L’Amministrazione Comunale di Castelvetrano ha predisposto una serie di iniziative in occasione del 17 marzo 2011, giorno di festa nazionale per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
“Siamo consapevoli dell’alto valore storico della ricorrenza ed intendiamo celebrarla al fine di trasmettere e rafforzare in tutti i cittadini, specialmente quelli della nuova generazione, il sentimento dell’amore patrio- afferma il sindaco-inoltre vogliamo ricordare quanti con il loro sacrificio ed il loro impegno hanno contribuito a fare del Risorgimento Italiano uno dei periodi storici più vivaci ed importanti della nostra nazione, cambiandone il corso storico e politico”
Il programma prevede una fitta rete di iniziative che cominceranno dalle 10.30 con il giro della banda musicale Francesco Mangiaracina che percorrerà il corso Vittorio Emanuele, il Sistema delle Piazze, la via Garibaldi e si concluderà in piazza Dante. Alle 11.30 nel piazzale antistante lo stadio Paolo Marino si provvederà alla scopertura delle targhe toponomastiche dedicate a Gaetano Scirea, indimenticabile campione della Juventus e della Nazionale di calcio, ed a San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia. Nel pomeriggio alle 17, presso la chiesa del Purgatorio in piazza Carlo d’Aragona, s’inaugurerà l’installazione interattiva “ Se la conosci la difendi” dedicata alla Costituzione della Repubblica Italiana ( a cura del Forum Costituzione, Ambiente e Legalità.
A seguire la scopertura della lapide celebrativa sulla facciata del palazzo di città ed una lectio magistralis, tenuta dal consulente del Sindaco, Prof. Francesco Saverio Calcara, sul tema dell’Unità d’Italia e sulla partecipazione castelvetranese alle vicende risorgimentali. A corollario della manifestazioni è stata prevista la collocazione di 100 bandiere tricolori per tutto il centro storico, e la proiezione sulle facciate degli storici palazzi di immagini legate agli eroi ed ai simboli del Risorgimento, la pulizia ed il restauro di tutte le lapidi inerenti fatti e personaggi legati all’epopea risorgimentale, e l’apertura straordinaria dell’Archivio Storico di via Garibaldi con l’esposizione di reperti e documenti attinenti il periodo.
AUTORE. Comune di Castelvetrano
Spero che il prof. Calcara parli anche dei massacri di Gaeta, Casalduni, Bronte, Pontelandolfo per citarne solo alcuni; delle violenze e degli stupri, delle fosse comuni dove i “briganti” venivano gettati ancora vivi, delle ricchezze deportate via dal meridione per ripianare i debiti savoiardi etc. etc. etc.
Dove sono le targhe e le lapidi per ricordare anche questa parte della storia e dei suoi uomini?
Gentile Signor Ingoglia, ovviamente parlerò anche degli episodi a cui lei fa riferimento. Per quanto riguarda la lapide, eccone il testo che ho dettato.
Vada pietosa e vigile
la civica memoria
nel 150° aniiversario della proclamazione
del Regno d’Italia
a quanti su opposte schiere
pensiero azione sacrificio e vita
offrirono
al puro e alto ideale di patria.
Possano le loro aspirazioni
di libertà e giustizia
trovare compimento
nella nuova realtà dell’Europa dei popoli.
Credo che in queste parole tutti ci possiamo riconoscere.
Cordialità
Francesco Saverio Calcara
E’certo, caro Francesco, che tutti auspichiamo che in queste parole ci riconosciamo. Spero che tutti (dalla lega in su) sappiano rinoscersi nelle azioni, nei fatti, nella soluzione dei grandi problemi del mondo, che soltanto una vera Europa unita politicamente ed economicamente può concretamente affrontare e risolvere.
Buon lavoro
Luigi Calcara
Ho ascoltato con vivo interesse la conferenza tenuta dal prof. Calcara in consiglio comunale. Veramente pregevole per sintesi storica, equilibrio di giudizi, riferimenti all’attualità, passione civile. Credo che Francesco Calcara sia una grande risorsa e continuo, nonostante i chiarimenti dati dal Sindaco, a non capire come mai Pompeo non se lo sia tenuto in Giunta. Mah, valla a capire ‘sta politica (sopratutto se si guarda chi è che è andato a sotituirlo!!!!!).
150 anni di cosa?
