giudecca castelvetrano ebreiAnche Castelvetrano avrebbe avuto la sua Giudecca, una delle oltre 90 presenti in Sicilia, di cui 9 in provincia di Trapani.

Lo rivelano gli architetti Pasquale Calamia, Mariano La Barbera e Giuseppe Salluzzo che nello studiare l’espansione della città hanno individuato in alcuni toponimi gli elementi che potrebbero ricondurre alla comunità ebraica di Castelvetrano, che forse era composta di sole 12 famiglie di cui si sono perdute le tracce nel 1492.

La testimonianza della presenza a Castelvetrano di una seppur piccola comunità ebraica, gli storici l’hanno trovata anche nel «Codice diplomatico dei giudei di Sicilia» risalente al 1884 e scritto dai fratelli Bartolomeo e Giuseppe Lagumina.

Sabato 31 gennaio alle ore 9,30 nei locali dell’Ex chiesa di Sant’Agostino in via Garibaldi a Castelvetrano, avrà luogo la presentazione del volume “Castelvetrano e gli Ebrei nel sec. XV”. Introdurrà il Presidente del Lions Club Castelvetrano, Dott. Tommaso La Croce. Interverranno la Prof.ssa Angela Scandaliato, Ricercatrice di Storia Medievale, e gli autori del libro, ovvero gli Architetti Pasquale Calamia, Mariano La Barbera e Giuseppe Salluzzo.

Approfondimento

I grandi centri siciliani in età medievale sono abitati quasi sempre dalle quattro etnie principali, mentre i casali sono popolati da una sola etnia. La Terra di Castelvetrano in età normanna è caratterizzata prevalentemente dalla presenza di popolazioni musulmane.
Dopo le due guerre musulmane condotte da Federico II di Svevia contro le popolazioni islamiche ribelli del Val di Mazara, verificatesi nella prima metà del sec. XIII, la presenza di questa etnia viene notevolmente ridimensionata fino a scomparire del tutto nel XIV secolo, lasciando spopolati in questa parte della Sicilia numerosi casali e terre.

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Con la progressiva diminuzione delle popolazioni arabo-berbere nell’abitato di Castelvetrano cominciano a prevalere le popolazioni di etnia latina e greca, come confermato da diversi documenti e dalla presenza di edifici religiosi sia di rito greco (Trinità di Delia, San Nicola di Mira, San Nicola del Mulino) che di rito latino (Santa Maria del popolo, San Gandolfo, San Giorgio, Sant’Elia).

Sappiamo che in Sicilia ogni comunità ebraica aveva almeno una “Sinagoga”, attorno alla quale ruotava l’attività rituale e liturgica della comunità; l’edificio di culto, inoltre, funzionava anche come spazio di studio e di ritrovo. Capo spirtituale della comunità era il “Rabbino”, il quale svolgeva i riti e le cerimonie e la sua carica era a vita.

Tra le attività economiche e le professioni praticate prevalentemente dagli ebrei ci sono il commercio e l’artigianato. Le attività legate alla lavorazione della seta e alla concia delle pelli, in Sicilia, erano gestite quasi esclusivamente dalle comunità ebraiche.

Con l’editto di espulsione voluto dal re Ferdinando e dalla regina Isabella il 31 marzo 1492 le comunità ebraiche vengono cacciate anche dalla Sicilia, i loro beni immobili vengono confiscati dal potere regio e venduti. Alcuni studi evidenziano che in quel periodo diverse sinagoghe vengono trasformate in chiese; sappiamo, ad esempio, che le sinagoghe di Salemi e Calascibetta divennero chiese e furono intitolate a Santa Maria della Catena. Conosciamo ancora poco della comunità appartenuta alla Judecca di Castelvetrano

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