dal 25 di Gennaio. Sussistono, poi, deroghe annuali concesse dall’Assessore Regionale per la Cooperazione, il Commercio, l’Artigianato e la Pesca.
L’industria della pesca in Sicilia è un’attività di grande importanza sia per il numero di personale impiegato che per l’importanza economica che la caratterizza. Ne consegue che la cattura di novellame, rientrando tra le attività di pesca svolte, sia per molte marinerie siciliane estremamente remunerativa. Non va dimenticato, però, che l’eccessivo impoverimento delle popolazioni può precludere in talune specie la possibilità di recupero anche quando sia cessata o in qualche modo limitata la cattura. Infine, una spiacevole considerazione sul consumo di novellame deriva dal fatto che negli ultimi anni, a causa dell’elevata domanda, stock non provenienti dal Mediterraneo stanno invadendo sempre più spesso il mercato italiano, spacciando col nome di “bianchetto” specie di dubbia provenienza e traendo in inganno i consumatori, convinti di acquistare un prodotto nostrano, senza che sia garantito un adeguato controllo igienico-sanitario da parte degli operatori del settore. È auspicabile, dunque, la necessità di trovare sistemi atti a garantire la tracciabilità di tali prodotti.
Marcello Guadagnino
http://www.biologiamarina.eu
Fra qualche anno, i pescatori si ritroveranno sicuramente a pagare le conseguenze di questo “vandalismo marino” e noi consumatori saremo costretti a mangiare pesce di scarsa qualità e di importazione, come il pangasio, piuttosto che pesce fresco autoctono. Mi chiedo solo che ne sarà della gastronomia siciliana, rinomata in tutto il mondo, se non tuteliamo la materia prima utile alla realizzazione di molti piatti tipici????
la comunita’ europea quest’anno non ha fissato il calendario per la pesca del bianchetto.Premesso che si fa molto allarmismo su tutto, in questo caso credo si sia molto esagerato. Vietare assolutamente la pesca di questo prodotto, ha causato non poche difficolta’ alla nostra piccola marineria gia’ penalizzata su altri fronti.E’ chiaro che non si puo’ avallare un atto illegale, la pesca di frodo, ma dobbiamo renderci conto che le persone devono vivere, mentre chi legifera in tal senso, non solo mangia ma gozzoviglia dall’alto di stipendi da nababbo.Vorrei sapere, secondo quali accertamenti hanno deciso di inibire la pesca del bianchetto e se tali accertamenti hanno la dignita’ di ricerca scientifica.Ma lo sanno questi signori che una sardina produce centomila larve ad ogni riproduzione? Sembra che l’europa si sia unita per f….regare la Sicilia
Sono molto ignorante in materia di controlli e ricerche scientifiche che come noto sono spesso soggette a strumantalizzazioni a favore degli sponsor.
Na cosa pero io mi la ricordu, 30-35 anni fa, camminando sugli scogli a pelo d’acqua nel tardo pomeriggio, mi prese quasi un colpo nel momento in cui uno strano mostro die ca. 100 grammi salto fuori dalla sua tana e si afferro alla mia caviglia, era un purpu. Ora, e ormai da moltissimi anni, quelle poche volte che trascorro le vacanze a selinunte o a triscina, se voglio vedere lu purpu, devo ordinarlo al ristorante, e di conterraneo nel piatto che mi portano, se sono fortunato vi he l’olio, il limone e il sale, ma lu purpu no.
Cheers
franKo
La colpa non è assolutamente dei pescatori, in qualche maniera devono pur lavorare, ma purtroppo marineria e operatori della pesca son mal coadiuvati dalle istituzioni. E’ vero che ogni sardina produce migliaia di larve ma è anche vero che la sardina di Selinunte -che io in prima persona ho cercato di promuovere garzie alla collaborazione tra il Comune di Castelvetrano e Mondomare- è un prodotto che si sta estinguendo sui banchi dei nostri mercati. La pesca della sardina praticata intensivamente dalle grosse imbarcazioni di marinerie contigue non permette più alla piccola pesca costiera di sopravvivere a discapito dei nostri pescatori. Sono daccordo con la Sig.ra Centonze quando dice che la marineria di Selinunte è penalizzata..anzi assolutamente convinto…un pò meno invece quando si chiede se la ricerca da parte di istituti competenti è poco attendibile in quanto i dati estrapolati dalle sperimentazioni o da monitoraggi accurati sulla pesca spesso sono frutto di intenso lavoro…
Pertanto W Selinunte e W i pescatori di Selinunte