Perche’ noi popolo del mezzogiorno ci ostiniamo a riferire degli eventi storici di quel periodo in maniera romanza? Perche’ dovremmo considerare l’avventuriero-stupratore-ladro Garibaldi eroe e dimenticarci delle valorose gesta del giovane re Francesco II e della Regina Maria Sofia “eroina di Gaeta”? Del maggiore svizzero Von Meckel? Perche’ strade e piazze sono intitolate, per la maggior parte, ad una sola parte della storia? Perche’ dobbiamo ricordare l’eroe Nino Bixio che fece fucilare a Bronte un centinaio di contadini che, proprio in nome del Garibaldi, avevano osato occupare alcune terre di proprieta’ inglese e dimenticarci dei valorosi comportamenti del Tenente Gabriele e del Capitano Giuliano? Perche’ si deve ancora insegnare a scuola la favola massonico-piemontese-britannica del “risorgimento” con cui i protagonisti inventarono e diffusero grandi menzogne sullo Stato delle Due Sicilie nascondendo le vere intenzioni della classe dirigente piemontese e le politiche estere britanniche e francesi? Il “risorgimento” non fu affatto espressione di una rivolta popolare che aveva quale suo obbiettivo il suggestivo ideale dell’unita’ italiana ma occupazione e genocidio. Ancora oggi dopo 150 anni il risorgimento e’ solo “piemontese”. E io come molti e prima di milioni di nostri conterranei sono forzatamente emigrante. Come precisato da Lemkin genocidio “non significa necessariamente la distruzione immediata di una nazione…esso intende designare un piano coordinato di differenti azioni miranti a distruggere i fondamenti essenziali della vita dei gruppi nazionali…Obbiettivi di un piano siffatto sarebbero la disintegrazione delle istituzioni politiche e sociali, della cultura, della lingua, dei sentimenti nazionali, della religione e della vita economica dei gruppi nazionali, e la distruzione della sicurezza personale, della liberta’, della salute, della dignita’ e persino delle vite degli individui…non a causa delle loro qualita’ individuali, ma in quanto membri del gruppo nazionale”. Si e’ cancellata l’identita’ di un popolo distruggendo la sua memoria storica e sdradicandolo dalla propria terra. Neanche Napoleone che mise a soqquadro tutta l’Europa aveva mai pensato di unire il regno delle Due Sicilie al resto della penisola italiana ben conoscendo la differenza storica del mediterraneo popolo duosiciliano. Non sono un nostalgico (anche se ce ne sarebbero tutte le ragioni) perche’ non si puo’ tornare indietro nel tempo pero’ non sopporto che s’ignori e si mistifichi la storia di quel periodo per quella che realmente fu. Sono stanco che alcuni personaggi legaioli e compari nordico-italioti vari offendano me, la mia terra, la sua storia, le capacita’ della sua gente. Sono stanco che il mezzogiorno dopo essere stato uno degli stati piu’ ricchi d’europa venga ora considerato assieme al suo popolo mera “questione meridionale”. Noi non siamo una questione, siamo le vittime di una “questione” che ancora ci tiene al giogo con il falso storico (anche se qualcosa si sta svegliando) e con il beneplacito dilagare di criminalita’ organizzate diventate stato nello stato; con criminalita’ intendo non solo pistole e omicidi ma sistema criminale coadiuvato da underground massonico-settario. Con la conquista del Regno delle Due Sicilie e con il denaro sottratto alle sue casse, i nuovi padroni impostarono e realizzarono un programma di riforme che permisero la nascita delle industrie al Nord dell’Italia. L’invasione piemontese del 1860 del pacifico Stato delle Due Sicilie, dato che la storia e’ il continuo risultato di eventi concatenati causa-effetto, fu ben piu’ di una semplice sconfitta militare: si puo’ affermare, senza essere smentiti, che essa ha tanto inciso sulla vita sociale ed economica che ancora oggi il Sud vive nell’atmosfera creata da quell’evento, del quale sono nati tutti i nostri mali presenti. Prima questo e’ chiaro e meglio e’. Nessuno aiutera’ concretamente il mezzogiorno, non vi e’ mai stata volonta’ politica di farlo e noi dobbiamo smetterla di mendicare soluzioni che invece spetta a noi trovare. Dopo il 1860 ci fu un popolo in lotta contro un agressore dopo che la lotta termino’ sorse l’oblio.
Punti e spunti del mio scritto sono presi dal lavoro di Antonio Pagano.
E poi mi chiedono perche’ siamo un popolo di diffidenti, perche’ cerchiamo il doppio fine e cerchiamo di trovarlo dovunque. Io mi voglio fidare della mia gente perche’ se no diventa tutto molto complicato, pero’ aiutiamoci a farlo…ditemi voi come sara’ il nostro futuro. Ci vuole coesione sociale indipendentemente dai ruoli…e alcuni mi dicono uotopia. Ma pure il futuro e i sogni dei nostri figli non ci devono piu’interessare? E’ inutile spingere in direzioni contrarie o tutti o non ce la faremo. O Dio o mammona. E’ stato tolto tanto, pure il futuro? Mi ostino a non crederci…