La storia del carretto siciliano risale ai primi anni dell’800, mezzo a trazione equina adibito al trasporto merci, in uso in tutto il territorio siciliano, sino a quando divenne obsoleto a causa della crescente motorizzazione del lavoro nelle campagne. Costruito con diverse qualità di legno, spesso fregiato da intagli bucolici e sgargianti decorazioni pittoriche, al giorno d’oggi è divenuto oggetto d’arte artigianale, nonché uno dei simboli dell’iconografia folcloristica siciliana.
Nella iconografia si nasconde un significato ben più pratico rispetto alla semplice volontà di personalizzare quanto più possibile il proprio carretto, infatti pare che questa usanza servisse per conservare meglio il legno affinchè il materiale resistesse il più a lungo possibile in buone condizioni.
Appare però chiaro che questa usanza prese piede gradualmente diventando tradizione irrinuncianbile. Questa icona tanto antica quanto meravigliosa della nostra terra, ha suscitato anche l’attenzione di due nomi blasonati del mondo della moda come “Dolce&Gabbana” che nel loro sito ufficiale hanno deciso di dedicare una sezione al carretto siciliano, e regalando alle loro ultime collezioni, i colori e le raffigurazioni tipiche della nostra Trinacria.
Sarebbe bello se si potesse fare un museo del carretto siciliano come proposto su Facebook nella pagina del Castelvetranesedoc con la bellissima collezione del compianto Filippo Ancona come suo desiderio prima di morire di donarli al Comune di Castelvetrano, per chi non lo sapesse in Sicilia all’epoca esistevano solo 4 stili diversi di carretti ovvero: carro tipo Palermitano, Catanese, Trapanese e Castelvetranese un ibrido tra quello Palermitano e il Trapanese.
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AUTORE. Redazione
Puo’ essere affiancato al museo del contadino.